Pala Bottigella. Madonna con Gesù Bambino in trono tra i Santi Stefano, Girolamo, Matteo, Giovanni Battista, i beati fra Domenico da Catalogna, Sibillina de' Biscossi e i committenti Giovanni Matteo Bottigella e Bianca Visconti
Un sottarco a cassettoni con fiori dorati su fondi policromi alternati introduce all'ambiente della Sacra Conversazione. Al centro di un unico spazio, un sacello coperto da una volta a crociera con cielo blu lapislazzulo punteggiato di stelle e concluso da un'abside dorata a forma di conchiglia, la Vergine col Bambino. Siede su di un trono, coperto da un drappo rosso ricamato, poggiante su una base decorata da intarsi marmorei. Gesù Bambino tende le braccia verso il committente della pala, Giovanni Matteo Bottigella, esponente di una delle più prestigiose famiglie gentilizie pavesi, "miles ducalis consiliarius" (carica ottenuta nel 1477), inginocchiato a sinistra, di profilo, anziano, con una sontuosa veste damascata ed un tocco rosso in mano; è presentato alla Vergine dal beato Domenico di Catalogna, fondatore dell'antico Ospedale S. Matteo. Di fronte a lui, in posizione simmetrica, la moglie Bianca Visconti, di profilo, a mani giunte, con un saio scuro e un velo bianco, viene presentata dalla beata pavese Sibillina Biscossi, parente dei Bottigella. I beati locali e i donatori sono individuati da iscrizioni a caratteri capitali disposte sul gradino del trono e sul pavimento. La scena è completata dai Santi a sinistra Matteo e Giovanni Battista e a destra Gerolamo e Stefano.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
legno di pioppo
tavola/ doratura
tavola/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Scuola Lombarda
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ATTRIBUZIONI
Foppa, Vincenzo (1430-1516)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici di Pavia
- LOCALIZZAZIONE Castello Visconteo
- INDIRIZZO Viale XI febbraio, 35, Pavia (PV)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La Sacra conversazione è uno dei più celebri dipinti conservati nei Civici Musei di Pavia, meglio conosciuta come "Pala Bottigella", dal nome del committente. In origine custodita nella cappella di famiglia dei nobili Bottigella, annessa alla sacrestia della chiesa domenicana di S. Tommaso a Pavia, è posizionata sull'altare che custodisce le spoglie della beata pavese Sibillina Biscossi, acquistate dal Bottigella stesso. In seguito alla soppressione giuseppina del convento nel 1786, l'ancona con altri beni della famiglia gentilizia, viene trasferita da Baldassarre Bottigella in palazzo Bottigella poi Carminali (in corso Cavour). Nel 1887 viene donata dagli ultimi eredi, i fratelli Siro e Luigi Vico, alla Civica Scuola di Pittura (acquisita e consegnata effettivamente alla Scuola il 15 aprile 1897; esposta nella Sala Reale, n.21), nel 1912 è data in permuta al Museo Civico di Storia Patria; infine nel 1980 esposta nella Pinacoteca Malaspina dei Musei Civici del Castello Visconteo. E' un'opera che riveste un ruolo di grande importanza nel panorama della pittura lombarda rinascimentale, costituendo uno dei primi esempi in questa area di un'ancona in cui le figure sono raggruppate in un unico spazio reso unitario dalla prospettiva, quindi non più inserite in un polittico a scomparti come in età gotica. L'attribuzione a Vincenzo Foppa (1427/30-1515/16) è oggi concordemente accettata da tutta la critica che in passato aveva proposto i nomi di Bergognone (Calvi, Magenta), Bernardino de' Rossi (Crowe, Cavalcaselle), Leonardo Vidolenghi (Maiocchi, Ffloulkes); saranno Berenson e Wittgens a riconoscerne per primi l'autografia. Più complessa risulta invece la questione della datazione. E. Arslan, data la pala tra il 1480 (poco dopo la morte di Fra Domenico) e il 1486 anno della morte di Bianca e primo tra i critici pensa che i due beati siano stati "forse aggiunti più tardi". A. Peroni ritiene che l'aggiunta delle due figure possa essere avvenuta in corso d'opera. G. Romano propone di anticipare la data dell'elaborazione della tavola pavese a metà anni Sessanta del Quattrocento, rapportando stilisticamente i Santi della pala con i con i busti di apostoli affrescati nella cappella Portinari in Sant'Eustorgio a Milano (1464-1468), sostenendo anche che il dipinto pavese sarebbe stato lasciato incompiuto nella bottega del pittore, per ultimarlo poi tra l'ottavo e il nono decennio del XV secolo. Dopo la morte del fra Domenico nel 1478, sarebbero stati aggiunti i due beati e nel 1487 "per mano di un maestro foppesco" sarebbe stata ritoccata e invecchiata la coppia dei committenti. D. Vicini concorde, propone di datare l'aggiunta del beato a un momento successivo, legato alla pestilenza diffusa a Pavia tra maggio e luglio 1485, preannunciata da una profezia di fra Domenico. Per Matteo Ceriana, che si avvale anche degli esiti di riflettografie, l'ancona sarebbe stata iniziata dopo il 1477, quando Foppa avendo ultimato la decorazione della cappella Averoldi nella chiesa del Carmine a Brescia torna a Pavia. Le indagini riflettografiche sembrano confermare l'ipotesi che la pala sia stata eseguita almeno in due momenti diversi, evidenziando due pentimenti. Il primo risultante dal disegno preparatorio è la diversa posa del piede destro di G.M. Bottigella, in obliquo, di tre quarti, in forte scorcio davanti al gradino. La correzione dell'arto del committente sarebbe stata apportata durante la stesura del disegno preparatorio per lasciare spazio al beato Domenico. L'altro pentimento riguarda l'abito di Bianca Visconti: al di sotto del severo saio scuro esiste una veste chiara e più aderente, cambiata probabilmente per volere dei familiari a causa della morte della loro congiunta il 27 marzo 1486 (ritratto post mortem).La presenza di queste due modifiche nella composizione, unitamente alla resa di peggior qualità, dei due beati domenicani, ha suggerito agli studiosi l'ipotesi che le figure della porzione inferiore del dipinto, i committenti e beati in particolare, possano essere aggiunte in corso d'opera o successive (per alcuni addirittura realizzati da un aiuto) rispetto al gruppo Madonna con Bambino e Santi. La tavola doveva essere conclusa entro il 1486-1487 come si deduce da un documento datato 26 maggio 1487 in cui Filippo Bottigella, figlio di Giovanni Matteo morto da sette mesi, deve provvedere al pagamento dell'intagliatore e doratore Giovanni Siro Cattaneo da Brignano che ha ultimato la grande cornice dell'ancona. Le riflettografie e le analisi sui pigmenti portano ad escludere l'ipotesi che la stesura pittorica dei beati possa essere stata eseguita in un secondo tempo, si può parlare di pentimenti e correzioni in corso d'opera. Quindi l'avvio dell'opera si colloca poco dopo la morte di fra Domenico 1478, che è rappresentato con l'aureola in veste di beato e la conclusione probabilmente nel 1487 anno del saldo della cornice a Giovanni Siro Cattaneo.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Provincia di Pavia
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0