Facciata della Chiesa del Corpus Domini a Bologna, durante il restauro postbellico

negativo, post 1957/11/02 - ante 1973/12/27
Anonimo (xx Terzo Quarto)
XX terzo quarto

La lastra era originariamente contenuta in una busta pergamina; tale custodia si conserva separatamente in una scatola. Il negativo presenta sul lato emulsione, una mascheratura in carta nera lungo tutto il perimetro

  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Architettura - Chiese - Esterni
    Ricostruzione postbellica - Guerra mondiale 1939-1945
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Chiesa del Corpus Domini
    Decorazione architettonica - Elementi architettonici in terracotta - Sec. 15
    Elementi architettonici - Facciate - Portali
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Anonimo (xx Terzo Quarto): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Costruito fra il 1477 e il 1480 da Nicolò di Marchionne da Firenze e Francesco Fucci da Dozza, il Corpus Domini è uno dei santuari più cari alla devozione popolare. L'edificio è conosciuto anche con il nome di “Chiesa della Santa” in quanto in esso è conservato il corpo di Santa Caterina de' Vigri, fondatrice nel 1456 del primo convento di suore Clarisse a Bologna. Conservando la facciata rinascimentale, Giovan Giacomo Monti rimaneggiò l’edificio nella seconda metà del Seicento, in forma barocca. L’interno è a una navata, con cappelle affrescate da Marcantonio Franceschini e arricchito da sculture di Giuseppe Mazza. La chiesa deve però la sua notorietà all'esuberante portale in terracotta attribuito a Sperandio di Bartolomeo de' Savelli. Il santuario venne per la maggior parte distrutto dall’incursione aerea del 5 ottobre del 1943, che abbatté la facciata, il tetto, le volte della nave, alcune cappelle e la parte superiore dei muri di perimetro; inoltre distrusse e mutilò l’interna decorazione ad affresco e a stucco. Alfredo Barbacci, all'epoca del secondo conflitto mondiale Soprintendente a Bologna, in “Monumenti di Bologna. Distruzioni e restauri” del 1977, scrive che “Nel crollo della pesantissima facciata, il portale si era frantumato in piccoli e piccolissimi pezzi, che dovemmo raccogliere nell’alto cumolo di macerie che aveva sbarrato la via e il portico della casa antistante. Con pazientissimo lavoro, durato sedici mesi, i frammenti vennero identificati, ordinati, quindi saldati fra loro con resina e con grappe di rame, ricomponendo le varie formelle in cui era originariamente diviso il portale (...)”. La ricomposizione e reintegrazione venne affidata allo scultore Giovanni Vicini che, con una diligente opera di identificazione, ordinò e saldò i lacerti e le varie formelle. I negativi in esame (N_003577 e N_003578) corrispondono a due riprese della facciata della Chiesa del Corpus Domini in seguito alla ricollocazione del portale principale restaurato, gravemente danneggiato dal duplice bombardamento aereo della seconda guerra mondiale. In particolare la matrice N_003577 è una veduta prospettica, mentre la lastra N_003578 è la ripresa frontale del portale di Sperandio Savelli. Dallo spoglio del faldone “BO M 91/ Ex Chiesa e Convento del Corpus Domini o della Santa”, conservato nell'Archivio storico della “Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara”, contenente gli atti, i carteggi e i progetti relativi alla chiesa bolognese, si evince che il restauro del prospetto del santuario venne finanziato dalla Cassa di Risparmio di Bologna. Per confronto con le matrici del servizio fotografico con codice univoco 0800641879 che mostrano il portale ripristinato privo del riparo dei basamenti, e considerato un documento della Soprintendenza ai Monumenti dell’Emilia redatto da Sergio Piconi che espone un dettagliato resoconto dei restauri ultimati nel 1973, si può definire che le lastre realizzate da autore ignoto, sono state eseguite nell’arco cronologico compreso tra il 2 novembre del 1957 e la fine del 1973. Nonostante che i pergamini dei fototipi non contengono alcuna informazione relativa al soggetto, all’indicazione di responsabilità ed alla cronologia, dall’analisi degli elementi architettonici, si deduce che i due negativi sono stati realizzati nella medesima occasione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800641887
  • NUMERO D'INVENTARIO N_003577
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • ISCRIZIONI sul pergamino: recto - G VI 95 -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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