Nonantola (Modena) - Abbazia di S. Silvestro/ interno col pontile/ in prova e senza pavimentazione
negativo,
1914 - 1914
Castelli, Giovanni (1864-1921)
1864-1921
Il vetro del negativo è irregolare. Sul fototipo sono visibili le impronte del portalastre. La lastra era originariamente contenuta in una busta pergamina; tale custodia si conserva separatamente in una scatola
- OGGETTO negativo
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SOGGETTO
Chiese romaniche - Restauri
Elementi architettonici - Absidi – Pilastri
Italia - Emilia Romagna – Nonantola – Abbazia di San Silvestro
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MATERIA E TECNICA
VETRO
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
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ATTRIBUZIONI
Castelli, Giovanni (1864-1921): fotografo principale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
- INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La Basilica abbaziale di San Silvestro di Nonantola, costituisce, insieme al Duomo di Modena, uno dei più significativi esempi di arte romanica. Costruita nel XII secolo sui resti di una chiesa precedente attribuibile all’VIII secolo, fu profondamente alterata nel XV secolo con l'edificazione di volte a crociera, con l'interramento della cripta e con maggiori modifiche strutturali eseguite nei secoli XVII e XVIII. Una svolta decisiva nei restauri dell’Abbazia di San Silvestro di Nonantola, che fino al 1912 era stata oggetto di interventi parziali, si ebbe quando l’Arcivescovo di Modena Natale Bruni incaricò, nel maggio del 1913, il Canonico Ferdinando Manzini a progettare un intervento di restauro al fine di portare la chiesa abbaziale al suo “antico splendore”. Per rimediare alla rigida posizione assunta da Camillo Boito commissario del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, il Manzini si affrettò a far compilare con la consulenza dell’ingegnere Guido Zucchini e dell’architetto Luigi Corsini (in quel momento Direttore pro-tempore della Soprintendenza), un progetto che prevedeva l’apertura nelle pareti del nuovo cleristorio, un numero di finestre uguali per forma e dimensioni alle tracce di quelle esistenti sulle pareti delle navate minori, la rimessa in opera della struttura a capriate del tetto, la demolizione delle volte e del campanile del 1674, la liberazione delle semicolonne, l’abbassamento del pavimento per riportare in vista le basi dei piloni, il restauro della cripta e della facciata. Il Consiglio Superiore approvò il 30 agosto del 1913 la proposta del Manzini, con raccomandazione che si facessero “le più minute ricerche delle vecchie forme” e che si producessero gli opportuni progetti da presentare al Ministero. Il 20 maggio del 1914, Luigi Corsini inviò il progetto di restauro della cripta per l’approvazione ministeriale. Un mese dopo, il Ministro su parere del Consiglio Superiore, approvò il completamento della cripta, riservando un parere definitivo sugli accessi e sull’altare maggiore a quando si fossero ulteriormente approfonditi gli scavi e gli studi sui documenti. Le indagini e l’elaborazione di un progetto definitivo si protrassero per tutto il 1914 e parte del 1915. Al termine di questi, il Soprintendente Corsini, delineò per il fronte principale della cripta, un restauro di tipo “storicistico”: l’accesso al presbiterio era consentito tramite una scala larga quanto i resti di fondazione rinvenuti nell’area antistante, mentre alla cripta da due aperture ad arco sui fianchi. Questi lavori furono documentati dal fotografo bolognese Giovanni Castelli, stretto collaboratore della Soprintendenza, tra luglio 1915 (data in cui venne inoltrato il progetto definitivo al Ministero) e novembre 1915 (mese in cui vennero presentati i disegni per la sistemazione dell’altare maggiore con il ciborio e il parapetto in mattoni e marmo biancone di Verona, a protezione dell’avancorpo della cripta). Considerata la pavimentazione e la scala principale non ancora conclusa, il negativo è stato sicuramente realizzato prima del 1915 (vedi servizio fotografico che comprende le lastre da N_000878 a N_000881). Giovanni Castelli (1864-1921) iniziò la propria attività di fotografo a Bologna nel 1891, presso Alessandro Cassarini (1847-1929). Insieme collaborarono al censimento fotografico dei castelli della regione; tale impegno permise un primo contatto con l’Ufficio Tecnico Regionale per la Conservazione dei Monumenti dell’Emilia (poi Soprintendenza ai Monumenti), diretto dall’ingegner Raffaele Faccioli. In seguito Castelli continuò in proprio la collaborazione con la Soprintendenza, operando al rilevamento fotografico dei beni architettonici
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800634116
- NUMERO D'INVENTARIO N_000893
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- ISCRIZIONI sul recto: in basso a destra - Inv. 3465 -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0