bottiglia - Mesoamerica||Cultura novoispana (secc. XVI/ XVIII)

bottiglia, secc. XVI/ XVIII

Bottiglia o brocca con manico laterale (rotto) in "bucchero indiano". Il corpo della brocca, poggiante su base circolare, presenta delle depressioni regolari. Il collo presenta invece una serie di elementi in rilievo, sormontati da una serie di cinque depressioni lineari che circondano il borso della brocca.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO bottiglia
  • MATERIA E TECNICA terracotta/ stampo
  • AMBITO CULTURALE Mesoamerica||cultura Novoispana
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Polo Arte Moderna e Contemporanea
  • LOCALIZZAZIONE MUDEC - Museo delle Culture
  • INDIRIZZO Via Tortona 56, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le terrecotte note come búcaros de Indias (buccheri delle Indie) e prodotte nel villaggio di Tonalá (Jalisco, Messico), così come le analoghe ceramiche prodotte a Panama e in Cile, ebbero ampia diffusione tra il XVI e il XVIII secolo. In particolare, le bottiglie e le coppe destinate alla conservazione dell¿acqua erano ritenute di grande valore poiché la terracotta utilizzata conferiva all¿acqua una caratteristica fragranza argillosa alla quale erano attribuite valenze medicinali. Se il nome búcaro deriva dal fatto che alcune di queste ceramiche erano di colore nero e ricordavano i buccheri europei, la più tipica terra rossa dell¿esemplare illustrato mostra chiaramente la derivazione di questa tipologia ceramica dalla terra sigillata romana. Il valore medicinale attribuito all¿argilla utilizzata per i búcaros de Indias era tale che tra il XVII e il XVIII secolo si diffuse il fenomeno della buccherofagia, cioè l¿ingestione di frammenti di ceramica finalizzata all¿ingiallimento della cute, alla cura di malesseri intestinali e alla riduzione del flusso mestruale; il costume era così diffuso che talvolta le penitenze comandate dai padri confessori includevano il passare almeno un giorno senza ingerire terracotta di Tonalá. Sappiamo anche che i nobili europei solevano portavano frammenti di búcaros legati al corpo in qualità di amuleti. Il precoce successo di queste ceramiche in Europa e in Italia è testimoniato dalle lettere che il fiorentino Lorenzo Magalotti scrisse nel 1695 decantando le qualità dei búcaros, di lì a poco frequentemente esposti e utilizzati in molte magioni nobili italiane. A riprova di questo, stanno i notevoli esemplari di búcaros de Indias oggi conservati al Quirinale, in diversi palazzi e musei fiorentini (Palazzo Ginori, Uffizi, Palazzo Pitti), così come presso il Palazzo Reale di Torino; la più importante collezione europea è però senza dubbio quella del Museo de América di Madrid, donata nel 1884 da Josefa de la Cerda y Palafox, contessa di Oñate.
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Mudec - Museo delle Culture
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2011
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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