Fazzoletto (sec. XX)

Fazzoletto, post 1936 - post 1936

fazzoletto in tela bianca stampato con scritte in nero. In alto a sinistra l'angolo è ornato da un disegno di fascio littorio con scure verso destra.

  • FONTE DEI DATI Regione Veneto
  • OGGETTO Fazzoletto
  • MATERIA E TECNICA tessuto
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Fioroni
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • NUMERO D'INVENTARIO MA-215
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA S118
  • ENTE SCHEDATORE Regione Veneto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2009
  • ISCRIZIONI su tutta la superficie - 5 MAGGIO XIV Camicie nere della Rivoluzione, uomini e donne di tutta Italia, Italiani e amici dell'Italia al di là dei monti e al di là dei mari, ascoltate! Il Maresciallo Badoglio mi telegrafa: “Oggi 5 maggio alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose sono entrato in Addis Abeba”. Durante i trenta secoli della sua storia, l'Italia ha vissuto molte ore memorabili, ma questa di oggi è certamente una delle più solenni. Annuncio al popolo italiano e al mondo che la guerra è finita. Annuncio al popolo italiano e al mondo che la pace è ristabilita. Non è senza emozione e senza fierezza che, dopo sette mesi di aspre ostilità, pronuncio questa grande parola, ma è strettamente necessario che io aggiunga che si tratta della nostra pace, della pace romana, che si esprime in questa semplice, irrevocabile, definitiva proposizione: l'Etiopia è italiana. Italiana di fatto, perché occupata dalle nostre armate vittoriose, italiana di diritto perché col gladio di Roma è la civiltà che trionfa sulla barbarie, la giustizia che trionfa sull'arbitrio crudele, la redenzione dei miseri che trionfa sulla schiavitù millenaria. Con le popolazioni dell'Etiopia, la pace è già un fatto compiuto. Le molteplici razze dell'ex impero del Leone di Giuda hanno dimostrato per chiarissimi segni di voler vivere e lavorare tranquillamente all'ombra del Tricolore d'Italia. Il capo e i ras battuti e fuggiaschi non contano più e nessuna forza al mondo potrà mai più farli contare. Nell'adunata del 2 ottobre io promisi solennemente che avrei fatto tutto il possibile onde evitare che un conflitto africano si dilatasse in una guerra europea. Ho mantenuto tale impegno e più che mai sono convinto che turbare la pace dell'Europa significa far crollare l'Europa. Ma debbo immediatamente aggiungere che noi siamo pronti a difendere la nostra folgorante vittoria con la stessa intrepida e inesorabile decisione con la quale l'abbiamo conquistata. Noi sentiamo così di interpretare la volontà dei combattenti d'Africa, di quelli che sono morti, che sono gloriosamente caduti nei combattimenti e la cui memoria rimarrà custodita per generazioni e generazioni nel cuore di tutto il popolo italiano, e delle altre centinaia di migliaia di soldati e Camicie nere, che in sette mesi di campagna hanno compiuto prodigi tali da costringere il mondo alla incondizionata ammirazione. Ad essi va la profonda e devota riconoscenza della Patria e tale riconoscenza va arche ai centomila operai che durante questi mesi hanno lavorato con un accanimento sovrumano. Questa d'oggi è una incancellabile data per la Rivoluzione delle Camicie nere e il popolo italiano che ha resistito, che non ha piegato dinanzi all'assedio e all'ostilità societaria, merita quale protagonista di vivere questa grande giornata. Camicie nere della Rivoluzione, uomini e donne di tutta Italia! Una tappa del nostro cammino è raggiunta. Continuiamo a marciare nella pace per i compiti che ci aspettano domani e che fronteggeremo col nostro coraggio, con la nostra fede, con la nostra volontà. Vita l'Italia! E questo grido giunga ai combattenti che forse lo aspettano in terra d’Africa. Viva l’Italia Mussolini - lettere capitali e corsive, numerici - a stampa -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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