Altare dei Santi Pietro e Paolo. San Pietro e San Paolo

dipinto murale, post 1565 -
Da Monte, Giovanni (attribuito)
notizie 1541 ca.-1583

Dipinto murale raffigurante nella parte bassa i due santi Pietro e Paolo, affiancati dalle relative scene dei rispettivi martiri, sormontati da una colonna di angeli senz'ali e nuvole che culmina nella parte alta nella raffigurazione di due nudi umani circondati da angeli musicanti, con le braccia tese verso l'alto in direzione della colomba dello Spirito Santo. Sulla sinistra è dipinto San Pietro, con alle spalle un alto e robusto albero che arriva fino alla sommità del cielo: in mano tiene le chiavi, suo attributo caratteristico, e un libro; sullo sfondo alla sua sinistra, è raffigurata la sua morte avvenuta per crocifissione a testa in giù. Sulla destra è invece raffigurato San Paolo, con in mano una spada, un libro e i piedi appoggiati sopra altri volumi; sullo sfondo, alla sua sinistra, è dipinto il suo martirio, avvenuto per decapitazione presso le mura della città di Roma.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Da Monte, Giovanni (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Vittore
  • INDIRIZZO Piazza Vittorio Veneto, Meda (MB)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto murale è collocato nella prima cappella a destra della Chiesa di S. Vittore, in corrispondenza dell'altare dedicato ai Santissimi Pietro e Paolo, l'ultimo in ordine di tempo ad essere stato realizzato all'interno del complesso. L'opera è stata accostata dalla critica (Tosi, 2014) a Giovanni da Monte, la cui attività è documentata dal 1541: probabilmente originario di Monte Cremasco (presso Como), l'artista fu ampiamente attivo a Milano dove realizzò, tra le altre cose, le ante dell'organo della chiesa di S. Nazaro, raffiguranti le storie dei santi Nazaro e Celso, nonché di Pietro e Paolo. Il presente dipinto è segnalato in bibliografia come confrontabile con la decorazione da lui eseguita nella chiesa di S. Lorenzo a Lodi, che lo impegnò tra il 1566 e il 1568, frutto della forte relazione personale con San Carlo Borromeo e della ritrovata frequentazione con Antonio Campi, dopo una negativa vicenda che li aveva visti contrapposti nella realizzazione di una pala raffigurante la Resurrezione per la chiesa di S. Maria presso S. Celso a Milano. Il rapporto tra i due artisti è caratterizzato da una comune volontà di sperimentazione: pur riconoscendo infatti il ruolo della pittura locale cremasca, Da Monte dovette subito percepire come superata la sua "maniera", e si orientò verso la pittura veneta e la cultura figurativa di Genova, in linea con i desideri delle committenze lombarde. Per quanto riguarda il soggetto raffigurato, i SS. Pietro e Paolo sono considerati esponenti fondamentali della storia della Chiesa del I secolo e vengono spesso accostati dall'iconografia e dalla tradizione agiografica. Qui l'enfasi del racconto viene posta sulla storia del loro martirio, raffigurato sullo sfondo alle loro spalle. Sulla sinistra è dipinto San Pietro: il suo vero nome era Simone, poi cambiato da Gesù in "Kefa", che in ebraico significa "pietra" (da cui Pietro), a significare che su di lui avrebbe fondato la Chiesa. Nato in Galilea, egli era un pescatore di Cafarnao che conobbe Gesù tramite il fratello Andrea e venne da Lui chiamato a diventare "pescatore di uomini". Testimone della Trasfigrazione e dell'agonia nel Giardino del Getsemani, cercò di opporsi alla cattura di Cristo ma poco più tardi lo rinnegò tre volte, poi pentendosene amaramente. Fu il primo apostolo ad operare miracoli, a battezzare ed organizzare la Chiesa, pertanto viene identificato come il primo papa. Morì, come rappresentato nel dipinto, a Roma sotto Nerone, tra il 64 e il 67 d.C., crocifisso a testa in giù poichè si considerava indegno di morire come il Signore. Fin dal V secolo viene rappresentato vestito di tunica e pallio, come tutti gli apostoli, e la fisionomia del suo volto prevede capelli corti e ricci e barba ugualmente corta e ispida, secondo la descrizione fattane da Eusebio di Cesarea (secc. III-IV): tra i suoi attributi caratteristici, qui presenti, si annoverano il libro delle sue Lettere ai Romani e le chiavi, simbolo delle chiavi del Cielo che Gesù gli promise quando decise di fondare su di lui la Chiesa terrena. Sulla destra della composizione appare invece San Paolo: in origine egli era chiamato Saul ed era un fabbricante di tende di Tarso che, subito dopo la morte di Cristo, prese parte alle persecuzioni contro i cristiani. Durante un viaggio verso Damasco, però, ebbe una visione che lo accecò conducendolo alla conversione: battezzato ad Anania si mise a predicare la fede in Cristo fra gravi pericoli, sia per la diffidenza dei cristiani nei suoi confronti, che per il desiderio di vendetta degli ebrei che aveva tradito. Morì a Roma sotto Nerone, intorno al 65 d.C., ma in quanto cittadino dell'Impero non venne condannato alla crocifissione, bensì alla morte per decapitazione, come si vede raffigurato nell'affresco, sulla sinistra della composizione. Anch'egli, come Pietro, viene di norma rappresentato vestito di tunica e pallio, ma di lui Eusebio scrive avesse capelli neri e una lunga barba: tra i suoi attributi, qui presenti, la spada e i libri, in riferimento alle diverse lettere da lui scritte alle prime comunità cristiane. La presente cappella si differenzia dalle altre per la mancata divisione tra parete e lunetta soprastante; si segnala però nel profilo dell'arco la presenza di piccole formelle dipinte in cui sono raffigurate le Virtù Cardinali e Teologali ed alcuni episodi tratti dagli Atti degli Apostoli. Sul fianco sinistro sono dipinte la guarigione dello storpio e degli ammalati (At. 5,15) e Pietro liberato dal carcere da un angelo (At. 12, 1-18), mentre sul fianco destro, la folgorazione di Paolo sulla via di Damasco (At. 9,3-9) e l'uscita del santo da Gerusalemme, dove fu minacciato di morte dai Giudei (At. 23,12-24). Sulla chiave di volta, infine, è dipinto l'episodio di Pietro e Simon Mago (At. 8,9-24). Queste figurette si avvicinano molto ai medaglioni in stucco realizzati nel catino absidale di S. Lorenzo a Lodi, raffiguranti scene della vita e del martirio del santo.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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