Scena per "Attila" raffigurante la tenda di Attila. PAESAGGIO CON ACCAMPAMENTO
disegno,
ca. 1848 - ca. 1849
Vacca Luigi (1778/ 1854)
1778/ 1854
paesaggio
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO disegno
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MATERIA E TECNICA
carta bianca/ inchiostro bruno/ acquerellatura colorata
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ATTRIBUZIONI
Vacca Luigi (1778/ 1854)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Poldi Pezzoli. Collezione di disegni di Riccardo Lampugnani
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Poldi Pezzoli
- INDIRIZZO Via Alessandro Manzoni 12-14, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo raro ed intenso disegno acquerellato, presentato alla mostra torinese del 1980, venne realizzato per l'opera "Attila" di G. Verdi, su libretto di T. Solera, con scenografie di Vacca e Scioli, programmata al Teatro Regio di Torino per la stagione 1848-49; si riferisce in particolare alla scena n. 4 del I atto. Sui risvolti politici assunti dall'opera si veda M.T. Muraro che la definisce "legata al movimento irredentista" (cfr. M.T. Muraro, "Le scenografie delle cinque "prime" assolute di Verdi alla Fenice di Venezia" in Atti I Congresso Internazionale di Studi Verdiani, Venezia 1966, Parma 1969, pp. 328-34). In occasione della sua esposizione a Torino la Viale Ferrero indica come "In realtà nel caso di Attila l'interpretazione patriottica e nazionale è alquanto riduttiva e semplicistica. Attila non è, come pensava il critico dell' "Opinione" (20 gennaio 1849), soltanto "l'Unno feroce"; è anzi un carattere umano estremamente complesso, ricco, psicologicamente inquieto. E' soprattutto un personaggio legato non ad una situazione storica specifica ma ad una condizione spirituale costante e ricorrente: quella dell'uomo che, dopo aver conquistato il potere, ne scorge l'inutilità, la vanità; che s'avvede della labilità degli affetti umani, e si trova infine solo con sè stesso e con i propri spettri esistenziali. Nella "Tenda" in cui Attila giace dormiente, Vacca coglie molto bene questo senso di estrema solitudine che assale e circonda ogni "uom fatale" nel momento dell'imminente trapasso dalla "gloria" alla "polvere". Il pubblico, che gremiva il Regio, (lo stesso critico Felice Romani doveva riconoscere che l'Attila "di sera in sera par che piaccia di più) preferiva vedere nella vicenda la profezia de "il giorno in cui l'Italia avrebbe provato in faccia all'Europa di non essere ... una catacomba vivente, ma una patria d'uomini liberi" (L'Opinione, 20 gennaio 1849)" (Viale Ferrero 1980, pp. 861-2). D'altro canto appare evidente, anche solo in questa scena, la dimensione umana del personaggio, piccola figura quasi schiacciata sotto il peso della tenda imponente, all'interno della quale si allineano le insegne militari, le lance, gli scudi e le pellicce che caratterizzano in chiave esotica la scena. Nello sfondo si apre una scena ordinata nella quale si allineano le tende dei soldati, pienamente illuminate dalla luce solare che inonda il paesaggio circostante e filtra anche nel tendone in primo piano.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- ENTE SCHEDATORE R03/ Museo Poldi Pezzoli
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0