Vedute di palazzo Conforti dopo l'incursione aerea del 29 gennario 1944

negativo servizio, ca 1944/02/00 - ca 1944/02/00

Le lastre erano originariamente contenute in una busta pergamina; tale custodia, completa di iscrizioni, si conserva separatamente in una scatola. Visibili le tracce del portalastra agli angoli

  • OGGETTO negativo servizio
  • SOGGETTO Bombardamenti aerei - Danni di guerra - Guerra mondiale 1939-1945
    Architettura civile - Palazzi - Facciate - Cortili
    Italia - Emilia-Romagna - Bologna - Palazzo Conforti
  • MATERIA E TECNICA VETRO
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
  • ATTRIBUZIONI A. Villani & Figli (1932-1970): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Costruito nel XVI secolo a cura della famiglia Conforti, il palazzo passò nel 1644, in parte, e tutto nel 1676 ai Padri Filippini che lo restaurarono e lo tennero fino all’avvenuta soppressione alla fine del XVIII secolo. Al 1884 risale un radicale restauro dello stabile che diverrà poi sede del Comando VI Corpo d’Armata. L’incursione aerea del 29 gennaio 1944, la più terribile per il patrimonio monumentale cittadino, centrò l’edificio provocando “il crollo di quasi tutto il corpo di fabbrica compreso il portico” (Monari 1995, p. 115). Nel dettaglio, come ci racconta l’allora soprintendente ai Monumenti dell’Emilia Alfredo Barbacci, “fu abbattuta gran parte del corpo anteriore, compresa la facciata su via Galliera, per una lunghezza corrispondente a cinque arcate del portico; e altre grandi distruzioni si ebbero all’interno” (Barbacci 1977, p. 54). Il servizio in questione si compone di tre lastre che documentano le distruzioni avvenute sull’edificio. Il fotografo sceglie di adottare tre differenti punti di ripresa: il primo (N_001189) dall’interno del cortile con inquadratura verso il portico interno; il secondo (N_001188) dall’interno del cortile ma con prospettiva verso via de’ Monari (scorgiamo tra le macerie l’insegna del vicino Teatro Manzoni); il terzo da via Galliera con scorcio di ciò che resta dell’affaccio principale. L’operatore è incaricato dalla Ditta Villani che riceve commessa dalla Soprintendenza ai Monumenti di operare una ricognizione sui beni monumentali lesionati durante gli eventi bellici del secondo conflitto mondiale (Bersani 1995, p. 157). Non ricaviamo alcuna datazione di tali riprese dalle descrizioni inventariali allegate ai negativi, in cui non viene nemmeno individuato il soggetto, del quale si fornisce la sola localizzazione urbanistica di via Galliera al civico 1. Riteniamo si possa ipotizzare che queste riprese siano coeve alla documentazione di altri beni vittima dei bombardamenti del gennaio 1944 realizzata nel febbraio dello stesso anno dalla ditta Villani, così come riportato in molti dei pergamini esaminati. La ricostruzione del palazzo fu piuttosto complessa e venne eseguita dal Genio militare con la direzione dell’architetto di Soprintendenza Edgardo Grazia (ex Soprintendenza BAP - Archivio Storico I – BO M 359, lettera ). I lavori iniziarono il 12 maggio del 1947 (lettera della Direzione dei lavori del Genio Civile alla Soprintendenza ai Monumenti) per concludersi già nel maggio dell’anno seguente (27 maggio 1949 – minuta della Soprintendenza ai Monumenti che attesta la perfetta esecuzione dei lavori di restauro). Come dimostra un nutrito fascicolo presente negli archivi di Soprintendenza, l’Istituto di tutela territoriale si riservò un’attenta supervisione e regia, in particolare per quanto concerne il riassetto ornamentale del palazzo, mostrando la decisa intenzione di ridonare allo stabile, quanto più fedelmente, la sua veste originaria. A questo scopo numerosi furono i vincoli imposti al Genio Militare nella scelta dei materiali e nelle modalità operative. In particolare si ribadì la necessità del recupero di quanto restante degli antichi elementi architettonici preventivamente restaurati e da reimpiegarsi in ossequio alle forme cinquecentesche del palazzo. Barbacci descrive così in sintesi il lavoro eseguito sul bene: “La ricostruzione del portico venne facilitata dal recupero dei fusti delle colonne ribaltate […] e dei capitelli. I peducci restarono al loro posto nel muro di fondo portico, per la maggior parte rimasto in piedi. Andò invece perduta gran parte delle terrecotte che ornavano le ghiere e gli archi, le riquadrature delle finestre e il ricco cornicione. Reimpiegate quelle raccolte tra le macerie si dovettero fabbricare a stampo le mancanti. All’interno essendo rimaste in piedi le grandi colonne dell’atrio, nonché l’artistico pozzo del cortile, si procedette senza particolari difficoltà alla ricostruzione dei colpi di fabbrica mutilati”. (Barbacci 1977, p. 54). Anche in questo caso la documentazione fotografica Villani correda perfettamente i resoconti verbali. Notiamo la presenza di un rocchio con capitello praticamente integro tra le macerie addossate su via Galliera, ancora da recuperarsi, così come la quasi completa integrità del colonnato del cortile e dell’ “artistico pozzo” così come efficacemente descritto dal soprintendente. A titolo di confronto segnaliamo la presenza di due fotografie Ajutolo della facciata esterna dell’edificio, sembrerebbe in un periodo non troppo distante dallo scatto Villani (Bologna ferita 2006, pp. 70-71)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800641514
  • NUMERO D'INVENTARIO N_001188-N_001190
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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