Madrid - Pordenone - Ignota - Gall. del Prado
positivo,
post 1854 - ante 1907
James Anderson
1813/ 1877
Anderson, Domenico
1877-1963
Il supporto secondario è conservato separatamente rispetto al fototipo al quale appartiene ovvero all'interno della carpetta di riferimento che riporta il nome "Bernardino Licinio"
- OGGETTO positivo
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SOGGETTO
Madrid - Dipinti - Ritratti
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MATERIA E TECNICA
albumina/ carta
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ATTRIBUZIONI
James Anderson: fotografo principale
Anderson, Domenico:
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Archivio Fotografico SBSAE BO
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
- INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE James Anderson si trasferisce nel 1838 a Roma e nel 1853 avvia il suo primo studio fotografico. Fu considerato il maggiore fotografo di Roma già dai contemporanei. Fu fotografo editore, specializzato nella riproduzione di opere d'arte. Alla sua morte nel 1877 l'attività fu proseguita brillantemente dal figlio Domenico Anderson fino al 1938. Guglielmo, Alessandro e Giorgio continueranno l'attività del padre Domenico fino al 1960, quando la Società Fratelli Alinari di Firenze acquisì il fondo fotografico Anderson costituito da circa 40.000 lastre.Una fotografia che presenta la medesima didascalia e numerazione appare nel catalogo Fotografie della Società Anonima D. Anderson, Spagna, Roma 1959, p. 12.I vecchi cataloghi attribuiscono il dipinto a Pordenone così come si vede in Don Pedro De Manzo, Catalogo del Prado, 1872 mentre in quello edito dallo stesso De Manzo nel 1913 compare l'attribuzione a Bernardino Licino.Vertova Luisa, Bernardino Licinio. La vita, in Pittori bergamaschi dal XIII° al XIX° secolo - Il Cinquecento, Vol. I°, Bergamo, 1980, p. 424.Il Vasari nelle sue "Vite" confonfuse il nome di Giovanni Antonio de' Sacchis (detto il Pordenone) con quello di Bernardino Licinio, facendo confluire le due distinte personalità in un unico artista. L'errore perdurò sino ai primi anni del Novecento, nonostante i diversi tentativi di rettifica iniziati sin dal Seicento. Ivi.Il Fondo Malaguzzi Valeri comincia a costituirsi per volere di Francesco Malaguzzi Valeri a pochi mesi di distanza dal suo incarico in qualità di Direttore della Pinacoteca Nazionale di Bologna. In una lettera indirizzata a Corrado Ricci datata 22 dicembre 1915, Malaguzzi Valeri scriveva: "Caro Ricci, secondo un tuo - e mio - desiderio ho iniziato con qualche fortuna la raccolta fotografica bolognese e dintorni con vedute antiche e piante dellantica Bologna".Il 26 marzo del 1917 Malaguzzi Valeri scrive al Ministero della Pubblica Istruzione in merito ad una restituzione di 157 fotografie, giustificandola perché duplicati allinterno delle 3358 mandate dal Ministero stesso, e acquistate dal fotografo Anderson.L8 settembre del 1918, Malaguzzi Valeri informa Ricci di aver raggiunto, grazie allincremento del Ministero, le 5000 unità, lamentandosene per la scarsità e chiedendo un appoggio per ottenere altri esemplari. Sommando il numero di fotografie segnalate nella lettera del marzo 1917, con quelle dellaprile dello stesso anno, si osserva come larchivio fotografico superi le 6500 unità. Inoltre vi erano altre stampe subentrate nel fondo attraverso altri canali, ulteriori e probabili stampe di sua proprietà, e quelle donate lanno successivo da Supino. In merito a questultimo, nel novembre del 1918, Malaguzzi Valeri, nella sua costante corrispondenza con Ricci, torna a scrivere riguardo al suo archivio fotografico da poco nato: "Sto riordinando la collezione delle nostre fotografie e qualunque aumento sarà graditissimo. Supino ha dato tutte le sue dell'Università".Al 1918 si ferma la documentazione scritta sul fondo malaguzziano, ma il fondo stesso ci testimonia come negli anni successivi la morte del Malaguzzi, avvenuta nel 1928, il fondo sia stato ampliato nei decenni successivi.Il Fondo Malaguzzi Valeri è costituito da 5720 positivi, stampati per lo più con la tecnica dell'albumina e gelatina bromuro d'argento e realizzati da 118 autori diversi, dalla seconda metà dellOttocento alla seconda metà del Novecento. I soggetti predominanti riguardano opere di pittura di artisti europei, coprendo un periodo cronologico che va dal sec. XII al sec. XX. Il nucleo più corposo riguarda opere del Museo del Prado di Madrid con 495 stampe seguito dalla Galleria degli Uffizi con 263 stampe, la Pinacoteca di Brera (257), le Gallerie dellAccademia di Venezia (224), il Museo Nazionale di Capodimonte (217)
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800418401
- NUMERO D'INVENTARIO FMV 3 66 5
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Bologna Ferrara Forli'-Cesena Ravenna e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2010
- ISCRIZIONI sul supporto primario: recto: in basso - 16199 - MADRID - Pordenone - Ignota - Gall. del Prado - Ripr. Interdetta - Anderson, Roma - a matita -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0