Adorazione dei pastori. Adorazione dei pastori
Il centro della composizione è rappresentato da Gesù bambino adagiato nella mangiatoia, ai lati del quale sono dipinti Maria e Giuseppe inginocchiati. Accanto alla Madonna appaiono il bue e l'asino, e tutto intorno si dispongono i numerosi pastori giunti per osservare la scena, i cui gesti e volti rustici si addicono quasi ad una scena campestre, anche per la varietà di atteggiamenti e tipologie. Alle spalle della Sacra Famiglia è dipinto un rudere, simbolo del Vecchio Testamento che lascia il posto alla nuova Chiesa fondata su Gesù. Da una finestra della costruzione spuntano due teste di pastori (o forse briganti) tipici della tradizione presepistica spagnola, ovvero uomini poveri che non hanno nulla da portare al Cristo se non il loro stupore. La parte alta della composizione è occupata al centro, sopra la capanna, da uno stuolo di angeli avvolti dalle nubi e dalla luce divina; mentre nell'angolo in alto a destra, in lontananza tra la vegetazione, è visibile un altro angelo che dà l'annuncio ai pastori.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Peterzano, Simone (1540-1596)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Maria Assunta in Certosa di Garegnano
- INDIRIZZO Via Garegnano, 28, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Terminati i lavori per le decorazioni lignee interne della chiesa (porta della parete divisoria e stalli dei cori), nel 1578 i padri certosini stipularono un contratto con Simone Peterzano per affrescare l'abside, nel quale indicarono con precisione l'apparato iconografico richiesto e diedero all'artista 14 mesi di tempo per completare il lavoro (nonostante alla fine ci mise circa 4 anni). La singolarità del contratto risiede nel puntiglio con il quale i certosini affrontarono gli aspetti iconografici, a testimonianza del loro alto livello di spiritualità. All'artista fu richiesto esplicitamente di attenersi a principi di decoro e di trattare le immagini sacre con devozione e rispetto, in modo da suscitare nei religiosi pensieri edificanti e sentimenti di contrizione. Mai si era entrati così apertamente nel merito di "come" un pittore avrebbe dovuto raffigurare una scena o un personaggio, per lo meno non all'interno di un contratto. In esso, oltre alle indicazioni iconografiche, comparivano anche le norme di comportamento che il pittore doveva rispettare durante la sua permanenza in Certosa, nonché i colori da utilizzare e alcuni aspetti teologici legati alla decorazione pittorica. Appare chiaro che tali precetti debbano essere visti in relazione con i dettami borromaici, che condannavano la libertà a cui la "maniera" aveva abituato gli artisti. San Carlo non si limitò infatti all'ammonizione, ma il suo intervento fu di carattere normativo, prevedendo misure disciplinari nei confronti di chi avesse disatteso le sue disposizioni. Rispetto all'esuberante messa in scena della cupola, le opere del presbiterio presentano un'impaginazione più sobria, in cui il tema dell'incarnazione di Dio viene trattato puntando sulla varietà degli episodi minori arricchiti da annotazioni di sapore naturalistico. Nonostante l'inventiva dei singoli dettagli tuttavia, la composizione risulta nel complesso mancare di sintesi: le figure appaiono infatti studiate singolarmente e poi accostate l'una all'altra, come tra l'altro dimostrato dal numeroso corpus di disegni dell'artista che non indagano quasi mai la scena nel suo insieme, quanto piuttosto i singoli personaggi, spesso quadrettati per il riporto dell'immagine. E' dunque evidente che qui Peterzano si adeguò allo spirito della controriforma, a volte rinunciando ad elementi di estro ed originalità, in favore di una "conversione post-tridentina" della sua pittura, più consona al tono devozionale della sua competenza ecclesiastica.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0