Stanza di Giuditta. Giuditta mostra al popolo la testa di Oloferne
decorazione plastico-pittorica,
ca.|| 1506||1640 - ca.|| 1506||1660
Viani, Antonio Maria; Mango, Pietro (1555/1560-1630 Post; Notizie Sec. Xvii)
1555/1560-1630 post; notizie sec. XVII
L'ambiente si trova in un'ala della Domus Nova, all'interno dell'Appartamento Ducale. È fregiata da quattro grandi tele con scene della vita di Giuditta. Separano le tele lesene con candelieri dorati su fondo azzurro. Il soffitto a cassettoni lignei è caratterizzata dall'impresa del crogiolo.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO decorazione plastico-pittorica
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MATERIA E TECNICA
legno/ doratura
legno/ pittura
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Viani, Antonio Maria; Mango, Pietro (1555/1560-1630 Post; Notizie Sec. Xvii)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Ducale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale - complesso
- INDIRIZZO Piazza Sordello, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nell'estate 1601, prima di partire per la sua terza spedizione in Ungheria, Vincenzo I Gonzagha (1562-1512) diede principio a una nuova "fabbrica di Corte Vecchia". Era prevista la ristrutturazione della quattrocentesca Domus Nova con l'aggiunta di nuovi fabbricati. Ne risultò il nuovo grandioso Appartamento Ducale, il principale del palazzo, sede anche di tutti i duchi successivi e a disposizione dell'autorità governativa fino in epoca napoleonica. L'architetto Antonia Maria Viani - di origine cremonese, giunto a Mantova nel 1592 dopo un'esperienza artistica nella raffinata corte bavarese di Guglielmo V Wittelsbach - ricavò monumentali stanze riducendo il numero dei piani interni della costruzione fancelliana. Pur nell'unità costituita dal carattere sontuoso e dalla vastità degli ambienti, gli apparati ornamentali delle singole sale presentano differenti soluzioni di gusto: in alcune stanze furono collocate decorazioni in legno dipinto e dorato provenienti dal Palazzo di S. Sebastiano, voluto dal marchese Francesco II nei primi anni del Cinquecento. Il recupero di arredi rinascimentali, di indiscusso pregio e valore simbolico - a suo tempo i soffitti erano stati ammirati dal viceré spagnolo di Napoli che ne aveva chiesto i disegni - rientrava nelle concezioni di Vincenzo, che amava anche collezionare dipinti del primo Cinquecento. Per le due stanze di Giuditta e del Crogiolo venne reimpiegato il soffitto della sala maggiore del palazzo di Francesco II, dove erano collocati i Trionfi di Cesare di Mantegna. (BERZAGHI 2003, pp. 246-248). Il soffitto a cassettoni lignei è caratterizzato dall'impresa del crogiolo. L'impresa venne adottata in seguito alla celebre battaglia di Fornovo, l'importante vittoria del 6 luglio 1495 ottenuta dal Gonzaga al comando dell'esercito della Lega Italica contro Carlo VIII di Francia: un fascio di verghe d'oro è messo a fondere in un crogiolo perché ne sia saggiata la purezza, simbolo della fedeltà di Francesco II agli impegni militari. La stanza è fregiata da quattro grandi tele seicentesche, realizzate dal napoletano Pietro Mango, pittore di corte di Carlo II Gonzaga Nevers, con scene della vita di Giuditta (Giuditta all'accampamento di Oloferne, Il convito di Oloferne, Giuditta decapita Oloferne, L'esposizione della testa di Oloferne). Lesene con candelieri dorati su fondo azzurro separano le tele. Questi scuri dipinti sono databili probabibilmente alla metà del Seicento, durante la reggenza di Maria Gonzaga, madre di Carlo, alla cui personalità ferma ed energica dovrebbe alludere la figura di Giuditta. Nella sala, in origine chiamata "degli Staffieri", è oggi esposta la serie con il Cristo e gli undici Apostoli, dipinta da Domenico Fetti nel 1620 circa. Il tavolo in commesso e intarsio di pietre dure, qui collocato, è di probabile manifattura romana ed è databile alla fine del XVI secolo.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- ENTE SCHEDATORE R03/ Provincia di Mantova
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0