Ritratto di giovanetto col petrarchino. Ritratto di giovane
Il ragazzo è rappresentato a mezza figura, in scala ridotta rispetto al naturale, con il busto di profilo e il capo volto a guardare l'osservatore. Con entrambe le mani, di cui solo la destra è guantata, tiene il petrarchino con legatura e nastri in cuoio. Il giovane imberbe ha corti capelli biondi e la nuca coperta da un piccolo berretto nero con risvolto impreziosito da una catenella Indossa una giubba color gridellino col bavero fissato lungo tutta la spalla che copre l'attaccatura della manica. La veste è decorata a galloni in velluto nero a disposte a fasce parallele e diagonali interrotte; Il basso colletto della camicia ricamato in verde è chiuso da un cordoncino bicolore; un' altro cordoncino a ricamo chiude l'orlo sagomato e arricciato dei polsini. Fondo con tendaggio verde drappeggiato. La posa suggerisce che il lettore stia seduto, forse appoggiato a un tavolo con il gomito destro, e sia stato interrotto di sorpresa dalla lettura.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
olio su tavola
- AMBITO CULTURALE Ambito Veneziano
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ATTRIBUZIONI
Lotto Lorenzo (1480 Ca./ 1556-1557)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
- LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
- INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ritratto giunge alle Civiche Raccolte d'Arte con il legato De Cristoforis Malachia, nel 1876, dove figura come opera di autore anonimo. L'attribuzione a Lorenzo è di qualche anno successiva e confermata da Berenson nel 1895 e nel 1901. L'operea viene datata al 1526 in relazione con il "Ritratto di Domenicano" del Museo Civico di Treviso, datato 1526, e con il il "Ritratto di giovane uomo" degli Staatliche Museen di Berlino, provenienti dalla Collezione Giustiniani di Venezia. La collocazione a ridosso del ritratto Berlinese è confermata da Adolfo Venturi nel 1929. Nel 1955 Berenson conferma le analogie con il ritratto di Terviso e la datazione al 1526. Questa ipotesi è confermata da Caroli (1975, 1980) e da Fiorio (1987). Peter Humfrey (1987) ritiene che questo ritratto sia il primo eseguito al ritorno a Venezia da Lotto nel 1526 e sia contemporaneo al "Ritratto di giovane che tiene in mano uno zampino d'oro" del Kunsthistorisches Museum di Vienna. La posa e la direzione dello sguardo trovano ispirazione nei modelli giorgioneschi. Un confronto è istituito dallo studioso con il "Pastore con il flauto" di Sebastiano del Piombo del 1508-1510 (Earl of Pembrocke, Wilton House). In particolare, nello schema rivisitato del ritratto in azione interrotta del modello giorgionesco, Lotto esprime un personalissimo naturalismo nell'indagine psicologica, prima ancora che nella cura descrittiva. Entro uno spazio conciso, e pertanto funzionale a focalizzare una condizione psicologica momentanea, si restituisce una forte complessità di intenzioni espressive che si fissano nello sguardo. Lotto conferma qui la sua capacità di forzare l"unità melodica" (Pignatti, 1953) del modello giorgionesco, con elementi descrittivi, come i dettagli del costume, per attirare l'attenzione ad una più immediata esperienza di osservazione, diversa dalla magniloquente ritrattistica di Tiziano (Banti, 1953). Il ritratto trova riferimenti negli esempi veneziani del momento, i citati ritratti di Treviso e di Berlino, e nel "Ritratto di giovane che tiene in mano uno zampino d'oro" di Vienna. La scioltezza della stesura pittorica e la morbidezza del chiaroscuro si riferiscono ad una sensibilità patetica ed effusiva che si manifesta all'inizio della produzione marchigiana nel 1527. La critica si è spesso soffermata in interpretazioni di carattere psicologico, spesso mosse da analisi della fisionomia. Vicenzi (1915, 1923) qualifica i lineamenti come "quasi femminei". Per Anna Banti (1953, 1981) il personaggio è "favoloso [...] e inafferrabile come un pesce veduto in una boccia di cristallo" Vi sono poi le interpretazioni che considerano la modernità di interpretazione pittorica e stilistica, come Berenson (1952), Baroni e Dell'Acqua (1948-1949; 1952), Pignatti e Zampetti (1953). (Fossaluzza, 1997)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2009||2011||2014||2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0