fossile (calco di ammonite, esemplare)

Modello interno parzialmente eroso di ammonite, Lytoceras sp

  • OGGETTO fossile calco di ammonite
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Poggi
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Poggi
  • INDIRIZZO Via Zamboni 33, Bologna (BO)
  • SPECIFICHE DI LOCALIZZAZIONE 1° piano, sala Aldrovandi, Bacheca VIII, in alto
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Si cita da C. Sarti 2003 (162-163): nonostante tutta la pagina 144 sia dedicata a descrivere ammoniti piritizzate ("Hoplites") e si trovi all'interno di un capitolo che descrive e figura i fossili piritizzati, il pezzo non è piritizzato ma conservato in roccia calcarea. L'esemplare figurato è comunque senza alcun dubbio quello che ancora si conserva nel museo aldrovandiano. Con ogni probabilità questa ammonite proviene dalla famosissima formazione del "Rosso Ammonitico Veronese", roccia calcarea nota ai cavatori come "Marmo Rosso di Verona". Fossili di provenienza "veneta" sappiamo furono raccolti in occasione di un viaggio di Aldrovandi 1562, quando l'illustre naturalista "visitò le cave de'marmi sulle Montagne del Veronese, tutte le altre Miniere di que' contorni, nonché l'ameno territorio di Trento, e le produzioni minerali, metalliche e naturali che ivi si trovano sparse, e ne fece al suo solito ubertosa raccolta" (Fantuzzi, 1774, p.13). Il reperto paleontologico in esame è registrato nei cataloghi che Giuseppe Monti (1682-1760) compilò per censire le collezioni del «Museum Diluvianum», appartenenti all’Istituto delle Scienze di Bologna. Il fondatore dell’Istituto, il conte Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730) fu il primo patrocinatore di tali collezioni, avviando in prima persona una raccolta di materiali naturalistici già dal 1691 (nel 1705 venne collocata presso la sede dell’Accademia degli Inquieti, ovvero Palazzo Marsili). Il Museo di Storia Naturale a Palazzo Poggi fu costituito nel 1714 grazie all'ingente donazione dello stesso Marsili. La collezione in seguito andò arricchendosi dei contributi di diversi naturalisti come Bartolomeo Beccari, Giovanni Bianchi, Ferdinando Bassi e Giacomo Biancani. Dal 1720 ebbe inizio la supervisione di Monti, il quale ordinò tutti i materiali, distinguendoli in sei sezioni e stilandone un catalogo generale. Egli fece altresì confluire nelle raccolte dell'Istituto la propria collezione privata, nota agli specialisti già dai primi del secolo. Nella quarta delle sei sezioni (“Mineralia complectens”) figurano quindi i reperti fossili, che nel catalogo del 1733 vennero descritti dal loro curatore. Fu questo l'atto di nascita del «Museum Diluvianum». Monti si preoccupò di distinguere i reperti della sua collezione personale (siglati “Museum Domi Asservatum” e donati per lascito all’Istituto con disposizione del figlio Gaetano nel 1779) dai restanti, raccolti e conservati entro la sede dell’Istituto (“Museum in Scientiarum Instituto”). Nel terzo decennio del secolo Giuseppe Monti accrebbe notevolmente le collezioni paleontologiche, visitando personalmente le località rinomate per i giacimenti fossili italiani ed europei, ovvero acquisendo reperti donati da naturalisti in rapporto di collaborazione scientifica con l’Istituto delle Scienze. Particolarmente rilevanti furono le donazioni disposte nel 1727 e nel 1730 da Luigi Ferdinando Marsili, che non dismise mai, fino alla morte, la proficua attività di reperimento di materiali e di promozione delle collezioni dell'Istituto. (prosegue in "OSS - Osservazioni")
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni naturalistici-Paleontologia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800688542
  • NUMERO D'INVENTARIO GE 10398 INVE
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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