San Francesco d'Assisi riceve le stimmate (dipinto), Bellini Filippo (1580-1590)
dipinto,
1580-1590
Bellini Filippo (1550-ca. -1604)
1550-ca. -1604
In uno scenario naturalistico e ombroso, San Francesco è raffigurato inginocchiato e illuminato da un fascio di luce, proveniente dall’alto, dove sono presenti Cristo e alcuni Angeli. A sinistra dello spettatore un frate francescano è intento a leggere, mente al centro alcuni uomini sistemano i propri cavalli.
- FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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MISURE
Altezza: 335
Larghezza: 225
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ATTRIBUZIONI
Bellini Filippo (1550-ca. -1604)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Comunale di Faenza - Faenza
- LOCALIZZAZIONE Pinacoteca Comunale di Faenza - Faenza
- INDIRIZZO Via S. Maria dell'Angelo, 9
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Era la pala dell’altare maggiore della chiesa di San Francesco di Faenza, poi acquisita dalla Pinacoteca in seguito alle soppressioni postunitarie del 1867. Filippo Bellini è un’artista di origine urbinate, attento e aggiornato sulla pittura romana, con opere sparse in tutto il territorio marchigiano ma attivo anche in Romagna. L’opera fu attribuita dal Valgimigli al faentino Marcantonio Rocchetti, ma Anna Colombi Ferretti nel suo studio sulle pala d’altare in Romagna nell’epoca della controriforma lo ha convincentemente assegnato a Filippo Bellini. «Lo provano – ha scritto Anna Colombi Ferretti – i confronti con opere come il S.Girolamo orante nella Pinacoteca di Urbino, o le SS. Caterina, Maddalena e Apollonia nel medesimo museo, oppure l’altro S.Girolamo nella chiesa dell’Annunziata ad Ancona, opere databili, come lo stesso S.Francesco, intorno alla metà dell’ultimo decennio del secolo. La chiesa dei Minori Conventuali di Faenza verso il 1592 – continua lo studio di Anna Colombi Ferretti sull’opera – ricevette un lascito di notevole consistenza e lo impiegò nella costruzione di una grande ancona in fondo alla chiesa. Il dipinto tuttavia non può esservi stato collocato prima del 1594, dipendendo in maniera evidente dalla celebre tela del Barocci per i Cappuccini di Urbino, pagata in quell’anno. Il rapporto di somiglianza, evidentissimo, non è tuttavia pedissequo. Viene meno per esempio quell’ispirazione muzianesca che è stata indicata come origine per il tono più «grande» della composizione del Barocci in quest’opera, ed anche l’ambientazione è diversamente intonata rispetto all’”imponente sommersione romantica” del quadro urbinate. Il Lanzi, nel delineare il profilo di Bellini, “pittore pressochè ignoto alla storia, ma di un merito singolare”, così lo caratterizza: “comparisce però talora esemplare di uno spirito risoluto, e vivace, forte coloritore e compositore di macchina”. E’ proprio questo senso di grande vortice notturno, percorso da lampi di luce, con la visione celeste nella parte superiore (assente nel Barocci) affollata e pittoricamente bellissima, che – conclude Anna Colombi Ferretti - dà la misura della diversità del dipinto del Bellini».
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
- ENTE SCHEDATORE CRC srl Bologna
- PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0