negativo (servizio, insieme)
negativo servizio,
1946 - 1946
A. Villani & Figli (1932-1970)
1932-1970
Le lastre negative erano originariamente contenute in pergamino; queste buste, con iscrizioni e annotazioni, si conservano separatamente. Sono visibili le impronte portalastra
- OGGETTO negativo servizio
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SOGGETTO
Scultori
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MATERIA E TECNICA
VETRO
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
A. Villani & Figli (1932-1970): fotografo principale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
- INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’insieme in esame costituito da due lastre e realizzato dallo Studio Villani nel 1946, come vi è scritto sui pergamini, mostra l’affresco “Madonna col Bambino in trono, angeli e santi domenicani” trasferito dopo il restauro a sinistra dell’ingresso alla cella del Transito nel Convento di San Domenico. Lo Studio Villani, tra il 1920 e il 1950, è interprete di un periodo storicamente complesso, a cavallo tra le due guerre prima e affrontando la fase post bellica poi. In particolare, tra il 1943 e il 1945, lo Studio viene incaricato di eseguire campagne fotografiche volte a documentare i monumenti per avere un punto di riferimento per i successivi restauri ma anche gli esiti dei gravi bombardamenti che devastarono parte del centro storico di Bologna (BIBH: BAPB0361, p. 168, BAPB0109, p. 157). La ditta Villani, aveva inoltre documentato nello stesso periodo lo smontaggio dell’Arca di San Domenico, le tarsie del Coro e dell’Armadio della Sagrestia, la Pietà di Baccio da Monteluto e il Miracolo dei Quaranta, oltre alle opere di protezione durante la guerra del Monumento a Francesco Tartagni e della Tomba di Rolandino. La lastra, N_001602, che mostra l’ingresso alla cella del Transito con l’affresco trasferito dopo il restauro è stata pubblicata da Barbacci nel suo libro “Monumenti di Bologna” (BAPB0110, p. 119, fig. 48). Fu Zucchini nell’estate del 1936 a rinvenire i resti di questo affresco, come racconta nella sua monografia “La verità sui restauri bolognesi”: “un affresco del Trecento (Madonna e Santi domenicani), che era stato dipinto nella cella, fu da me ritrovato in un sotterraneo della chiesa, ove era stato trasportato in grossi pezzi di antichissimo muro [v. RVEL]; ora è nel corridoio del convento, che conduce alla cella del Santo. La sistemazione di questa fu curata nel 1946 dal Soprintendente Barbacci […]” (BAPB1252, p. 153). Barbacci: “Inutilmente i Domenicani cercarono di impedire la profanazione, coadiuvati da vari enti culturali; e sebbene l’affresco trecentesco ornasse l’esterno di una delle altre pareti, nel 1875 i due muri vennero sfondati manu militari con portoni carrai, e più tardi anche gli altri due, con due porte. […] L’affresco venne messo al sicuro, distaccandolo e trasferendolo nel convento, accanto all’ingresso della cella. I lavori vennero eseguiti dal luglio al settembre del 1946; la consacrazione della rinnovata cappella e del relativo altare venne effettuata dal cardinale Giovambattista Nasalli Rocca di Corneliano” (BIBH: BAPB0110, pp. 261-262). Un interessantissimo studio del Cianciabilla, pubblicato nel 2008, ci rivela che, in seguito al rinvenimento di questo affresco, nacque una lunga controversia tra il soprintendente all’arte medioevale e moderna dell’Emilia e della Romagna, Carlo Calzecchi Onesti, e i Rev. Padri Domenicani. Si rimanda alla lettura completa di questo articolo (BIBH: BAPB1257), mentre qui ci si limiterà a qualche accenno. Come già detto, era stato Zucchini a ritrovare i frammenti affrescati nell’estate 1936. Per suo ordine furono trasportati in un locale attiguo alla chiesa, senza però avvertire la soprintendenza competente; subito dopo iniziò a consolidarsi l’opinione che tale affresco era stato eseguito nella Cella di San Domenico (cfr., p. 121). Questa comportò due visioni diverse sul modo di operare e quindi il nascere della controversia tra i Padri Domenicani, supportati da Zucchini, e Carlo Calzecchi Onesti. Nel dicembre del 1937 veniva terminato il restauro: il dipinto era stato collocato nella cappella del Rosario, nella navata sinistra della chiesa (p. 134). In merito all’attribuzione, scrive il Cianciabilla: “Trovava luogo finalmente l’opera che, riferita alla mano di Jacopo Avanzi dall’Oretti, era stata assegnata da Zucchini a Simone dei Crocefissi e poco dopo da Longhi a Jacopo de’ Bavosi, o Iacopino di Francesco, al cui corpus pittorico, grazie ai recenti studi di Raffaella Pini, sono state ricondotte alcune opere in realtà realizzate da Iacopino di Francesco (pp. 134-135). Dopo quasi 10 anni, l’opera venne collocata nel corridoio del convento che conduce alla cella del Santo. La lastra N_001599, è stata pubblicata da Cianciabilla (BIBH: BAPB1257, p. 139, fig. 6)
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800640826
- NUMERO D'INVENTARIO N_001599/ N_001602
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2017
- ISCRIZIONI sul pergamino: recto al centro - "attiguo alla cella/ del Santo" -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0