Veduta di città

decorazione a intarsio, ca. 1522 - ca. 1523

Gli undici pannelli presentazione una medesima impostazione: armadi dalle ante prospetticamente aperte che mostrano interni animati da strumenti musicali, come il liuto dalle corde rotte, simbolo di caducità della vita, o solidi geometrici tratti dai disegni di Leonardo da Vinci a corredo del De Divina Proportione di Luca Pacioli, silenziose architetture a pianta centrale o dalla facciata rinascimentale, strumenti astronomici, un teschio circondato da un ramo di ulivo quale memento mori, libri, candele, un ostensorio, il turibolo e l'aspersorio ingentiliti da un ramo di candido gelsomino o dal giglio, una zucca verde, una silente ideale veduta di città.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO decorazione a intarsio
  • MATERIA E TECNICA legno/ intarsio
  • ATTRIBUZIONI Giovanni Da Verona (1457 Ca./ 1525)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Duomo - complesso
  • INDIRIZZO Piazza della Vittoria, Lodi (LO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il 1517 fu un anno significativo per gli Olivetani, in quanto il priore Filippo Villani dell'Abbazia di Villanova Sillaro, il primo insediamento sorto nel 1427, promosse la costruzione in Lodi di una nuova chiesa dedicata all'Annunciata da erigersi nella zona dei Borghi di Porta Cremonese. La costruzione, che comprendeva anche il monastero, dovette procedere alacremente tanto che nel 1522 lo stesso priore si accordava con fra Giovanni, allora a Verona presso la chiesa di Santa Maria in Organo , per la realizzazione di "quadri 33 di prospettive" da collocarsi nel coro, pagati 30 o 40 ducati larghi d'oro, per un totale di trecento . A causa della morte dell'artista, avvenuta nel 1525, il ciclo risultava costituito solamente da 23 specchiature. Mandate a prendere a Verona, non furono subito poste nel coro dell'Annunciata ma collocate nella chiesa di Santa Chiara Vecchia, dove vi erano le tre sorelle del priore, monache clarisse. La chiesa olivetana, infatti, era ancora in costruzione ma, a causa della morte nel 1528 Filippo Villani si decise si abbattere l'Annunciata e di utilizzarne il materiale per la ricostruzione, all'interno delle mura della città, della chiesa di San Cristoforo, un tempo degli Umiliati e poi dal 1553 degli Olivetani. Cinque anni dopo il reverendo padre don Refrigerio da Lodi, governatore della città, faceva "restaurare" le tarsie da Giovanni Pietro Capodiferro per poi collocarle nel mese di dicembre nel coro vecchio della chiesa di San Cristoforo. Il padre olivetano Vincenzo Sabbia così descrive la loro antica collocazione: ?Et il mese di dicembre gli mese in opera nel coro vecchio della chiesa di Santo Christoforo 16 quadri, accomodò nella detta chiesa, et 7 ne mese nel refettorio, con gli ornamenti, et steteno così insino fu fornito la chiesa nuova. L'anno 1586 essendo fornito la chiesa nuova, Don Agostino da Lodi, avendo cura della fabbrica, fece accomodare li suddetti quadri 23 con gli suoi ornamenti del coro, come stavano p[rim]a nel coro nuovo da m.r Paolo Sasono? . Ancora presenti nel Seicento come attesta Mancini nella sequenza degli abati di San Cristoforo alla data 1612: "Il R. Padre Semenza Micholli di Lodi essendo stato soprintendente alla fabbrica di detto Monastero con avanzi fece fare le sedie del Choro eccetto la sedia del P. Abate che fu fatta l'anno 1281, e nelle dette sedie vi furono aggiustate li ventitrè quadretti d'intarsiatura fatti da Fra Giovanni da Verona", notizia poi sostenuta anche dalla Historiae Olivetanae di don Secondo Lancellotti del 1623 . Rimaste in loco sino alla soppressione napoleonica del 23 giugno 1798, furono traslate in un momento impreciso nella chiesa di Santa Maria della Clemenza a San Bernardo, dove vennero ritrovate nel 1867 da Michele Caffi in numero di dodici: undici erano sparite. Nel 1965 vennero posizionate nel coro moderno della Cattedrale dove ancora oggi si conservano. Il ciclo è realizzato con diverse essenze lignee: noce scuro e biondo, ciliegio, platano, bosso, pero, al naturale oppure tinte o arroventate per ottenere le ombre; il violaceo palissandro e il nero ebano, di provenienza esotica, quest'ultimo usato per piccole zone. Opere che appartengono alla fase matura dell'attività dell'artista, virtuosistiche e luminose, percorse da riferimenti classicisti dell'Italia centrale, incrociata direttamente a Roma. Piaceranno anche a Callisto Piazza, che cita il liuto sormontato dai flauti nella lesena a destra del portale maggiore nella chiesa dell'Incoronata di Lodi.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Museo Civico di Lodi
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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