- produzione artigianale (sec. XIX)

post 1870 - ante

La macchina è un torcitoio o filatoio del tipo "a cilindro" e "a pancia in fuori" a 3 valichi e 2 campate. Ogni campata porta 24 fusi, suddivisi in tre gruppi da otto: 24 fusi x 2 campate x 3 valichi x 2 lati della macchina = 288 fusi. La macchina è costituita da un'intelaiatura di legno entro la quale si trovano i "fusi" conici in acciaio, che girano su sè stessi, e sui quali si infilano, spingendoli fino a renderli solidali col fuso, i rocchetti ("rocchelline") pieni di seta da torcere; i fusi con la punta temperata girano su "pilette" (o "fondine") oleate, in acciaio, allineate su aste di legno ricurve dette "voltine" (inferiori) (una per ogni campata) e sono fatti girare per frizione da una cinghia di cuoio. Le cinghie sono in totale 6, una per campata: le due di ogni valico sono montate da un lato su un volantino ad asse verticale, dall'altro sulla puleggia piana montata sull'albero motore. La cinghia passa sul lato esterno delle voltine quindi il senso di rotazione della cinghia coincide con quello dei fusi e del filato. I fusi sono mantenuti verticali dalle "cocchette", rettangoli di legno duro infissi nella voltina superiore e tenuti fermi da una vite nel mezzo, che con la loro incavatura abbracciano il fuso all'altezza del collarino. Su ogni voltina superiore è fissata anche una rotella in legno che sostiene la cinghia. Per evitare rotture dovute alle scabrosità del rocchetto di legno si infila sul fuso, sopra la rocchellina, rendendolo solidale col fuso stesso, un "campanello" costituito da un cerchietto di legno che porta infissi in senso diametralmente opposto, due piccoli bracci di filo d'acciaio terminanti con un occhiello: attraverso uno di questi occhielli passa il filo che si svolge dalla rocchellina e, poichè la lunghezza di ciascun braccio è maggiore del raggio della rocchellina, il filo si può svolgere senza toccare l'orlo della rocchellina. Per evitare il sollevamento del campanello durante la rotazione, questo è fermato da una spirale di ferro sforzata sulla cima del fuso ("atasso", "atàss" in dialetto). Nell'intelaiatura del piantello si trovano anche i rocchetti o rocchettoni ("rocchelle") sui quali si raccoglie la seta tòrta: rocchetti in legno, con anima scanalata, ampie flange e canale centrale con fori di uguale dimensione (i rocchetti che si infilano sul fuso verticale hanno invece, tipicamente, il foro inferiore di diametro maggiore poichè l'intero canale è rastremato verso l'alto in quanto complementare al fuso). Tali rocchettoni sono mossi per frizione da cilindri di legno foderati di velluto a coste trasversali, montati su lunghi alberi orizzontali in ferro (uno solo per entrambe le campate); ogni rocchettone è infilato su un fusetto a molla che può appoggiare in una sede "di marcia" o in una sede "di riposo": è possibile in tal modo fermare e togliere i singoli rocchettoni indipendentemente gli uni dagli altri. Il filo da torcere, svolgendosi dal rocchetto infisso sul fuso, passa prima attraverso il campanello, poi attraverso un'astina in ferro curvata ad "S" montata su un'asta ricurva ("veloce"), posta poco sopra, poi nel passafilo in porcellana della "zettiera" o "barbiniera", che si muove di un moto rettilineo alternato, comandato dalle "zetto" (dispositivo eccentrico che trasforma il movimento da circolare a rettilineo alternato), per finire sul rocchettone di raccolta. A corredo del piantello una scala scorrevole su ruote e dalla particolare forma che, appoggiata al torcitoio, consente di raggiungere il valico superiore: stretta e blandamente convessa nella parte bassa, molto più ampia e moderatamente concava nella parte alta; ha 5 gradini, con il primo in alto separato da una grande distanza dai sottostanti 4, che sono fra loro equidistanti. Un lungo e robusto listello, appoggiato su spallette sagomate e sporgenti, fa da rotaia per lo scorrimento delle ruote fissate ai montanti della scala.

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE