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pannello di boiserie,
post 1750 - ante 1782
Il pannello è applicato nella stretta porzione di parete a destra della porta ed è proprio la collocazione a determinarne la sagoma stretta ed allungata. Nell'insieme si compone di tre dipinti su tavola con fondo verde, figure in ocra e finitura a lacca. Il profilo del pannello è segnato da una sottile cornice modanata e dorata che segue anche il controno del dipinto centrale separandolo dagli altri due. La composizione dei dipinti è caratterizzata da una disposizione ad isolotti con radici a vista.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO pannello di boiserie
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MATERIA E TECNICA
tavola/ sagomatura/ pittura a olio/ laccatura
legno/ modanatura/ doratura
- AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Averoldi
- INDIRIZZO Via Moretto 12, Brescia (BS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La cosiddetta Sala Cinese di Palazzo Averoldi - identificata anticamente come Sala Verde - costituisce un unicum nel territorio bresciano per la decorazione a pannelli lignei laccati di soggetto orientale realizzati con fondo verde e figure in ocra. Attualmente si presenta come un insieme unitario e apparentemente omogeneo in tutti i suoi elementi che comprendono, oltre alla boiserie anche quattro dipinti sovraporte, una controsoffittatura lignea con dipinti su tavola e su tela e un fregio a con motivi a grottesche. Come tale è sempre stato interpretato dalla critica che considera degli originali cinesi le lacche componenti la boiserie e attribuisce le sovraporte e il medaglione centrale della volta alternativamente a Manfredini (Tanzi) o Teosa (Cretella). In realtà le ricerche archivistiche e la ricostruzione delle vicende storico - architettoniche di Palazzo Averoldi condotte da Pietro Balzani per la redazione della sua tesi di laurea (proposta in bibliografia) hanno fatto emergere alcuni significativi elementi che mostrano come l'aspetto attuale della sala sia frutto di interventi cronologicamente distinti e ascrivibili a diverse personalità artistiche. La boiserie composta da dipinti di tema orientale risulta essere l'elemento più antico della sala, messo in opera, probabilmente, fra gli anni Cinquanta e Settanta del Settecento. Alcuni inventari relativi ai beni e agli arredi di palazzo Averoldi risalenti alla metà del Settecento ed in particolare uno, databile agli anni 70/80 dello stesso secolo, citano ripetutamente una sala verde che viene usata come salotto da ricevimento e può essere facilmente identificata come la Sala cinese (il verde diventa l'elemento qualificativo della stanza ed è riduttivo ritenere che sia dovuto a una semplice tinteggiatura delle pareti, è più credibile immaginarlo riferito alla boiserie in stile orientale, prepotentemente caratterizzata da questo colore). Questa ricostruzione cronologica trova conferma anche in un accordo stipulato nel novembre del 1791 con il signor Girolamo Romano che riceve l'incarico per il "ristauro delle Assi, che servono di Tapezzeria alla stanza Verde accomodata alla Chinese, con figure ed alberi d'oro". E' una frase essenziale, ma in essa può trovare conferma la datazione proposta da Balzani per la realizzazione della boiserie fissata alla metà del Settecento. Se nel 1791, infatti, i pannelli in stile orientale necessitano di un intervento di restauro, è decisamente plausibile che siano in opera almeno da qualche decennio. Un secondo elemento che emerge è la relazione con i lavori di ammodernamento, ampliamento e decorazione pittorica che, proprio nell'ultimo decennio del XVIII secolo, si stanno svolgendo nelle sale limitrofe del palazzo che fanno parte del grande appartamento da parata voluto da Faustino e Giuseppe Chizzola. Le altre stanze vengono "fatte a nuovo", mentre nella sala verde vengono mantenute e restaurate le lacche, probabilmente perché viene riconosciuto loro un valore di unicità. Questo non significa, però, che anche qui non siano previsti interventi di ammodernamento. Balzani ha, infatti, rinvenuto nell'archivio privato della famiglia Averoldi pagamenti e accordi con Saverio Gandini per le opere realizzate e da realizzare nella camera verde (è documentato un saldo il 5 gennaio del 1791 per le opere fatte fino a quella data e un accordo datato allo stesso giorno per opere "da farsi" sempre nella camera verde). Stando ai documenti, Gandini deve coordinare il falegname incaricato di realizzare il controsoffitto ligneo e i pannelli che rivestono la parte inferiore delle pareti e di procedere, poi, al loro decoro. Si deve occupare anche del cornicione con le mensole e il fregio e di tutte le campiture della volta ad esclusione del medaglione centrale. Quest'ultimo spetta ad un pittore di figura che può essere identificato con Giuseppe Teosa che riceve dei cospicui pagamenti nel corso del 1791. Per la doratura del cornicione del soffitto interviene anche il doratore Giuseppe Mondini come testimonia una fattura emessa il 24 giugno 1791. Questi nuovi elementi documentari e le precisazioni cronologiche riaprono il dibattito critico relativo ai tempi e ai modi alla diffusione del gusto orientaleggiante nel territorio bresciano e sull'autografia dei pannelli lignei che già Stefania Cretella riteneva essere non originali cinesi, ma "dipinti in stile".
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CONDIZIONE GIURIDICA
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