Polveriera del Mirabello (Reggio Emilia)

1887 - 1955
  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il complesso della polveriera costituisce parte di quanto rimane della Piazza d'Armi di Reggio Emilia. La localizzazione della Piazza d’Armi avvenne in seguito alla ripartizione sul territorio comunale delle attrezzature militari presenti fino alla metà dell’Ottocento nella cittadella e nei bastioni situati in prossimità del centro storico. Il recupero della cittadella avvenne dopo il 1859, al termine della seconda guerra di indipendenza, con l’annessione del ducato estense al regno sardo piemontese e la ripartizione delle attrezzature militari che vi trovavano sede. Per questo, con una convenzione firmata nel 1887, il Comune di Reggio Emilia cedette al Regio Demanio i diritti relativi ad alcuni terreni, tra i quali, la Piazza d’Armi del quartiere Mirabello. A metà degli anni venti cominciò un lento percorso di restituzione dell’area al Comune, terminato all’inizio degli anni settanta, quando i militari lasciarono definitivamente Reggio Emilia e l’area occupata tornò al Comune. Il complesso della polveriera era allora costituito da cinque fabbricati disposti in senso longitudinale e un fabbricato isolato rispetto agli altri. Quest’ultimo, edificato intorno alla fine dell’Ottocento e utilizzato come polveriera, ha interrotto le attività negli anni cinquanta del secolo scorso. Realizzato in mattoni a vista, era costituito da un unico corpo di fabbrica rettangolare, circondato da un alto muro di recinzione e articolato su due piani fuori terra e un piano interrato, collegati tra loro da tre rampe di scale. I fronti laterali erano scanditi da lesene a tutta altezza e interrotti da due ordini di finestre ad arco ribassato, che proseguivano sui fronti principali, su cui si apriva una finestra circolare. All'interno dell'edificio, un sistema di pilastri sosteneva i solai, conclusi da una copertura a falde inclinate, interrotte da alcune creste tagliafuoco in corrispondenza delle lesene laterali. Il fabbricato, di proprietà della Curia Vescovile reggiana, lasciato in stato di abbandono, è stato dichiarato di interesse culturale nel 2005. Gli altri edifici del complesso, utilizzati a lungo come parcheggi, magazzini e depositi, sono stati inseriti in un programma di riqualificazione urbana. Un Consorzio di Cooperative Sociali ha attualmente in concessione pluriennale due di questi capannoni, che sono stati recuperati e dove si offrono servizi per il quartiere e la città: spazi di co-working, un centro diurno per disabili, un laboratorio per il riuso, una palestra, una sala civica, spazi per allestimenti e mostre, negozi, un bar ed un ristorante. Ai due capannoni, sostanzialmente simmetrici, hanno corrisposto scelte progettuali diverse: si è voluto infatti mantenere in uno dei due edifici la memoria della tipologia e la possibilità di apprezzare il suggestivo spazio originario, mentre si è scelto di utilizzare in modo più denso l’altro edificio soppalcandolo quasi interamente e collocandovi le funzioni che richiedono una maggiore articolazione dello spazio. Le opere hanno riguardato anche la sistemazione delle aree esterne adiacenti: una piazza pedonale tra i due edifici che ospita il dehor del bar ristorante, un’area a parco, il nuovo accesso alla scuola elementare attigua e l’inserimento dei posti auto pertinenziali.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Architettura
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0