Città romana di Bononia / Bologna
Naturale punto di incontro di importanti vie di comunicazione fra un versante e l'altro degli Appennini e quindi nodo obbligato delle comunicazioni nord-sud, già a partire dalla prima età del Ferro (VIII sec. a.C.), Bologna diviene dapprima un organismo protourbano, in grado di colloquiare con l'Etruria tirrenica e l'Europa transalpina, poi una grande metropoli etrusca (VI-IV sec. a.C.). Si trasforma così in Felsina, il più importante centro della Pianura padana, a presidio di una rete commerciale di amplissima portata, alla quale oltre alle comunicazioni terrestri si era anche aggiunto lo sbocco adriatico attraverso il porto di Spina. Nel periodo etrusco Bologna è quindi già una città a tutti gli effetti, dotata anche di edifici pubblici di un certo impegno architettonico. La calata dei Celti segna la dissoluzione del sistema territoriale etrusco, con importanti riflessi di carattere insediativo e demografico e l'imporsi di un modello di frazionamento della popolazione e di occupazione di siti nel distretto rurale e nel comprensorio montano, a controllo di itinerari strategici e commerciali fra i due versanti dell'Appennino. Bologna non scompare, ma il suo tessuto urbano subisce un consistente ridimensionamento e scadimento qualitativo. Nel III sec. a.C. ha inizio - come noto - il processo di penetrazione romana nella Pianura padana, scandito in varie tappe e contrassegnato dall'interruzione della guerra annibalica. I Boi, alleati con gli Insubri, cercano di opporsi ai tentativi di conquista dei Romani, ma dopo la seconda guerra punica e la sconfitta di Annibale debbono definitivamente cedere. Nel 191 a.C. l'antico centro, prima etrusco e poi boico, viene occupato e negli anni immediatamente seguenti (189 a.C.) si fonda Bononia, con statuto amministrativo di colonia latina, anche se l’atto formale di fondazione è stato probabilmente preceduto già negli ultimi anni del III sec. a.C. dall'esistenza di un avamposto latino coesistente con l'abitato celtico. L'impianto urbano bolognese, circondato sin dalle origini da mura urbiche, viene impostato sul percorso cittadino della via Emilia, fungente da decumano massimo (vie Ugo Bassi-Rizzoli), e sul cardo massimo rappresentato dalle odierne vie Val d'Aposa-Galliera. Più o meno in corrispondenza dell'attuale Palazzo comunale, si pongono l'area forense e l'adiacente basilica civile (Ex Sala Borsa) impiantata già in età repubblicana. Non lontano dal foro e con la fronte verso di esso, nei pressi di via Porta Castello si ergeva su un alto podio un grande edificio di culto, che doveva essere il tempio più importante dei primi tempi della colonia. Con l'attribuzione dell'autonomia amministrativa avvenuta nei decenni iniziali del I sec. a.C. un primo rinnovamento urbanistico vede aggiungersi agli edifici a destinazione pubblica un teatro, edificato nel settore a meridione della città (via Carbonesi-Piazza dei Celestini), con cavea aperta verso settentrione. L'epoca del triumvirato, con l'arrivo di nuovi coloni prevalentemente veterani, e soprattutto il principato di Augusto, patrono della città, segnano un momento di rilancio economico ed urbanistico. Ne sono significativa testimonianza la lastricatura delle strade, la dotazione di una rete fognaria, la pedonalizzazione del foro, l'abbellimento della basilica con statue di personaggi della famiglia dell'imperatore, l'erezione di un arco monumentale di accesso all'area forense (incrocio vie Ugo Bassi-Indipendenza). Altri edifici pubblici e fondamentali infrastrutture al servizio della comunità cittadina vengono promossi nello stesso periodo. Nelle vicinanze del l'antico tempio repubblicano si erige un secondo edificio di culto su podio. Nell'area dell'Hotel Baglioni si realizza una sorta di piazza aggiuntiva o foro commerciale con porticati affacciati su una grande corte. A lato della basilica nasce un'altra struttura per lo svolgimento di funzioni amministrative. La fornitura d'acqua viene assicurata grazie alla realizzazione di una straordinaria opera ingegneristica che convoglia le risorse idriche del torrente Setta e le distribuisce nei quartieri urbani con un sistema di tubazioni, alimentando anche un edificio termale nei pressi di Porta Saragozza (Palazzo Albergati). Un grave incendio poco oltre la metà del I sec. d.C. è occasione per ulteriori interventi come l'ampliamento e la radicale trasformazione del teatro, in concomitanza dei quali una statua onoraria a figura intera viene dedicata all'imperatore Nerone, patrono della città, e il restauro delle terme. Dopo il consolidamento dell'impianto urbano e il completamento dei programmi monumentali dell'epoca giulio-claudia, nella città si attuano soprattutto ristrutturazioni e alcune nuove importanti costruzioni. La basilica è testimone, ad esempio, di alcuni rifacimenti tra il II e il III sec. d.C., con l'inserimento di ulteriori statue della famiglia imperiale. Ma le realizzazioni più impegnative sono un teatro a terrapieno nel 69 d.C. sistemato tra le vie Emilia e San Vitale, privo di documentazione archeologica, e un Iseo (II-III sec. d.C.) costruito nella periferia orientale della città nell'area dell’attuale chiesa di Santo Stefano. Il rinnovamento cui viene sottoposta Bologna tra la fine del I sec. a.C. e gli inizi del successivo ha riscontro anche nell'edilizia residenziale, che è contrassegnata dallo sviluppo di nuove dimore, testimoniate da numerose pavimentazioni in mosaico, e dall'espansione abitativa fuori della cinta muraria. Dal III d.C. in poi si registrano una sostanziale carenza di nuove edificazioni e il riutilizzo di strutture preesistenti, fenomeni questi che danno il via al degrado e all'abbandono di interi settori urbani. Anche nell'architettura funeraria, all'abbondanza di monumenti celebrativi dell'età tardo-repubblicana e del primo impero, sorti soprattutto ai lati delle vie suburbane, si sostituisce nella media e tarda epoca imperiale una generalizzata modestia nelle sepolture. Parte di tali testimonianze è stata cancellata dalle successive espansioni urbanistiche. Anche per il maggior cimitero bononiense, lungo il tratto occidentale della via Emilia, si deve ad un fortunoso caso la conservazione di stele e lapidi funerarie in seguito al loro riutilizzo tardo-antico in una diga di sbarramento (cosiddetto “Muro del Reno”) predisposta in appoggio all'antico ponte romano sul fiume. Indagini archeologiche per la nuova stazione dell'alta velocità, nel suburbio settentrionale di Bononia, hanno messo in luce diversi nuclei di sepolture riconducibili a un’ampia necropoli attiva fra il II e il III sec. d.C. con oltre duecento tombe a cremazione e inumazione. Sempre nell’area nord della città un altro piccolo nucleo sepolcrale (I sec. a.C. - I sec.d.C:), ha restituito il grande sarcofago in pietra di Aurisina di Marco Beleio figlio di Caio databile all’età repubblicana.
- FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
- OGGETTO sito pluristratificato
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Alla Bologna protourbana dell'età del Ferro appartiene la necropoli villanoviana scoperta durante la costruzione di nuovi caseggiati promossa nel 1913 dall’Ente Autonomo Case Popolari tra le vie Musolesi, Bentivogli, Sante Vincenzi e Paolo Fabbri, che si componeva di oltre 800 tombe esplorate in alcune campagne di scavo dall'archeologo Gherardini. Delle abitazioni di quel periodo non rimane quasi nulla, poiché costruite con materiali fragili e deperibili (legno, argilla e canne), ma presso il parco pubblico dei Giardini Margherita ne viene riproposta una ricostruzione fedele a grandezza naturale, basata sulla planimetria di questo tipo di dimore edificate in epoca villanoviana (IX-metà VI secolo a.C.). La pianta è circolare, con un diametro di 4 m. e il pavimento è interrato per 80 centimetri. Durante i lavori per la realizzazione dello stesso parco pubblico, nel 1876, è stato individuato un importante sepolcreto della Bologna etrusca, composto da circa 250 tombe (risalenti al VI-IV secolo a.C.), spesso caratterizzate da ricchi corredi funerari, ma anche da una struttura elementare delle sepolture, per lo più in semplice fossa. Il rinvenimento di una tomba a cassone di blocchi squadrati di travertino, con coperchio a doppio spiovente costituiva pertanto un'eccezione. Non visibile in antico, in quanto interamente sepolta, dopo lo scavo è stata smontata e ricostruita alla quota attuale di calpestio. Di epoca etrusca, e utilizzato fino all'età celtica, è anche un edificio rustico i cui resti di fondazioni murarie in ciottoli sono venuti alla luce in seguito allo scavo per la costruzione della Coop in via Andrea Costa nel 1999. Tra le numerose le tracce della Bononia romana, particolarmente significativi sono i resti degli edifici pubblici, come il Teatro e la Basilica (vedi schede di monumento archeologico). Non ci sono invece testimonianze archeologiche dell'anfiteatro, ma in base a quanto riporta la bolla papale del 1114, che menziona il monastero dei SS. Vitale e Agricola “in arena”, viene tradizionalmente ubicato lungo via San Vitale, l'antica via Salaria diretta al litorale ravennate. Da Tacito si apprende che il primo anfiteatro stabile della città fu costruito nel 69 d.C., utilizzando manodopera militare. Ne fu l'artefice Fabio Valente, che promosse l'organizzazione di un grande spettacolo gladiatorio in onore di Vitellio. Forse originariamente costituito da una struttura lignea provvisoria, dovette avere una versione posteriore in materiali durevoli, altrimenti non se ne spiegherebbe la conservazione del toponimo. La sua ipotetica ubicazione, lungo l'importante arteria della Salaria, circa 400 m. ad est del perimetro urbano, è ritenuta conveniente per un edificio destinato agli spettacoli gladiatori. L’arena sarebbe il luogo del martirio dei santi Vitale e Agricola. Di particolare interesse per l'archeologia urbana, è il percorso sotterraneo dell'Aposa, importante via d’acqua nella storia della città sin dall'età del Ferro, che oggi è interamente coperto. Fuori dalle mura, in prossimità di via Roncrio, il torrente diviene sotterraneo; entra in città tra le porte San Mamolo e Castiglione e l'attraversa sino all'altezza della Montagnola, ove si ha l'immissione nel canale delle Moline. Lavori di risanamento dell'alveo, realizzati alla metà degli anni Novanta, ne hanno ripristinato il tratto urbano che era divenuto inaccessibile e creato due ingressi attrezzati per il pubblico in Piazza Minghetti e Piazza San Martino. Lungo il percorso si ha l'opportunità di vedere le vestigia del ponte romano sul torrente Aposa, riesumato durante gli scavi eseguiti fra il 1914 e il 1921 presso Porta Ravegnana in occasione dell'allargamento di via Rizzoli. Posto lungo il decumano massimo (corrispondente alle attuali vie Ugo Bassi e Rizzoli), nel punto in cui si innestava nel segmento suburbano della via Emilia, aveva la funzione di scavalcare il torrente che allora corrispondeva al limite orientale della colonia latina di Bononia. L'arcata della volta a botte è in muratura mista di laterizi, blocchi di arenaria e di selenite, mentre la parte inferiore è in conglomerato cementizio. Numerose sono le tracce di lavori di restauro e rafforzamento, riconducibili ad epoca medievale. Viene datato fra il 187 a.C. e la seconda metà del I sec. a.C. Nel suburbio cittadino presso porta Saragozza, dove termina un ramo secondario dell'acquedotto augusteo, sarebbero localizzabili le terme di Bologna. L'ipotesi si basa sul rinvenimento nell'atrio di Palazzo Albergati, di una tabella in calcare recante due iscrizioni che sembrano avvalorare con il loro contenuto l'esistenza in zona di un impianto termale (calco presso il Museo Civico Archeologico). Da una queste si desume che sia stato Augusto il promotore della costruzione.
- TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
- ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
- PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0