Bologna. Arca di S. Domenico dettaglio

positivo album, ca 1883 - ante 1914
Nicola Pisano (bottega Di)
1210/1220-1278/1287

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 17, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Scultori - Italia - Sec. XV - Niccolò dell'Arca
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Basilica di San Domenico - Cappella di San Domenico, arca del santo
    Scultura - Monumenti sepolcrali - Sarcofagi - Rilievi - Statue
    Scultori - Italia - Sec. XIII - Pisano, Nicola (scuola di)
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
    Nicola Pisano (bottega Di): scultore
    Niccolò Dell'arca (1435 Ca.-1494):
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra la parte centrale dell’arca sepolcrale di San Domenico - fondatore dell’Ordine dei Predicatori morto a Bologna nel 1221 - conservata presso la chiesa del convento domenicano bolognese, la Basilica eponima, già San Niccolò delle Vigne. Circa trenta anni dopo la rapida canonizzazione del santo spagnolo, nel 1264 la commissione per il maestoso monumento funebre venne assegnata a Nicola Pisano, poi realizzato con la collaborazione dei suoi più stretti allievi, tra i quali in particolar modo Arnolfo di Cambio e Lapo, ai quali si associa il nome dello scultore e converso domenicano Guglielmo da Pisa, che accompagnò le formelle del sarcofago vero e proprio a Bologna per metterle in opera nel 1367. Alle storie della vita del Santo scolpite nel XIII secolo si assommarono nel XV i lavori compiuti a partire dal 1469 da Niccolò de Apulia, lapicida dalmata proveniente dall’Italia meridionale, che per tale impegnativo venne in seguito conosciuto come Niccolò dell’Arca. Sono opera sua le statue a tutto tondo a coronamento del coperchio e dell’alta cimasa con il Pantocratore benedicente. In seguito il diciannovenne Michelangelo Buonarroti completò con tre statue il lavoro interrotto da Niccolò (1494), mentre Alfonso Lombardi fornì lo zoccolo a bassorilievo nel 1531-32. Sono inoltre comprese nella ripresa le sculture di Giovanni Todeschi, sul fronte posteriore, alloggiate entro le nicchie disposte da Floriano Ambrosini, l’architetto che rifece la cappella tra gli ultimi anni del XVI secolo ed il 1605. Dal raffronto con i cataloghi di Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi (proprietario sino al 1907), risulta che la lastra della presente ripresa, la n° 97 A, compare per la prima volta nell'edizione a stampa del 1883, mentre non figura nel precedente del 1879. La data di stampa del presente positivo deve quindi essere circoscritta tra il 1883 e gli estremi biografici dell’ingegnere Raffaele Faccioli. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. Documentazione circa il fondo è reperibile presso l'Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n. 31, foglio 43, n. 9
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-58
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 688
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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