Natività. Adorazione dei pastori

dipinto, 1530 - 1530

La scena sacra si svolge all'interno di una capanna: due pastori accompagnati e incoraggiati da due angeli porgono in dono un agnello al Bambino. Questi, nella grande cesta di vimini riempita di paglia, lo accoglie con giocosa naturalezza, accarezzandogli il muso; la Madonna contempla assorta il figlio, mentre S. Giuseppe vigila alle sue spalle. La luce puntata sul primo piano accende i colori delle vesti, da quelle morbide e panneggiate del manto della Vergine, al bianco del drappo sul quale è adagiato il Bambino, fino a quelle setose delle tuniche degli angeli e a quelle rustiche delle casacche dei pastori. Leggere ombre sfiorano i volti degli angeli dalle grandi ali e ne sottolineano le intense espressioni. Sul fondo, dalla penombra, emergono alcuni particolari del misero rifugio, la finestra con un' anta scorciata, l'arco e il soffitto a travature della tettoia. Dal cielo si riverbera un chiarore, forse della luna o dell'angelo venuto ad annunciare, che svela l'interno della capanna con la sagoma del bue, sorprendentemente il centro visivo della scena, e la testa dell'asino con i grandi orecchi in controluce.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Lotto, Lorenzo (1480 Circa - 1566)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Civici Musei d'Arte e Storia Brescia. Collezione Tosio
  • LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Giulia
  • INDIRIZZO Via dei Musei 81, Brescia (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera entra nella collezione di Paolo Tosio per un acquisto avvenuto fra il 24 agosto del 1824 e il 5 gennaio del 1825: Giovanni Querci della Rovere, scaltro commerciante e antiquario che intrattiene con il conte stretti rapporti, rintraccia la grande Natività del Lotto, e da Bergamo, grazie ad un suggerimento di Teodoro Lechi, scrive al conte (21 agosto 1824) proponendogli la vendita del quadro, che aveva portato a Bergamo (forse da Milano), "fatto per i conti Baglioni di Perugia" e per il quale gli era stata negata l'esportazione in Piemonte. Il conte lo colloca sul camino della sua casa nella sala a mattino in posizione centrale vicino a due ritratti di Moroni e alla Vergine annunciata di Moretto. Il dipinto è registrato già nel 1826 nella Nuova Guida di Paolo Brognoli, dove si segnalano per la prima volta nei volti dei due pastori i presunti ritratti dei fratelli Gussoni. Al di là dell'identificazione dei personaggi, è interessante notare la fisionomia dei volti, dai lineamenti somatici somiglianti, tanto da supporre una stretta consanguineità fra i due, anche se quello leggermente stempiato sembra maggiore in età. L' insistente caratterizzazione è giustificata solo con l'ipotesi che si tratti effettivamente di ritratti dei committenti in vesti di pastori. L'abbigliamento dei due conferma l'appartenenza a un ceto sociale elevato: sotto le tipiche casacche di panno da pastore indossano camicie bianche con colletti e polsini arricciati, farsetti di velluto nero e braghe "frastagliate" e calze violette fermate al ginocchio da nastri azzurri: un elegante abbigliamento alla moda che volutamente viene nascosto per sottolineare una professione di umiltà. L'antica provenienza dell'opera è tutt'ora sconosciuta, anche se rimane plausibile una sua destinazione privata, da cappella di palazzo, confermata anche dal formato. Tramontata la supposizione di Bernard Berenson di riconoscere nel dipinto della Tosio Martinengo la Vergine che adora il Bambino attestata nel Seicento presso i Padri Riformatori di Treviso, anche l'idea di rintracciare i committenti all'interno della famiglia Baglioni di Perugia nei figli di Grifonetto è sfumata. La data 1530, emersa dal recente restauro, indirizza a ricercare la committenza a Venezia: l'artista risiede in quegli anni nella città lagunare, dove ottiene fama di ritrattista e dove la famiglia Gussoni detiene importanti proprietà e collezioni di dipinti. L'importanza dell'opera non è sfuggita a Roberto Longhi, che nella sua ricostruzione dei precedenti caravaggeschi ha ben evidenziato la propensione di Lotto a interpretare il fatto sacro con accenti di domestica e accostante familiarità. L'eccezionalità del dipinto ha la sua origine nell'atmosfera di poetico incanto creata dalle espressioni dei volti e dall'intima commozione religiosa nonché nel ruolo riservato ai committenti, chiamati a vivere in prima persona l'episodio miracoloso.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Comunità Montana Valle Trompia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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