Porta intagliata del Museo Archeologico Nazionale di Parma

positivo album, ca 1883 - (?) 1900

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 12, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Arti decorative - Porte - Intagli - Ornati
    Italia - Emilia Romagna - Parma - Museo Archeologico Nazionale - Porta intagliata
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra un portone a due battenti completamente intagliato, facente parte degli arredi dell’ala sud-occidentale del Palazzo della Pilotta a Parma, ospitante le collezioni del Museo Archeologico Nazionale. Il museo costituisce l’evoluzione dell'originario Museo di Antichità ducale, istituito già nel 1760 da Filippo di Borbone, a seguito della scoperta dell’abitato di Velleia, poi riammodernato per volontà di Maria Luisa d’Austria e ospitato negli ambienti di maggiore lustro del complesso della Pilotta. La porta presenta su ognuno dei due battenti una cornice a losanghe con rosette, che inquadra due pannelli con rosoni nella parte bassa ed un terzo con pomello nella fascia mediana. La parte superiore è invece lavorata a traforo, con fine ornato a volute a doppio riccio. Le parti vuote del traforo appiano chiare nel fototipo, forse per via dell’apposizione di una superficie bianca oltre il battente. La ripresa coincide con l’inventario 1064 dei cataloghi della Fotografia dell’Emilia; inoltre il positivo corrisponde ad uno omologo appartenente al fondo Poppi di proprietà della Cassa di Risparmio in Bologna, ove figura la fascetta didascalica di titolazione. L’inventario n° 1064 venne utilizzato da Pietro Poppi (titolare della ditta fino al 1907), per almeno due riprese differenti, la seconda delle quali è documentata da una lastra attualmente presente nella stessa collezione bolognese. Dal raffronto con i cataloghi della Fotografia dell’Emilia emerge che la prima citazione dell’inventario 1064, così come le prime riprese effettuate a Parma, si trovano nell’edizione a stampa del 1883. Una seconda campagna fotografica nella capitale del ducato farnesiano venne successivamente presentata nell'appendice dell’edizione 1890; a quest'ultimo catalogo si ritiene debba riferirsi la lastra negativa tuttora esistente, probabile sostituzione dell'originaria ripresa. Il fototipo in esame deriva dallo scatto effettuato entro il 1883, e la sua cronologia di stampa, a partire da tale data, può essere circoscritta certamente entro i riferimenti biografici di Raffaele Faccioli (scomparso nel 1914), anche se con grande probabilità il positivo dovette essere eseguito prima della sostituzione della lastra originaria, dunque entro il 1890. La stessa porta è stata fotografata inoltre dalla ditta Alinari (codice id: ACA-F-015476-0000), in una ripresa datata intorno agli anni 1915-1920 che mostra un differente assetto della stanza. Si notano infatti, sui margini laterali, due basamenti sui quali poggiano statuette non rilevate in nessuna delle due riprese Poppi. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). [SI PROSEGUE IN OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-39
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 669
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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