Cristo risorto tra Santi. Resurrezione di Cristo

dipinto, - ante 1626

Dipinto ad olio su tela di formato rettangolare con orientamento verticale, dotato di cornice lignea dorata e riccamente decorata, inserito all'interno della struttura dell'altar maggiore. L'opera raffigura Cristo risorto, in piedi nella parte alta della composizione, con nella mano destra uno stendardo sventolante con una croce rossa su fondo bianco. Ai suoi piedi, disposti a raggiera, sono collocati una santa monaca e quattro santi dalla controversa identificazione, più un sesto personaggio di cui si intravede solo il volto sullo sfondo di colore bruno indistinto.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Cerano (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Vittore
  • INDIRIZZO Piazza Vittorio Veneto, Meda (MB)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, opera di Giovan Battista Crespi detto il Cerano, è collocato sopra l'altar maggiore della chiesa di S. Vittore, sulla parete che funge da tramezzo tra la parte pubblica e quella claustrale. L'opera è stata commissionata ed eseguita in occasione della traslazione dei corpi dei Santi Aimo e Vermondo, avvenuta il 14 giugno 1626: le monache del monastero benedettino di S. Vittore (oggi Villa Antona Traversi) avevano ottenuto fin dal 1619 il permesso dal cardinale Federico Borromeo di risistemare il sepolcro sotto l'altare, dove prima era collocata una pala di Antonio Campi contornata da due affreschi di Aurelio Luini (oggi dislocati in altri ambienti della villa), di cui la pala prese il posto. Dal punto di vista iconografico, il grande quadro ha rappresentato non pochi problemi nell'identificazione dei santi rappresentati intorno al Cristo risorto, le cui identità sono state negli anni più volte modificate dalla critica. Partendo da sinistra, la santa da sempre identificata genericamente come monaca orante o come la badessa di San Vittore (ai tempi Donna Prassede di Lodi) è stata più di recente (Maderna, 2001) riconosciuta come Santa Scolastica da Norcia, patrona dell'ordine delle monache benedettine, dunque legata alla funzione della chiesa all'interno del monastero. Di fianco a lei, il Santo ritratto con la spada nella mano destra e un libro e un calamaio in quella sinistra, fino al 2000 indicato come San Pietro, è stato poi più giustamente identificato come San Paolo, sia per la presenza della spada, suo caratteristico attributo iconografico, sia per la trascrizione di un brano sulla Resurrezione scritto in caratteri gotici e tratto dalla prima lettera dell'Apostolo ai Corinzi. Al centro, sotto i piedi di Gesù, è dipinto Sant'Ambrogio, da sempre riconosciuto come tale per via dell'inconfondibile presenza dello staffile nella sua mano destra: tra le braccia regge inoltre un volume sul quale sono scritti, in lettere capitali, un brano della messa del martedì dell'ottava di Pasqua, accanto ad un passo del suo "De Fide Resurrectionis". Al tema della Resurrezione si può ricondurre anche la presenza di due rami d'ulivo dietro la figura del santo alla sua destra, con mitria e pastorale, variamente identificato negli anni come Sant'Agostino (Rosci, 2000), San Benedetto - fondatore in Milano di una chiesa con annesso monastero benedettino - (Rosci, 2005), o San Carlo, per la sua caratteristica fisionomia più volte raffigurata nella pittura seicentesca (Maderna, 2001). Anche il volto in ombra sullo sfondo è stato oggetto di contrasto: per alcuni è San Dalmazio, titolare di una chiesa nella Pieve di Seveso (Rosci, 2005), per altri un ritratto dell'ignoto committente (Maderna, 2001). Ultimo sulla destra, appare infine San Vittore in armatura, che regge nella mano destra un grande vessillo rosso e oro. L'opera, realizzata con una stesura del colore rapida, senza pentimenti e quasi abbozzata, è uno degli ultimi e più alti esiti del cromatismo visionario del Cerano, che alla fine del secondo decennio del Seicento tornò a dipingere dopo una pausa di riflessione nella sua attività, come un artista rinnovato e più elaborato, di vaga ascendenza veneta. Le sue opere di questo periodo sono infatti caratterizzate da una perfetta fusione tra ascendenze luministiche, cromatiche e spaziali e da complessi significati simbolici e visionari, che ben si addattarono all'impegno scenico offertogli dalle grandi commissioni milanesi di quegli anni (Rosci, 2000). E' a partire da questo momento, infatti, che si definisce una tipologia di pala, sulla quale poi lavorerà tutta la generazione successiva di pittori milanesi, dove la struttura compositiva si articola su disposizioni piramidali, più o meno dinamiche a seconda della sensibilità degli artisti: in quest'opera Cerano gioca tutto l'equilibrio sul doppio movimento della ruota di santi nella parte inferiore, da cui scaturisce il Risorto, e del triangolo rovesciato nella parte superiore, che ha il vertice convergente nei piedi di Cristo. Dal punto di vista cromatico, pur nell'apparente intonazione brunastra, l'artista mostra qui la sua personalissima meditazione sul colorismo barocco, fatta di pennellate fluide, ricche di pigmenti stesi alternatamente ad olio e a tempera su un'imprimitura magra color ocra. Come isolati frammenti della straordinaria capacità di stendere i colori dell'artista, la critica (Rosci, 1964 e 2005) segnala particolari quali: il corpo grigio-dorato del Cristo, come nella piena tradizione di Guido Reni; la pianeta di Sant'Ambrogio, con lo scarto fra l'argento della parte in luce e il blu quasi nero di quella in ombra; le sontuose pennellate che delineano il San Vittore, degne del più autentico Van Dyck, che lasciano sospettare un soggiorno genovese dell'artista. In ambito lombardo questa pala, caratterizzata dalla fusione tra toni caldi e freddi, si apparenta maggiormente ad un Morazzone, distanziandosi invece da Procaccini e dalla pittura caravaggesca.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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