Putto con teschio, specchio e civetta
dipinto
1690||1640 - 1699||1650
Gherardini Alessandro (1655/ 1723)
1655/ 1723
profano
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Gherardini Alessandro (1655/ 1723)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Accademia di Belle Arti Tadini
- LOCALIZZAZIONE Accademia di Belle Arti Tadini
- INDIRIZZO Via Tadini, 40, Lovere (BG)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è registrato nelle prime guide della Galleria (1828, 1837) come opera di "Autore incerto". "189. Un fanciullo tiene nella mano destra uno specchio col quale riflette alcuni raggi, e colla sinistra si appoggia ad un cranio. Sopra un libro posto nel davanti evvi un gufo sovra al quale nel fondo sta scritto in caratteri maiuscoli: nec horret nec timet. p. Opera d'autore incerto." Tale resta anche per Frizzoni (1902) e per Enrico Scalzi (1929).\n\nLa prima proposta attributiva con un riferimento a Alessandro Varotari, detto il Padovanino sembra legata a Giuseppe Fiocco (comunicazione orale, 1959). \nSuccessivamente Marco Rosci (comunicazione orale, 1982, registrata in Pinacoteca 1966) sposta il problema verso il fiorentino Alessandro Gherardini. \nL'inventario (Pinacoteca 1966) registra quindi una proposta, non esplicitata, a favore di Luigi Miradori detto il Genovesino (un'ipotesi, quest'ultima, esclusa da Marco Tanzi). \nVa infine registrata la proposta di Angelo Mazza (comunicazione orale, 2012) a favore dell'ambito di Guercino. La proposta è condivisa e articolata da Fiorella Frisoni (scheda in L'incanto svelato 2018), che propone una datazione intorno al 1640 circa. \n\nDal punto di vista iconografico, il dipinto rientra probabilmente nell'iconografia della "Vanitas". La citazione "Nec horret, nec timet" potrebbe essere desunta da un testo di Sant'Antonino Pierozzi, vescovo di Firenze,\n\nMarco Albertario
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- ENTE SCHEDATORE R03/ Accademia di Belle Arti Tadini
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0