Veduta degli interni adibiti a laboratorio tecnico dell'Istituto Aldini Valeriani
negativo servizio,
ca 1950 - ca 1950
A. Villani & Figli (1932-1970)
1932-1970
Rainaldi, Girolamo (1570-1655)
1570-1655
Vannini, Vincenzo (1791-1873)
1791-1873
Le lastre erano originariamente contenute in una busta pergamina; tale custodia, completa di notazioni, si conserva separatamente in una scatola. Visibili le tracce del portalastra agli angoli
- OGGETTO negativo servizio
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SOGGETTO
Architettura - Recupero - Rifunzionalizzazione
Italia - Emilia-Romagna - Bologna - ex Chiesa di Santa Lucia - Aula magna dell'Università degli Studi di Bologna
Architettura scolastica - Aule didattiche - Strumenti tecnici
Architettura sacra - Chiese - Interni - Decorazioni
Architetti italiani - Sec. 16.-17. - Rainaldi, Girolamo
Architetti italiani - Sec. 18.-19. - Vannini, Vincenzo
Italia - Emilia Romagna - Bologna - Scuola industriale - Istituto Aldini Valeriani
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MATERIA E TECNICA
VETRO
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
A. Villani & Figli (1932-1970): fotografo principale
Rainaldi, Girolamo (1570-1655): architetto
Vannini, Vincenzo (1791-1873):
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
- INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Di antichissime origini, secondo la tradizione storiografica che la vorrebbe fondata da San Petronio nel 432, la costruzione della chiesa di Santa Lucia si attesta al 1208, quando i canonici lateranensi decisero di fondare un nuovo edificio e di porvi officiatura. Dal 1295 la chiesa diverrà parrocchiale e rimarrà tale anche a seguito della cessione nel 1562 alla congregazione Gesuitica. Le necessità imposte dalle attività di proselitismo portate avanti dai nuovi affidatari resero necessari lavori di ampliamento e ammodernamento dell’edificio cui si diede principio nel 1565. Varie ed articolate furono le fasi costruttive che si protrassero nei secoli a seguire e videro coinvolti l’architetto Girolamo Rainaldi che esemplò lo stabile sulle recenti forme architettoniche della romana Chiesa del Gesù e l’architetto Francesco Angelini cui si deve il progetto della facciata principale iniziata intorno al 1730 e rimasta tuttora incompiuta. A questi si aggiunse l’architetto Vannini cui va la realizzazione dell’abside tra il 1842 e il 1843 (Scannavini 1988, p. 55). Dal 1744 il collegio gesuitico passò alla congregazione barnabitica che la tenne fino al 1866, quando le proprietà dei Barnabiti vennero incamerate dal Comune che nel 1873 decise di cedere in uso la chiesa di Santa Lucia alla Società Ginnastica “Virtus” che la adibì a palestra (Scannavini 1988, p. 57). Questa incongrua destinazione perdurò fino alla fine del Secondo conflitto mondiale, quando l’amministrazione pubblica decise di adibire questi ambienti a laboratori per l’Istituto tecnico professionale “Aldini Valeriani”. L’impianto architettonico e decorativo, già pesantemente deturpato durante gli anni di uso a palestra, venne ulteriormente rimaneggiato in questa occasione (ALIAV 2012, p. 97). La grave situazione di degrado in cui la chiesa era caduta e al contempo il riconoscimento da parte della Soprintendenza dell’importante valore storico-artistico di tale fondazione religiosa, condusse gli organi di tutela a prendere dei provvedimenti proponendo, in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, di restituire la cessione in uso dello stabile ai Gesuiti, che avrebbero restituito la chiesa al culto e ne avrebbero garantito così la corretta conservazione. Ostacolo al compimento di tale intento la proprietà dello stabile divenuta comunale e dunque ragione di limitata libertà d’azione da parte dello Stato. Nell’Archivio Storico dell’ex Soprintendenza BAP (faldone 396) è conservata un’articolata corrispondenza in cui, mano a mano, si sciolgono i nodi della questione. Il Ministero chiede alla Soprintendenza di chiarire la situazione giuridica dell’edificio e di fornirne una relazione artistica e storica che sia esaustiva della storia e del pregio della chiesa. A tale richiesta segue corrispondenza datata 28 luglio 1950, prot. 556, completa di relazione tecnica a firma dell’architetto Vittore Amaldi. Nel documento, di cui l’archivio conserva minuta, dopo una riassuntiva, ma puntuale, descrizione delle vicende che hanno interessato l’edificio, l’ingegnere architetto afferma: “L’interno della chiesa è, nella parte bassa, molto danneggiato. L’eccessiva altezza ha però preservato dalla distruzione la fine decorazione in istucco che corre sotto l’elegante cornice d’imposta della volta e che è opera degnissima dell’arte Sei-Settecentesca Bolognese”. Prosegue ancora: “Dall’esame delle fotografie e da quanto è stato esposto discende come la chiesa di S. Lucia ha tali caratteri stilistici, pur nella sua incompiutezza e nel suo adattamento architettonico, da doverla considerare come un edificio pregevole per la maestosa solennità seicentesca, per il sereno equilibrio delle proporzioni, per l’eleganza non sovraccarica dei suoi ornati”. La lettera che accompagna tale relazione notifica l’invio di 4 fotografie allegate. Ci sembrerebbe di poter ipotizzare che il riferimento al materiale fotografico possa andare ai fototipi Villani di cui si sta trattando, da farsi risalire, secondo quanto riportato in pergamino, proprio al 1950. Le ampie inquadrature con punto di ripresa dall’abside, in un caso, e dalla controfacciata dall’altro, permettono con una certa completezza di leggere il nuovo assetto fornito agli spazi. Il negativo N_002404 descrive l’ampia navata utilizzata come laboratorio con la serie ordinata di tavoli di lavoro perfettamente scanditi in file parallele. L’ampia inquadratura rende conto anche delle notevoli modifiche intervenute sugli archi che affacciano sulle cappelle laterali con una completa rivisitazione degli spazi absidali per soddisfare le esigenze della nuova funzionalità dello stabile. Il negativo N_002405, con punto di ripresa opposto al precedente, rende ben visibile la porzione terminale della navata adibita a fonderia con l’inserimento, entro nicchie, di fornaci per le quali risulta evidente l’impiego di materiali estranei all’edificio come mattoni e calcestruzzo. [prosegue in OSS]
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800641522
- NUMERO D'INVENTARIO N_002404-N_002406
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2017
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0