Madonna col Bambino ("Madonna del libro"). Madonna con Bambino
Il dipinto è una tempera su tavola. Da una finestra aperta sul cielo solcato da nubi, si affaccia la Vergine a mezza figura. Cristo Bambino in piedi, benedicente, su un davanzale. La Vergine ha nella mano sinistra un libro. Appeso alle sue spalle un filo di corallo. Madonna aureolata, con velo, manto blu e veste rossa. Il Bambino indossa una camiciola. Il profilo della Madonna è inciso a stilo sulla preparazione. L'attuale cornice intagliata e dorata, con rosette a quattro angoli, proviene dal Museo Artistico Municipale e risale all'Ottocento, sul modello delle cornici a "cassetta" diffuse tra XVI e XVII secolo. Sui due lati e sul margine superiore della tavola si legge un'iscrizione a lettere capitali: AVE.SANCTISSIMA . MARIA: PORTA. PARADIXI. DOMINA. MONDI. SINGULARISSIME. VIRGO. SINGULARIS. TU. CONCEPISTI. Nell'aureola della Vergine è scritto AVE. GRATIA. PLENA. DOMINUS. TECUM. BENEDI...
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tempera e oro su tavola
- AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
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ATTRIBUZIONI
Foppa Vincenzo (1417-1420/ 1516)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
- LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
- INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera entra ai Musei Civici nel 1863 con il legato Antonio Guasconi. L'attribuzione a Foppa, proposta da Jacobsen nel 1901, viene confutata da Malaguzzi Vaeri nel 1902. Nel 1909 Foulkes-Maiocchi ipotizzano che la tavola, di piccole dimensioni, ma di concezione monumentale, di grande accuratezza esecutiva, fosse dipinta per un committente di prestigio, come il Duca di Milano Francesco Sforza, nel 1463. Vi è individuato unanimemente dalla critica una vicinanza dell'autore allo spirito della scultura e soprattutto del bassorilievo in terracotta o marmo. La Wittgens, nel 1949 e nel 1956, vi individua per prima alcune componenti nordiche. Il sapore fiammingo è confermato dalla Castelfranchi-Vegas, nel 1983 e nel 1988. La datazione dell'opera dunque oscilla tra l'inizio e la fine del settimo decennio del Quattrocento, a seconda che sia ritenuta precedente o successiva alla decorazione della Cappella Portinari, nella Basilica di Sant'Eustorgio a Milano. Alcuni elementi per una nuova proposta di datazione sono suggeriti da Dallaj nel 1997 dopo che si era riconosciuta nell'iscrizione che incornicia il dipinto parte di una preghiera alla Immacolata Concezione, attribuita a Sisto IV durante gli anni del suo papato (1471-1474). Il culto dell'Immacolata Concezione, promosso dallo stesso pontefice e favorito dalla generosa indulgenza di undicimila anni che si riteneva legata alla recitazione della preghiera stessa, ha diffusione nel milanese in particolare dopo il 1482. Tuttavia, sottolinea la stessa Dallaj che on esistono prove che attestino la paternità sistina della preghiera. Inoltre inizia con le stesse parole della preghiera all'Immacolata anche un'orazione francescana trecentesca. Il dipinto, inoltre, ha i caratteri di un'opera destinata alla devozione. L'analisi stilistica dell'opera sottolinea il carattere ancora decorativo del cerchio inciso dell'aureola, del filo di corallo appeso in alto e dell'iscrizione che corre intorno al perimetro del dipinto, ma anche l'accurato studio del disegno architettonico, comune a molte opere di Foppa, come la "Crocifissione" dell'Accademia Carrara di Bergamo. Se, dunque, la sicura impostazione spaziale, il gioco illusionistico della finestra aperta sul cielo, la plasticità delle figure, la scultorea concretezza del volto della Vergine avvicinano l'opera al periodo di esecuzione della Cappella Portinari, ultimata nel 1468, altri elementi tendono a portare più indietro nel tempo, come il gusto decorativo dell'oro o il filo di corallo o ancora il panneggio della veste della Vergine. (Balzarini, 1997)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2009||2014||2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0