decorazione plastico-pittorica (sec. XX)

decorazione plastico-pittorica, sec. XX

Posta al piano nobile del Museo Internazionale Design Ceramico (MIDEC), in posizione centrale all'interno del percorso espositivo, è collocata la sala dedicata al primo direttore artistico della Società Ceramica Italiana (SCI). L'ambiente, a pianta rettangolare, presenta, unici inserti decorativi, un antico camino e, sulla volta, un dipinto affrescato con amorini. L'intera sala celebra la poetica e le creazioni di Guido Andlovitz; la cui scelta espositiva non segue una disposizione esattamente cronologica, ma mira piuttosto a porre in evidenza materiali, cromie ed effetti stilistici.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO decorazione plastico-pittorica
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE MIDeC - Museo Internazionale del Design Ceramico. Collezione del MIDeC - Museo Internazionale Design Ceramico
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Perabò
  • INDIRIZZO Lungolago Perabò, 5, Laveno-mombello (VA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fondata a Laveno nel 1856, la ditta di Caspani, Carnelli e Revelli nel 1883 assunse il nome di Società Ceramica Italiana, divenendo una vera autorità nel settore. Numerosi furono i successi che ottenne nel corso della sua secolare storia, costellata anche dalla partecipazione e manifestazioni ed Esosizioni Internazionali, di cui tappa fondamentale fu costituita dalla nomina di Guido Andlovitz di direttore artistico e designer avvenuta nel 1923. Sotto la sua guida la manifattura conquistò un vasto pubblico, ottenendo un vasto consenso anche tra i critici e gli addetti ai lavori, come nell'ambito della prima Biennale di Monza del 1923. Un successo ampliatosi due anni dopo, quando i risultati ottenuti furono consolidati nella seconda edizione della medesima esposizione. Qui, nelle sale della II Biennale di Monza, tutti poterono respirare la sincera rivalità industriale tra la Richard-Ginori, con Gio Ponti, e la Società Ceramica Italiana (SCI). Andlovitz collaborò con l'azienda per quasi quarant'anni, introducendo nella produzione il principio della serialità per ampliare il bacino di utenza, abbassando i costi, diversificando i prodotti a seconda del pubblico di riferimento, ma mantenendo sempre alti i livelli dello stile e delle decorazioni di indiscutibile qualità ed eleganza. Arte e riproducibilità tecnica furono dunque i due capisaldi di Andlovitz, per il quale la diffusione della bellezza non costituiva unicamente una possibilità di espansione aziendale, ma anche un diretto di ogni singolo cittadino. Le sue creazioni e la sua produzione sono esposte nella sala a lui dedicata al Museo Internazionale Design Ceramico di Cerro situato presso il cinquecentesco Palazzo Perabò, che dal 1971 testimonia la storia ceramista del territorio che costeggia la sponda lombarda del Lago Maggiore. In primo piano sono posti i cosiddetti "articoli fantasia": una serie di realizzazioni in cui stile e forma si intrecciano in un continuo scambio. I motivi decorativi, figurativi, stilizzati o geometrici si alternano tra loro, arrivando perfino a modificare la forma stessa di vasi, cache-pot, scatole e candelieri. Questa vasta produzione - nel 1939 è pubblicato a colori un repertorio con 130 diversi modelli - testimonia la modalità operativa della Società Ceramica Italiana e di Guido Andloviz, che discostandosi da processi prettamente artigianali predilige criteri di industrializzazione del processo produttivo, al quale corrispondono criteri di economicità e ottimizzazione dei tempi di realizzazione e consegna dei lavori finiti. La medesima forma diviene, talvolta., il supporto per creare composizioni differenti con dipinti motivi eterogenei o un medesimo motivo decorativo è riproposto su forme differenti dando origine a un'offerta vastissima che si impone sul mercato anche per costi più contenuti. Seguendo questa idea di possibili e continue 'piccole' variazioni il numero degli oggetti cresce esponenzialmente anche in funzione dell'impiego di differenti colorazioni, smalti e finiture superficiali, spesso offerte nelle versioni lucida, opaca e sgocciolata. Al centro della sala è collocato l'imponente servizio da tavola "Vecchia Milano", presentato alla prima Biennale di Monza del 1923 ottenendo un enorme successo nel decennio successivo soprattutto in ambito milanese. Il servizio è ispirato alla tradizione settecentesca e, con il passare degli anni, si è arricchito di nuovi elementi e possibili variazioni, a conferma della politica della società che, modulando la decorazione, presentava una pressoché infinita serie di servizi, offerti anche con considerevoli differenze di prezzo. Nella sala è esposto il decoro 6641 con le architetture del Lago Maggiore, creato tra il 1926 e il 1927, che costituisce un'ideale carrellata per immagini dipinte degli scorci più suggestivi di Laveno Mombello, del Lago Maggiore e delle Isole Borromeo.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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