Natura morta
La loggia, costruita come cerniera ai due corpi di fabbrica (occidentale e meridionale) di Palazzo Branda, si presenta oggi fortemente rimaneggiata sia nella struttura interna che a livello di decorazione. Originariamente l'ingresso avveniva attraverso una piccola porta posizionata in corrispondenza dell'attuale passaggio alla sala della Quadreria, ma tale parete si presenta oggi molto deteriorata, il che rende l'identificazione dei personaggi alquanto complicata, nonostante siano state dalla critica identificate come raffigurazioni allegoriche delle Virtù. Ai piedi delle Virtù, è dipinto un lungo scranno munito di due ante (di cui quella destra attualmente perduta), contenente alcuni barattoli chiusi, dei contenitori aperti e un'anforetta. A fianco di questo armadietto, la superficie della parete venne completata con una serie di mazzi di fiori e cartigli su sfondo rosso, alternati a figure di volatili. Il soffitto ligneo a cassettoni è decorato con riproduzioni di numerosi stemmi araldici affiancati ad iscrizioni abbreviate relative i singoli membri appartenenti al casato dei Castiglioni.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Lorenzo Di Pietro; Schiavi, Paolo (1412-1480; 1397-1479)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Civico Palazzo Branda Castiglioni. Collezione del Museo Civico Palazzo Branda Castiglioni
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Branda
- INDIRIZZO Piazza Garibaldi, Castiglione Olona (VA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Concepita ed edificata insieme alla sottostante Cappella di S. Martino, la decorazione della Loggetta rinascimentale è stata attribuita dalla critica al pittore e scultore senese Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta (1410-1480), in occasione della riscoperta degli affreschi avvenuta nel 1963. Ad oggi la leggibilità dei dipinti è fortemente compromessa e quasi totale la scomparsa di ori e argenti applicati a pastiglia o mediante lamine, utilizzati dall'artista per assecondare il gusto del suo committente lombardo, più vicino al clima cortese della Milano viscontea che a quello toscano del pittore. Il ciclo pittorico, in precedenza considerato una raffigurazione di Eroi ed Eroine, è stato più di recente ricondotto dalla critica ad una serie di immagini allegoriche di Virtù: in realtà le due interpretazioni collimano e si fondono l'una nell'altra. E' infatti possibile che i cartigli di cui le figure si circondano, oggi non più leggibili, riportassero oltre a massime morali, anche nomi di membri del casato dei Castiglioni, a cui si riferiscono anche gli stemmi dipinti sul soffitto, e che dunque spiegherebbero l'associazione esistente tra i due temi: è ipotizzabile che dietro alle "Virtù" si nascondesse il ritratto allegorico di un divino "Eroe" della famiglia, a partire dallo stesso cardinal Branda. La parete che oggi consente l'accesso alla sala della Quadreria riporta infatti come prima figurazione, l'immagine del cardinale inginocchiato di fronte all'Imperatore Sigismondo di Boemia, seduto su uno scranno ligneo con in mano lo scettro e una sacca chiusa: il sovrano indossa un elegante abito che lascia scoperte le maniche rossicce della sottoveste; porta la barba a pizzetto e un copricapo a tesa alta sopra la testa. La raffigurazione del sovrano in atto di elargire doni (qui una borsa del denaro), viene di norma associata alla virtù della "Liberalità", dote fondamentale per un principe umanista e riconosciuta al cardinale in molti scritti dell'epoca che lo riguardano. Per quanto invece riguarda gli altri due personaggi della stessa parete, così fortemente danneggiati, l'identificazione è stata più incerta. Del primo, collocato al centro, si percepisce indossasse un abito a vita alta di colore rosso ed eleganti calzari: la presenza di un cartiglio con la scritta "karitas" ha portato ad individuare tale figura come legata al concetto di "Carità". Del secondo, sulla destra, si intravede la presenza di uno scudo ricoperto di cuoio e di una sola gamba, che farebbero pensare ad un personaggio in armatura da parata, riconducibile alla virtù della "Fortezza". Le tre figure femminili collocate sull'attuale parete dove si aprono le scale, sono state invece identificate più facilmente, per via del migliore stato conservativo. La prima sulla sinistra è raffigurata con i capelli scompigliati e le mani giunte in preghiera, circondata sopra e sotto da cartigli da cui oggi è impossibile ricavare l'iscrizione latina: essa è stata indicata come la "Speranza", per via delle mani giunte, tuttavia i capelli scompigliati della donna hanno portato ad associare la sua immagine anche a quella del suo opposto, ovvero la perdita della speranza che porta alla malinconia o "Mestizia", una forma di Beatitudine spesso raffigurata come una fanciulla piangente con le mani giunte. La figura al centro è caratterizzata dalla presenza di un agnellino, che viene tenuto tra le braccia e accarezzato: il suo abito, di gusto tardogotico, doveva essere di un brillante azzurro; i capelli ondulati sono raccolti dietro al collo e poi disposti ordinatamente sulle spalle. In essa si è vista una raffigurazione del'"Umiltà" o della "Mansuetudine", virtù particolarmente gradita a coloro che dovevano amministrare la giustizia, evitando il vizio dell'ira e contrastandolo con le caratteristiche qui rappresentate dall'agnello, ovvero la pazienza, la purezza e la semplicità. La donna sulla destra è l'unica rimasta a figura intera: indossa un lungo abito di colore giallo e ha i capelli raccolti dietro la nuca e ordinati in alcune trecce lasciate ricadere sulle spalle; in mano doveva tenere un ramoscello di cui si intravedono oggi solo alcune foglie, probabilmente di ulivo. Proprio per la presenza di questa pianta è stata ricondotta all'immagine allegorica della "Pace", in quanto il modo di reggere il ramoscello richiama alcuni suoi modelli iconografici in uso presso le corti italiane del Quattrocento. In questo senso la Loggetta venne concepita come un piccolo spazio riservato, separato rispetto alle altre sale del palazzo, ideale per meditare sulle virtù cristiane: è dunque ipotizzabile che il ciclo di immagini in essa dipinte sia stato sentito dal cardinale come necessario per aggiungere ai contenuti di carattere sacro già presenti nella cappella sottostante di S. Martino, anche alcuni spunti di comportamento di carattere più profano.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0