Madonna orante

ciborio, secc. IV/ X

L'imponente ciborio è costituito da quattro colonne in porfido egiziano rosso poggianti su basi quadrangolari di granito e sormontate da capitelli in marmo bianco che sostengono una struttura in mattoni a cupola rinforzata da costoloni, nascosta all'esterno da quattro frontoni triangolari decorati con stucchi ad altorilievo. Dalla parte della navata centrale è raffigurata una scena di "Traditio Legis", ovvero la trasmissione del messaggio evangelico a San Pietro e San Paolo da parte di Cristo seduto in trono. Sulla faccia rivolta verso il coro, è invece raffigurato Sant'Ambrogio, mentre i Santi martiri Gervasio e Protasio gli presentano un diacono e un vescovo, che si inchinano verso di lui. Verso la navata sinistra è modellata la figura della Vergine, in piedi con la corona in mano, mentre il suo capo è sormontato dalla colomba dello Spirito Santo. Ai lati di Maria due donne si inchinano in preghiera con le mani giunte sollevate davanti al viso. Sul lato della navata destra è infine raffigurato un imponente vescovo incoronato da una mano celeste: verso di lui si stanno inchinando due personaggi che in capo portano una corona, forse due imperatori.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO ciborio
  • MATERIA E TECNICA pietra scultura
    porfido
    stucco/ modellatura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Lombarda
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Basilica di S. Ambrogio
  • INDIRIZZO Piazza Sant'Ambrogio, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Come confermato dal restauro del 1977, e nonostante l'impressione generale di grande unità compositiva che lo caratterizza, il ciborio fu eseguito sostanzialmente in due epoche successive, collocabili tra il IV e il VI secolo e il IX e il X secolo. Le colonne si associano ad altre quattro presenti in Milano già nel IV secolo, probabilmente provenienti dalla basilica di San Lorenzo, mentre i capitelli e le basi risalgono al V-VI secolo e la loro provenienza dovrebbe essere riconducibile ai lavori di ristrutturazione effettuati nella zona presbiterale della basilica ambrosiana dal vescovo Lorenzo. Posteriore al VI secolo è anche la realizzazione della prima versione della cupola, di cui diventa difficile ricostruire l'aspetto esterno. Al IX secolo risale, invece, il fastigio in stucco, aggiunto più o meno in concomitanza con la realizzazione del sottostante altare d'oro da parte del maestro germanico Volvinio, e, dunque, con la necessità di adeguare a nuovi stilemi figurativi anche la struttura ad esso sovrastante. I personaggi laici raffigurati nei rilievi sono stati dalla critica variamente identificati negli anni come personaggi realmente esistiti (gli imperatori Ottone I e Ottone II, con le rispettive mogli Adelaide e Teofano), oppure come figure simboliche. In questo secondo caso il vescovo insieme a Maria, rappresenterebbe la Chiesa Ambrosiana. A suggerire tale ipotesi ha contribuito l'identificazione della particolarissima corona posta sul capo del vescovo, come un diadema-reliquia (forse avvicinabile alla Corona Ferrea di Monza), che dunque starebbe ad indicare la legittimazione del potere ecclesiastico della Chiesa di Milano, cui anche i regnanti dovrebbero prostrarsi. Le decorazioni in stucco venivano all'epoca realizzate da una squadra di artigiani specializzati che delimitavano con uno strumento appuntito alcuni segni nell'intonaco nelle zone in cui dovevano essere modellate le immagini. Il lavoro di modellazione avveniva per strati successivi sovrapposti fino ad ottenere il modellato definitivo: lo stucco veniva mantenuto malleabile lavorando durante le stagioni calde oppure con l'aggiunta di gesso riscaldato. Qualche particolare era poi rifinito a secco e l'aggancio al supporto era ottenuto con chiodi o grappe metalliche. Lo stucco appare ad oggi di colorazione leggermente rosata a causa della mescolanza nell'impasto di argilla con ocra rossa per conferire colore al rilievo. Originariamente infatti l'opera era interamente policroma, sia sulle figure a rilievo che sullo sfondo, anche se è probabile che tali cromie siano scomparse in seguito ai diversi interventi subiti nei secoli, forse resisi necessari da un degrado già in atto per cause diverse fin dai tempi antichi. Per quanto riguarda la cromie originali, a nord e sud le colorazioni erano dominate da toni spenti e scuri, con variazioni di intensità di colore che sottolineavano nelle vesti le profonditàà delle pieghe, mentre sugli altri fronti i colori erano più intensi e variati, con tracce di decorazione a ricamo sui fondali. Le cuspidi furono eseguite da mani differenti, tutte rimaste anonime, ma attribuite dalla critica a tre differenti personalità sulla base delle differenze stilistiche. Indubbia rimane l'importanza della cultura nel ristretto panorama della plastica dell'alto Medioevo, sia per la sua raffinata bellezza, sia per l'enorme importanza affidata in un'opera come questa allo stretto legame tra scultura e architettura.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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