Ravenna. Veduta della Cappella Arcivescovile

negativo, ca 1882 - ca 1882
  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Emilia Romagna - Ravenna - Complessi museali - Palazzo Arcivescovile - Cappella Arcivescovile
    Architetti - Italia - Sec. V/VI - Maestranze ravennati
    Architettura religiosa - Palazzi - Palazzo Arcivescovile - Interno - Cappella Arcivescovile - Veduta - Riproduzione da disegno
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    collodio
  • MISURE Misura del bene culturale 0800649471: 23,8x19,1 cm
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Ricci, Luigi (1823-1896): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Basilica ed ex Monastero benedettino di San Vitale
  • INDIRIZZO Via San Vitale, 17, Ravenna (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La lastra oggetto d'esame, appartiene al fondo denominato Santa Teresa, dal nome dell'ospizio in cui, negli anni Settanta del Novecento, vennero rintracciati 846 negativi su lastra di vetro, prevalentemente al collodio, realizzati dalla ditta Luigi Ricci tra il 1869 ca. e il 1914. Le lastre, tra il 1979 e il 1980 vennero ufficialmente acquisite in donazione dalla Soprintendenza di Ravenna, e costituiscono molto probabilmente il deposito che negli anni Trenta, Corrado Ricci, figlio dello stesso Luigi e fondatore della Soprintendenza ai Monumenti di Ravenna, Santi Muratori, direttore della Biblioteca Classense e Renato Bartoccini, l'allora soprintendente ai Monumenti, cercarono invano di far acquisire al Comune di Ravenna per la fototeca dell'Istituto di Studi Bizantini. Per notizie biografiche su Luigi Ricci, si veda la ricca bibliografia prodotta da Paola Novara, allegata a questa scheda. Nella prima edizione del catalogo di Luigi Ricci del 1869 compare un gruppo di 6 lastre appartenenti alle “Tavole della cappella di S. Pier Crisologo” e numerate dalla 154 alla 159; nello stesso gruppo è presente un negativo denominato “Interno della cappella”; nel catalogo del 1877 le lastre con quei numeri di inventario corrispondono ad altri soggetti, mentre è presente un numero maggiore di lastre raffiguranti le “Tavole della cappella di S. Pietro Crisologo nel Palazzo Arcivescovile”, a cui sono aggiunti reperti di quello che diverrà il lapidario e il definitivo Museo Arcivescovile grazie all'intervento del soprintendente Giuseppe Gerola tra il 1910 e il 1919. Già nel 1903, Corrado Ricci commissiona ad Alessandro Azzaroni e Giuseppe Zampiga di redigere una relazione sullo stato dei mosaici. I restauratori mettono chiaramente in evidenza lo stato precario del monumento, argomento già evidente al Ricci. Nel 1734, a causa delle pessime condizioni conservative in cui si trova, si intraprende l'abbattimento della basilica Ursiana, al fine di costruire una rinnovata basilica metropolitana. Negli anni tra il 1741 e il 1743 avviene lo smantellamento del catino absidale, con conseguente distruzione della decorazione musiva, risalente al 1112 e costituita da tre registri differenziati iconograficamente, di cui l'architetto Gianfrancesco Buonamici realizza un accurato disegno per conservarne memoria. Dalla distruzione si salvano sei frammenti musivi, cinque dei quali vengono murati, dall'architetto Buonamici, nei locali della vicina Cappella Arcivescovile e del museo lapidario Arcivescovile. La lastra oggetto di studio, raffigura una rappresentazione grafica di una veduta interna prima dell'intervento del Gerola che, indagate le varie tracce dell'antico impianto, ne ripristinò l'articolazione planimetrica, comprendendo che la cella era preceduta da un vestibolo di forma rettangolare allungata e terminava dalla parte opposta con un abside; sia l'uno che l'altra vennero riportati in essere completandone il rivestimento parietale in lastre di marmo greco e quello musivo in gran parte perduto. Del ripristino e del restauro del patrimonio musivo si occuperà Giuseppe Zampiga a partire dal 1911. Dello stesso scatto sono conservati presso il Fondo Santa Teresa due esemplari, a cui è apposto la stessa etichetta in basso a sinistra, con il medesimo numero di inventario 209. Ora, avvalorando la tesi di cui sopra, secondo cui è possibile che il Ricci abbia realizzato alcuni degli scatti appartenenti a questo gruppo della Cappella di Sant'Andrea, in occasione del primo catalogo a stampa del 1869, dato che però non trova riscontro se lo ricolleghiamo esclusivamente alla corrispondenza con i numeri di inventario, potremmo formulare la seguente ipotesi: che uno dei due scatti in nostro possesso, possa essere ricondotto al primissimo catalogo, mentre il secondo possa essere successivo ma che ad entrambi venisse, al momento della definitiva inventariazione del 1882, attribuito lo stesso riferimento numerico per creare un legame di contesto. Nessun dato storico conferma tale ipotesi, pertanto potremmo altresì credere che il Ricci, nel 1882, abbia realizzato due scatti dello stesso soggetto e voluto attribuire lo stesso numero di inventario. E' stata scelto pertanto un arco cronologico di riferimento, che tenga conto dell'unico dato di realtà cui possiamo ricollegare gli scatti e cioè la pubblicazione del catalogo del 1882
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800649471
  • NUMERO D'INVENTARIO 13950
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • ISCRIZIONI supporto primario: lato emulsione: su etichetta: in basso a sinistra - 209 - numeri arabi -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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