Storie della vita di san Bruno
Il ciclo di lunette dipinte da Daniele Crespi all'interno della navata centrale della Certosa di Garegnano, raffigura sette episodi della vita di San Bruno, fondatore dell'ordine certosino. La prima lunetta, sulla parete meridionale, raffigura la morte di Raimondo Diocrès, canonico della cattedrale di Parigi. Al centro della seconda lunetta è raffigurato il vescovo di Grenoble addormentato, che sogna l'edificazione di una nuova chiesa operata seguendo le istruzioni di Dio. Nella terza lunetta sono raffigurati San Bruno e i suoi compagni, che chiedono a Sant'Ugo vescovo di Grenoble di potersi ritirare fuori città per condurre vita eremitica. La quarta lunetta, collocata sulla parete settentrionale di fronte alla precedente, rappresenta la benedizione vescovile della prima pietra della "Grande Chartreuse", di fronte a numerosi certosini. Nella quinta lunetta la Madonna con il Bambino e San Pietro appaiono a San Bruno e ad alcuni monaci certosini. La sesta lunetta raffigura l'incontro tra San Bruno, colto in meditazione in mezzo al bosco, e il conte Ruggero di Calabria, durante una battuta di caccia. La settima lunetta, collocata in controfacciata, raffigura l'apparizione di San Bruno al conte Ruggero di Calabria al quale il santo svela una congiura ordita ai suoi danni.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO decorazione pittorica
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Crespi, Daniele (1598-1630)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Maria Assunta in Certosa di Garegnano
- INDIRIZZO Via Garegnano, 28, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La canonizzazione di San Bruno nel 1622 divenne l'occasione per una fioritura a livello italiano ed europeo di cicli iconografici dedicata al fondatore dei certosini e alle virtù ascetiche e contemplative dell'ordine. Daniele Crespi terminò nel 1629 il suo ciclo pittorico all'interno della Certosa di Garegnano, costituito da sette lunette raffiguranti storie tratte dalla vita del santo, circondate da santi e martiri certosini, e dalla decorazione della volta a botte, nella quale raffigurò quattro medaglioni centrali attorniati da angeli e monaci certosini. L'artista era all'epoca uno dei pittori più affermati a Milano dopo il Cerano (il quale però non si misurava con la tecnica ad affresco da tempo), grazie alla sua capacità di mediare il naturalismo della tradizione figurativa lombarda con il recupero dei modelli del classicismo emiliano e con le nuove e più vitalistiche ascendenze fiamminghe e rubensiane, che ben dimostravano l'adesione del Crespi alle istanze federiciane post-tridentine. In Lombardia non vi erano precedenti riguardanti la realizzazione di scene con storie di un santo lungo le pareti della navata di una chiesa, essendo queste di solito destinate ad essere rappresentate nei chiostri, tuttavia la canonizzazione del santo, preceduta dalla pubblicazione a Roma nel 1621 di una vita di San Bruno, ricca di avvenimenti, apparizioni, sogni e differenti ambientazioni, sicuramente dovette stimolare la scelta di riproporre più volte il tema all'interno di cicli pittorici e incisori. In Certosa il numero di scene fu strettamente legato agli intervalli suggeriti dalla struttura architettonica della navata, divisa in quattro campate intervallate da ampie fasce di raccordo sulla volta cui corrispondono, sulle pareti, archi ciechi divisi da coppie di paraste. Il ciclo si compone di un totale di sette lunette, sei delle quali collocate lungo le pareti della navata unica e una in controfacciata. A quest'ultima si collega anche un più ampio lunettone posto nella parte alta della parete, il cui finestrone centrale divide le due scene con Papa Urbano II che approva la regola dell'Ordine certosino (sulla sinistra) e San Bruno che rinuncia alla carica vescovile di Calabria per continuare a vivere la sua scelta contemplativo-monastica (sulla destra). Non è facile trovare indicazioni certe sulle fonti utilizzate dal Crespi per la realizzazione del ciclo. Sicuramente la pubblicazione a Roma di una serie di venti incisioni eseguite dal tedesco Theodor Krüger, di cui diciotto tratte da disegni di Lanfranco e datate 1620-1621, dovettero contribuire alla diffusione di un repertorio iconografico che poi sarebbe servito a molti artisti come modello. Quasi sicuramente, inoltre, dovette entrare in contatto con la famosa impresa del pittore spagnolo di origine fiorentina Vicente Carducho, che fra il 1626 e il 1632 dipinse per la certosa di Paular (Provincia di Madrid) cinquantasei tele di grande varietà e ricchezza compositiva, con le quali l'opera di Crespi mostra singolari assonanze. Pur avendo inoltre a disposizione per questo genere di narrazioni, ben importanti e collaudati esempi lombardi (es. i quadroni con le "Storie di San Carlo" nel Duomo di Milano), Crespi scelse di orientarsi maggiormente verso modelli centroitaliani, dotati di maggiore teatralità e varietà di ambientazioni, che andò sapientemente ad unire agli elementi più alti e significativi della pittura del Seicento lombardo, ponendosi dunque sul panorama artistico milanese come uno degli artisti più innovativi del momento.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0