Bologna Dettaglio del Coro nella Chiesa di S. Domenico
positivo album,
ca 1883 - ca 1899
Fotografia Dell'emilia (ditta)
1869-1940
Zambelli, Fra Damiano (e Aiuti)
1480ca - 1549
Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 10, recto (attualmente estrapolata)
- OGGETTO positivo album
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SOGGETTO
Italia - Emilia Romagna - Bologna - Chiesa di San Domenico - Coro
Arti decorative - Cori- Tarsie - Postergal
Intarsiatori - Italia - Sec. XVI - Zambelli, fra Damiano
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
Zambelli, Fra Damiano (e Aiuti): intarsiatore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
- INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra alcuni degli stalli del braccio sinistro del coro dei frati nell'abside della Basilica di San Domenico a Bologna, spostati dal 1625 dietro l'altare maggiore. Dall'immagine si può cogliere la struttura del coro, fornito di due ordini di stalli, dei quali i superiori, con alti postergali, presentano tarsie con episodi del Nuovo Testamento (le storie dell’Antico Testamento sono invece figurate nel braccio destro). La trabeazione posta nella parte alta del coro, raccordata ai postergali da elementi lignei intagliati finemente, presenta un'iscrizione passante intarsiata ed una cornice lavorata a traforo che chiude la sommità. Le tarsie vennero realizzate dal bergamasco fra Damiano Zambelli (1480ca - 1549) a partire dal 1541 fino alla morte, quale ultima commissione per il convento in cui il Zambelli era stato "trasfiliato" già dal 1528. Il coro venne completato e montato entro il 1551 dal suo allievo fra Bernardino, con struttura a due bracci affrontati longitudinalmente al centro della parte presbiteriale della navata centrale. Nel 1625 gli stalli vennero rimossi dalla originaria collocazione e uniti al precedente dossale, a formare un coro semiellittico posizionato nell'abside dietro l'altare maggiore. Dal raffronto con i cataloghi della Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi, risulta che la lastra del positivo in esame (n° 96A) compare per la prima volta nell'edizione a stampa del 1883, mentre non figura nel precedente del 1879. E' probabile che la data di stampa possa essere compresa entro la fine del XIX secolo. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. Documentazione circa il fondo è reperibile presso l'Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n. 31, foglio 43, n. 9
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-32
- NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 662
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0