Polittico di Bonifazio Bembo asportato dal Castello di Torchiara
positivo,
post 1870 - ante 1900
Luigi Montabone
attivo dal 1855 ca. al 1877
- OGGETTO positivo
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SOGGETTO
Milano - Castello Sforzesco - già Castello di Torrechiara ante 1910
Madonna in trono - Santi - Dipinti
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MATERIA E TECNICA
albumina/ carta
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ATTRIBUZIONI
Luigi Montabone: fotografo principale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Archivio Fotografico SBSAE BO
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
- INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Sul retro della fotografia compare un tibro di appartenenza allo stabilimento Montabone che fu fondato a Milano da Luigi Montabone nel 1870 circa e fu rilevato da Carlo Marcozzi nel 1877 che mantenne invariato il nome della ditta.L'iscrizione manoscritta documenta il furto del polittico precedente al 26/4/1910. L'immagine è stata ripresa quando il polittico si trovava ancora all'interno del Castello di Torrechiara da dove venne illegalmente esportato il 20 aprile 1910. Gianni Capelli, Pier Paolo Mendogni, Il castello di Torrechiara: storia, architettura, dipinti. Parma, 1994, pp. 86-91. Nello stesso volume i santi presenti nelle tavole del polittico vengono identificati come Sant'Antonio Abate, San Nicomede a sinistra; S. Caterina e S. Pietro da Verona a destra, così come nel catalogo "La Pinacoteca del Castello Sforzesco a Milano" a cura di Laura Basso e Mauro Natale, pp.34-35. Sul sito internet di Lombardia Beni Culturali vengono invece così identificati: S. Romualdo di Camaldoli, Santo a sinistra; S. Caterina e S. Pietro da Verona a destra.Il polittico è stato firmato e datato dal Bembo 1462. Venne donato al Castello Sforzesco da Pia Pradoni nel 1938.Le vicende legate al polittico sono ampiemente descritte nel volume dedicato al Castello di Torrechiara (Capelli, Mendogni, 1994) che indica come collocazione originaria dell'opera, l'interno della Cappella di San Nicomede e la descrive come "elegantemente incorniciata da un solido, e nello stesso tempo, articolato supporto ligneo dorato dal finissimo intaglio, suddiviso in cinque specchiature, intervallate da pilastrini polistili" (Capelli, Mendogni, 1994, p. 90).Venne illegalmente esportato dal Castello di Torrechiara assieme ad una cassapanca e una tribuna, presenti nella medesima cappella, il 20 aprile 1910. La notizia venne riportata dai giornali "La giovane montagna" e "Il presente" suscitando notevole scalpore probabilmente dovuto al fatto che proprio in quei giorni il Castello fu meta di visita del Prof. Testi, direttore della Pinacoteca, e dell'arch. Cusani, incaricato della riproduzione della Sala d'oro all'Esposizione di Roma, accompagnati da Don Nestore Pelicelli della commissione per la conservazione dei monumenti.Il senatore Giovanni Mariotti si premurò di portare la questione all'attenzione della deputazione di storia patria, denunciando la grave perdita nella riunione straordinaria del 27 aprile. Pochi giorni dopo fu recuperata la refurtiva. Il tribunale, a questo punto, doveva però decidere se i beni esportati appartenevano al proprietario privato del castello o al castello stesso in quanto monumento di interesse nazionale. Si decise che erano di pertinenza privata e in questo modo si legalizzava la commerciabilità degli arredi sottratti. Nonostante questa decisione un antiquario (nel testo consultato non è specificato il nome), entrando in possesso degli oggetti, concedeva all'ente statale il diritto di prelazione. Questi respinse l'offerta tramite il consiglio superiore delle BB.AA che deliberava di non essere interessato all'acquisto assecondando il giudizio dato in precedenza dal Direttore Generale Corrado Ricci, ovvero, ritenendo gli oggetti di "scarsa qualità artistica". Dunque i beni passarono per mano di diversi collezionisti con l'unico vincolo di non farli uscire dal territorio nazionale. L'unica notizia certa è che il polittico fu al Palazzo Davanzati di Firenze fino al 1928 e fu venduto nel 1934 a Pia Prandoni che lo donò al Museo Civico di Milano nel 1936. Gianni Capelli, Pier Paolo Mendogni, 2005, pp. 86-91. Maria Teresa Fiorio, Mercedes Garberi, "La Pinacoteca del Castello Sforzesco", Electa, Milano, 1987, p. 52.Il Fondo Malaguzzi Valeri comincia a costituirsi per volere di Francesco Malaguzzi Valeri a pochi mesi di distanza dal suo incarico in qualità di Direttore della Pinacoteca Nazionale di Bologna. In una lettera a Corrado Ricci del 22 dicembre 1915, Malaguzzi Valeri scriveva: "Caro Ricci, secondo un tuo - e mio - desiderio ho iniziato con qualche fortuna la raccolta fotografica bolognese e dintorni con vedute antiche e piante dellantica Bologna". Da successive lettere sappiamo che nel 1918 larchivio fotografico supera già le 6500 unità. Inoltre vi erano altre stampe subentrate nel fondo attraverso altri canali, ulteriori e probabili stampe di sua proprietà, e quelle donate lanno successivo da Igino Benvenuto Supino. La documentazione scritta si ferma al 1918, ma il fondo stesso ci testimonia che successivamente alla morte del Malaguzzi nel 1928 questo sia stato ampliato. Il Fondo Malaguzzi Valeri è costituito da 5720 positivi, stampati per lo più con la tecnica dell'albumina e gelatina bromuro d'argento e realizzati da autori diversi, dalla seconda metà dellOttocento alla seconda metà del Novecento. I soggetti riguardano prevalente opere di pittori europei dal sec. XII al sec. XX
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800418366
- NUMERO D'INVENTARIO FMV 3 59 1
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Bologna Ferrara Forli'-Cesena Ravenna e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2010
- ISCRIZIONI sul supporto primario: verso: in alto a sinistra - Polittico di Bonifazio Bembo/ asportato dal Castello di/ Torchiara/ (foglio del 26 aprile 1910)/ Direzione di Brera/ Milano - a penna -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0