Fornace Ghigi (San Clemente)
1883 - 1966
- FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
- NOTIZIE STORICO CRITICHE In prossimità di Morciano di Romagna, sul lato opposto del fiume Conca, si trova la località Fornace, che prende il nome dall’impianto produttivo costruito nel 1883. La materia prima per la produzione dei laterizi veniva estratta da una cava posta a circa cento metri dalla fornace; il fiume Conca assicurava disponibilità di acqua pulita e argilla, mentre altre materie prime provenivano dalla costa adriatica, molto vicina e facilmente raggiungibile. La fornace di San Clemente fu costruita per supportare il sistema di produzione Hoffmann, il quale permetteva un buon utilizzo del calore e una perfetta ciclicità del processo di produzione, che non subiva interruzioni. L’edificio si sviluppava su un unico piano, dove si trovava la galleria del forno costituita da dodici bocche, mentre al di sopra di questa c’era un sottotetto accessibile da cui veniva gettato il carbone trito per mantenere viva la combustione. Sopra questa zona vi era la copertura lignea costituita da una tettoia che poggiava su pilastri di legno. Al 1913 risalgono i lavori per aumentare la capacità del forno, che fu dotato di quattordici bocche e integrato con un corridoio adiacente dove veniva riposto il materiale al coperto; da allora fu inoltre possibile seguire meglio la cottura perché il forno venne sopraelevato. La struttura portante era costituita principalmente dalla muratura esterna in mattoni pieni e calce aerea, caratterizzata da una serie di archi che consentiva il passaggio del materiale da cuocere; un muro con una serie di aperture corrispondenti alle bocche del forno racchiudeva la galleria dove avveniva la cottura. L’ampliamento più consistente venne realizzato a partire dal 1945 e diede all’edificio quella che era la sua forma precedente l’odierna riqualificazione. Le bocche del forno diventarono venti, vennero realizzate nuove campate destinate alla lavorazione del materiale, si costruì il secondo piano e il sottotetto, dove venivano collocati coppi, tegole e tavelle, pronti per l’essiccazione, mentre i mattoni piani venivano disposti all’esterno, coperti da alcune tettoie. Tra il secondo e il terzo piano, venne realizzato un vano collegato direttamente all’esterno mediante una rampa dalla quale, con l‘utilizzo di carrelli, si faceva arrivare la materia prima nel piano mezzanino. Da qui la materia prima giungeva per caduta al piano terra attraversando tutti i macchinari, che la rendevano pronta per l’utilizzo. Normalmente la fornace non interrompeva il ciclo produttivo da marzo a novembre. Dal 1947, con la disponibilità della corrente elettrica, si cominciò a lavorare anche di notte e gli operai che si alternavano divennero circa quaranta. Nei primi anni sessanta l’ultimo ampliamento ha riguardato le tre campate all’estremità settentrionale, destinate a stalle al piano terra, mentre i piani superiori sono stati adibiti a deposito per l’essiccazione dei materiali mediante bruciatori. Fino al 1960 la fornace ha funzionato a carbone, ma prima della dismissione, avvenuta nel 1966, è stato usato come combustibile il gasolio. Utilizzata in parte per l’allevamento dei cavalli, dopo un lungo periodo di abbandono, nel 2010 è stata trasformata in edificio residenziale.
- TIPOLOGIA SCHEDA Architettura
- ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
- PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0