Sala delle migrazioni e dei cammini

a cura di Assunta Scorpiniti, pubblicato il 05/02/2025

I cammini rappresentati nella sala, in cui domina il colore rosso, sono quelli della popolazione locale.

Lorenzo Russo - Museo civico del Mare, Sala delle Migrazioni e de Cammini, interni, 2025, fotografia digitale Realizzata su incarico della Direttrice del Museo
Lorenzo Russo - Museo civico del Mare, Sala delle Migrazioni e de Cammini, interni, 2025, fotografia digitale

I cammini rappresentati nella sala, in cui domina il colore rosso, sono quelli della popolazione locale: verso le Americhe, dal 1870 circa; verso la Germania, dalla fine degli anni Cinquanta/900, con l’affascinante scena in gigantografia in bianco e nero dei “pionieri” al lavoro in un cantiere stradale di Stoccarda; verso il Nord Italia e verso varie città europee da parte di molti giovani (la nuova emigrazione dei laureati). Storie, testimonianze, racconto, fotografie, oggetti, cimeli, lettere e documenti, costituiscono una narrazione (visiva e materiale, nelle vetrine) avvincente, su cui soffermarsi a riflettere. A fronte, in parallelo, il racconto della migrazione verso la cittadina ionica, oggi luogo di grande accoglienza, da parte di persone provenienti da varie parti del mondo, con cimeli delle comunità straniere ormai stabilizzate: dalla marocchina, alla romena, all’ucraina, alla russa, a quelle afro-nigeriana e cinese. Il sentimento religioso della popolazione di Cariati si esprime con forte intensità nell’incontro con il protettore San Cataldo, che con straordinaria partecipazione si rinnova ogni anno il 9 e il 10 maggio. Introdotto in loco e nella vicina Cirò dai pescatori tarantini che pescavano nel mare di Calabria, il culto ebbe un forte incremento sotto l’episcopato di Francesco Gonzaga, che nel 1647 fece restaurare il santuario a lui dedicato. Il novenario di preghiere, la processione, gli atti devozionali, come quello di far indossare ai bambini in vestitino votivo del santo, la festa, i ritorni degli emigrati, dimostrano il forte legame dei cariatesi con San Cataldo, e in particolare di quelli lontani. A conferma, un prezioso labaro con la sacra effigie, oggi custodito nel museo civico, fu donato nei 1913 ai compaesani dai cariatesi emigrati a Buenos Aires e portato in processione fino a qualche anno fa. Gli anni ’70 del secolo diciannovesimo sono caratterizzati da un avvenimento di grande rilievo per la storia della Calabria ionica e del Comune di Cariati: si tratta della costruzione del tronco ferroviario Taranto-Reggio Calabria, avviata nel 1870 e portata a compimento nel 1876. L’opera viene ad aggiungersi alla rete esistente nel Mezzogiorno e nel resto d’Italia (…). Si scopre che Napoli e addirittura Genova, da dove partono le navi per le Americhe, non sono tanto lontane e che di lì a Buenos Aires bastano una quarantina di giorni di navigazione. Prende il via per i lavoratori di Cariati il cammino della speranza, il movimento migratorio, che in Liguria, in Veneto e in Campania era iniziato già da qualche anno.

Bibliografia

Assunta Scorpiniti, Cariati e la sua gente, Cosenza, 2002

R. e F. Liguori, Cariati nella storia. Vicende di un Comune della Calabria jonica dalle origini ai giorni nostri, Cirò marina, 1981

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