Mantova, Manifattura dei Gobelins, Cefalo e Procri
negativo,
post 1922 - ante 1941
Anonimo
1878
- OGGETTO negativo
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SOGGETTO
Mantova - Arazzi
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ATTRIBUZIONI
Anonimo: fotografo principale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Archivio fotografico SBAP BS
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Chizzola Porro Schiaffinati
- INDIRIZZO via Gezio Calini 26, Brescia (BS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'arazzo mostrato dalla lastra, raffigurante un episodio del mito di Cefalo e Procri, benché parzialmente schermato dalla scontornatura con carta gommata, è stato fotografato nella Sala del Labirinto dell'Appartamento Ducale di Vincenzo I Gonzaga. Lo si deduce da quanto si scorge oltre la schermatura, ovvero la parte inferiore del dipinto di Sante Peranda "L'Età dell'oro". In questa stanza descrive l'arazzo Giannantoni nel 1929 (Nino Giannantoni, Il Palazzo Ducale di Mantova, Roma, La Libreria dello Stato, 1929, pp. 55-56), specificandone l'appartenenza al Comune (con deposito in Palazzo Ducale) dovuta a un dono della contessa Giovanna d'Arco Chieppio Ardizzoni, marchesa Guidi di Bagno. Ai tempi della direzione di Leandro Ozzola, Soprintendente alle Gallerie delle Provincie di Mantova, Verona e Cremona, questo arazzo, insieme al gemello (inv. 4038, NCTN03230349), fu spostato nella Sala dello Zodiaco. Ozzola lo riconduce al disegno di Nicolas Poussins e alla Manifattura dei Gobelins, identificando il soggetto in Atalanta e Meleagro (Leandro Ozzola, La Galleria di Mantova. Palazzo Ducale, Cremona, Pizzorni, 1948?, n. 107, p. 16, fig. 123). Nella sala dello Zodiaco ancora lo descrive Paccagnini negli anni Settanta: "Appesi alle pareti due begli arazzi del sec. XVII della manifattura dei Gobelins, da un disegno di Laurent de la Hire, che raffigurano Narciso che si specchia nella fonte e Cefalo e Procri" (Giovanni Paccagnini, Maria Figlioli Paccagnini, Il Palazzo Ducale di Mantova, Milano, Electa, 1986 (II ed.), p. 42). Rimossi alla fine degli anni Ottanta da questa loro ultima collocazione i due arazzi sono da pochissimo (agosto 2012) rientrati in Ducale (retrocamere dell'Imperatrice), dopo un restauro subito a Padova. La sala del Labirinto fu restaurata nel 1921-22 da Guglielmo Pacchioni, che fece rimuovere dalle sale dell'appartamento quelle che Giannantoni definisce "impiastricciature austriache, dando luce agli ori del soffitto, delle lesene, delle cornici e ricoprendo le pareti di damaschi" (Giannantoni 1929, p. 54). Senza specificare se avvenne contestualmente a tale intervento o più tardi, Giannantoni, nel 1929, afferma che furono poi "posti come pannelli fra le lesene quattro grandi quadri di Palma il Giovane", dei quali uno firmato (in realtà solo quello autografo è del pittore veneziano, mentre gli altri tre sono di Sante Peranda) (ivi, p. 55). In assenza di una precisa relazione di restauro e senza poter ricondurre la lastra ad una specifica campagna fotografica, ne proponiamo una datazione relativamente ampia, compresa tra i lavori diretti da Pacchioni e il 1940, terminus ante quem stabilito dall'analisi tecnico-formale del supporto in vetro. Per l'Appartamento Ducale si veda anche: Renato Berzaghi, L'appartamento ducale, in Vincenzo I Gonzaga 1562-1612. Il fasto del potere, a cura di Paola Venturelli, Mantova, Publi Paolini, 2012, pp. 97-106
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303230350
- NUMERO D'INVENTARIO 4039
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Brescia Cremona e Mantova
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- ISCRIZIONI lato emulsione: sul nastro superiore in carta gommata - 4039 - a matita -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0