Occupazione romana del territorio di San Pietro in Casale

187 a.C. ca.-499 d.C. ca.

Per la storia del popolamento romano dell’agro bolognese particolare significato riveste la documentazione archeologica restituita dal distretto territoriale a settentrione del capoluogo, là dove un tempo la campagna era solcata dal corso del fiume Reno, la cui asta si è progressivamente spostata più verso occidente. Il collegamento fra la via d’acqua e il Po, del quale è tributaria, costituiva un ideale vettore dei traffici e dei commerci per via fluviale alla volta delle regioni oltrepadane e della confinante Venetia. A ciò si aggiunga che il Reno era affiancato da un importante asse stradale che ne sfruttava la sponda destra collegando Bononia con il Nord-Est sino ad Aquileia. Ricordata anche da Strabone e oggetto di controverse circa il suo tracciato, la via viene comunemente identificata come via Emilia Altinate o via Annia e sarebbe stata voluta dallo stesso costruttore della via Emilia durante il secondo consolato (175 a.C.). Di recente, un tratto di questa direttrice stradale, fiancheggiato da sepolture romane e da una necropoli gota, a testimonianza della sua persistenza nel tempo, è venuto in luce in località Castagnolo Minore di Bentivoglio. L’esistenza di un importante asse itinerario ebbe evidenti riflessi sul tessuto insediativo di questa parte del territorio rurale bolognese, che su di esso ha finito per gravitare e svilupparsi già sin dall'uscita del tracciato dalla città. Ne è la riprova la ricca serie di attestazioni a carattere prevalentemente funerario emerse lungo tale direttrice. Il concentrarsi di testimonianze intorno alla località di Maccaretolo di S. Pietro in Casale (area di via delle Tombe/via Setti) fa posizionare qui un pagus, attorniato da alcune aree cimiteriali: un villaggio o centro di servizi di una qualche rilevanza al quale non si è ancora riusciti ad attribuire un nome preciso. Un'ipotesi lo vorrebbe far coincidere con il Vicus Serninus, indicato dall’Itinerarium Antonini lungo il percorso tra Aquileia e Bologna, a diciotto miglia da quest'ultima, che altri studi collocano invece per lo più nella zona intorno a Crevalcore.

  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO insediamento
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Una vera da pozzo con dedica apposta negli ultimi anni del I sec. a.C. dal sacerdote Lucio Apusuleno Erote ad Apollo e al Genio di Augusto vi attesta un edificio di culto, mentre alcuni monumenti funerari, talora di notevole pregio in quanto realizzati con materiale lapideo di origine extraregionale, perpetuano la memoria degli abitanti del luogo. Spiccano per il loro rilievo monumentale i grandi sepolcri a cuspide come quello con statua del defunto in toga reperito a Maccaretolo (ultimo quarto del I sec. a.C.), al quale si accostano l’esemplare dalla frazione di Rubizzano e il capitello corinzio di Gavaseto, probabile coronamento di un sepolcro dello stesso tipo. Altre insigni testimonianze funerarie sono il sepolcro bisomo su podio laterizio di Tito Azio Massimo (II sec. d.C.) e della moglie Rubria Semne e la grande stele dei Cornelii venuta in luce nel Cinquecento. Anche le iscrizioni onorarie a Marco Aurelio e a Lucio Vero reimpiegate a Massumatico e a Galliera vanno ricondotte al vicus di Maccaretolo e ne sottolineano il ruolo di punto di riferimento amministrativo per l’area circostante. Ugualmente, alcune epigrafi relative alla famiglia degli Antonini danno corpo a legami ed interessi fra il territorio e la dinastia imperiale. Sempre a Maccaretolo (area del Centro Sportivo) sono venuti in luce i resti di un edificio rustico comprendente anche una struttura identificata come impianto di torchiatura di prodotti agricoli, probabilmente d’uva. E’ possibile infatti che la vitivinicoltura fosse praticata su scala piuttosto ampia, favorita anche dalla vicinanza del fiume Reno, utile sia come supporto produttivo sia come veicolo per i traffici commerciali. Altre importanti tracce di romanità si collocano a Gherghenzano, donde proviene un'iscrizione che ricorda Trebio Massimo, illustre cittadino bolognese e magistrato di altissimo livello che aveva scelto di vivere nella tranquillità della campagna intorno al capoluogo. In località Cinquanta, nell'attuale territorio di S. Giorgio in Piano, un cippo con dedica a Libero e Libera, alla Tempestas di Giove e a Nettuno costituisce poi la chiara testimonianza della presenza di un altro centro religioso frequentato non solo dagli abitanti del luogo, ma anche da coloro che percorrevano l’asse stradale fra Bologna e Aquileia.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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