Sant'Agostino in cattedra. SANT'AGOSTINO IN CATTEDRA
Scomparto centrale di polittico smembrato.\nSant'Agostino in cattedra è assiso su un faldistorio rosso con decorazioni dorate a protomi e zampe leonine. Indossa una mitria, una ricca veste pontificale blu trapunta d'oro su un saio agostiniano bianco. Ha il capo leggermente ruotato verso destra mentre lo sguardo si svolge dalla parte opposta. Benedice con la destra e tiene il libro della sua Regola nell'altra mano. Due figure oranti inginocchiate ai suoi piedi: a sinistra un frate con saio scuro e pastorale terminante con una testa di drago; a destra un frate agostiniano con veste bianca e manto purpureo, probabilmente un canonico regolare di difficile identificazione. In alto quattro angioletti, di cui due reggenti una tenda e gli altri due una croce ed un libro, sono aggiunte seicentesche.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Ambito Veneziano
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ATTRIBUZIONI
Jacobello Di Bonomo (notizie 1375-1385)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici di Pavia
- LOCALIZZAZIONE Castello Visconteo
- INDIRIZZO Viale XI febbraio, 35, Pavia (PV)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola raffigurante Sant'Agostino in cattedra costituiva lo scomparto centrale di un polittico smembrato che il Peroni (1981) ha tentato di ricostruire sulla base di una descrizione dell'opera in un rogito notarile del 19 aprile 1599, rogato da Gian Giacomo Cerri, che indica l'articolarsi del grandioso polittico in una quarantina di figure (cfr. immagine allegata). Secondo il Peroni quindi, dovevano esserci dodici figure di Santi nel registro principale, sei a destra e sei a sinistra di Sant’Agostino; nel registro superiore dovevano esserci gli Evangelisti, i Dottori della Chiesa e l'Annunciazione a lato della Madonna col Bambino; infine, nella predella doveva essere dipinta al centro la figura di Cristo attorniata da ambo i lati dal collegio apostolico.\nLa ricostruzione è stata di recente messa in discussione da Andrea De Marchi (2011) che suggerisce una struttura più compatta e meno "scalare" del polittico con due livelli di santi disposti a gruppi da tre; gli Evangelisti e i Dottori forse disposti a coppie; l'Annunciazione nel registro superiore; la Madonna col Bambino tra due santi nella cimasa; infine, i dodici apostoli nella predella con Cristo al centro.\nUn documento del 1392 (Maiocchi ms. 1900, 1937; Casacca 1905-1915, 1905) indica il costo e la provenienza della tavola prima che venisse collocata nella chiesa agostiniana di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia: “un quadro grande posto sopra l’altare maggiore che in Venezia costò con la vittura 200 fiorini”.\nÈ probabile che la tavola non sia stata eseguita oltre il 1380 perché le spese per la fattura e l'allestimento in San Pietro in Ciel d'Oro non vengono menzionate nel Liber expensarum del convento, datato appunto 1380-1420.\nLa storia attributiva del pezzo è stata parecchio travagliata. Inizialmente era stata assegnata dal Maiocchi (ms. 1900 ca.) a un pittore toscano. Il primo ad aver riferito il dipinto all'ambito lagunare invece è stato Bettini (1953), che lo attribuisce a Paolo Veneziano. Roberto Longhi (1946) chiama in causa il primo periodo del veneziano Jacobello del Fiore. Ferdinando Bologna (1952) si allontana invece da queste due attribuzioni e crea una nuova personalità, ovvero il "Maestro d'Arquà", a suo parere seguace di Lorenzo Veneziano a cui riferisce anche il polittico eponimo collocato nell'oratorio per la Santissima Trinità di Arquà Petrarca, oggi da inserire nel catalogo di Veneziano.\nUgo Bicchi (1957) propone l'attribuzione a Lorenzo Veneziano stesso e indica come luogo di provenienza della tavola pavese la chiesa agostiniana di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia. Alcuni anni più avanti, anche il Peroni (1981) manterrà questa linea.\nPallucchini (1944) riprende l'ipotesi di Bologna e identifica il "Maestro d'Arquà" con la fase giovanile di Jacobello di Bonomo; concordano in seguito Muraro (1969), D'Arcais (1992) e Guarnieri (2005). Il Boskovits qualche anno dopo ritorna su Paolo Veneziano (2009).\nDal punto di vista stilistico è evidente che Jacobello di Bonomo si sia reso un attento interprete della pittura di Lorenzo Veneziano a partire dalla minuzia descrittiva dei volti delle figure oranti, dalla finezza del tratto, dall'utilizzo della punta di pennello e dai passaggi chiaroscurali soffusi. Il dipinto unisce la solennità di matrice bizantina che traspare dal Santo assiso con la sensibilità descrittiva tardogotica, la monumentalità e l'esuberanza decorativa.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Musei Civici di Pavia
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0