Cupido dormiente con due serpenti. Cupido dormiente

scultura, ca. 1550 - ante 1584

Scultura in marmo raffigurante un fanciullo addormentato. La faretra, l'arco, la coroncina di rose tra i capelli e le ali identificano il soggetto mitologico in Cupido. Due serpi cingono la vita del dio dell'amore.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA marmo scultura
  • AMBITO CULTURALE Produzione Romana
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo della Città
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo di S. Sebastiano
  • INDIRIZZO Largo XXIV Maggio, 12, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il bellissimo fanciullo dalle proporzioni perfette, dal viso angelico ammorbidito dal sonno, appare essersi lasciato andare ad un sonno profondo ed innocente direttamente sulla nuda terra. La presenza della corona di rose tra i capelli ricciuti, attributo di Venere, delle piccole ali e soprattutto la presenza dell'arco e delle frecce custodite entro il turcasso dichiarano in modo incontrovertibile la sua identificazione con Eros fanciullo. Riverso sulla schiena, il braccio destro adagiato lungo il corpo, il sinistro piegato a proteggere in un gesto di possesso le armi, il piccolo Eros è colto e raffigurato con una dolcezza disarmante rafforzata dalla tenerezza delle guance paffute e dalla resa setosa e morbida degli incarnati, lavorati nel marmo con notevole sapienza ed esaltati nella morbidezza grazie anche al contrasto con la lavorazione irregolare e scabrosa del ruvido giaciglio.Contrasta con l'innocenza del fanciullo la presenza delle due serpi che si fronteggiano sul suo ventre, una avvolta le spire attorno all'avambraccio destro, l'altra sgusciata sotto la mano sinistra del dio addormentato. Il loro significato non è stato ancora decodificato correttamente ma la loro presenza può essere riferibile tanto ad una dimensione neoplatonica tipica di molte corti italiane a partire dalla fine del Quattrocento, quanto alla cultura emblematica di metà Cinquecento. L'opera apparteneva alle collezioni di Vespasiano Gonzaga. Dal 1584 è infatti registrata come presente nel Palazzo Ducale di Sabbioneta, nella stanza dei Miti, entro una specchiatura ovale sopra la finestra. Passato alla fine del Settecento (1774) nel Museo Statuario istituito a Mantova da Maria Teresa D'Asburgo, l'opera, di proprietà civica, è passata in Palazzo Ducale dove è rimasta dal 1917 al 2005 quando è stato istituito il Museo della Città di Palazzo San Sebastiano.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Comune di Mantova
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2013||2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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