Ratto di Ganimede. Ratto di Ganimede
La scena è felicemente impaginata entro un medaglione rettangolare, smussato agli angoli, che orna il soffitto del vano occupato dallo scalone d'onore. I tre personaggi mitologici sono ripresi da sotto in su e collocati in un cielo che trascolora dal celeste ai toni rosati e aranciati adoperati anche per conferire tridimensionalità alle nubi su cui siedono Giove e Giunone. Dall'Olimpo le due divinità volgono lo sguardo verso il basso e assistono alla scena del ratto di Ganimede ad opera di Giove stesso, trasformatosi in aquila per portare a segno il rapimento del bellissimo giovane, di cui si era invaghito al punto da volerlo rendere immortale e affidargli il ruolo di coppiere degli Dei. Giove attende compiaciuto l'arrivo di Ganimede e una coppa d'oro è già pronta sulla mensa, la cui candida tovaglia si confonde con la nube; Giunone, gelosa, assiste alla scena stizzita.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto murale
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
- AMBITO CULTURALE Ambito Valtellinese
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ATTRIBUZIONI
Romegialli, Giovan Pietro (1738-1799)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Malacrida
- INDIRIZZO Via Malacrida, Morbegno (SO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'affresco è attribuito al pittore morbegnese Giovan Pietro Romegialli (1738-1799) sulla base delle "Memorie storiche e genealogiche della famiglia Malacrida di Valtellina", testo scritto intorno al 1816 da Ascanio II Malacrida, esponente della famiglia proprietaria del palazzo. I dati stilistici non generano dubbi e tutti gli studiosi concordano dunque con questa attribuzione. Meno certa è la datazione, ma si tratta comunque di oscillazioni minime, entro il primo quinquennio del sesto decennio del XVIII secolo. Il coinvolgimento del Romegialli si inquadra infatti nella ristrutturazione del palazzo, intrapresa da Giampietro Malacrida a partire dal 1761, e Pierviginia Glaviano, autrice di una tesi di laurea sul pittore discussa nell'anno accademico 1960-1961, i cui esiti nel 1964 sono confluiti nella rivista "Commentari", lo colloca negli anni 1761-1762, tenendo conto degli spostamenti del pittore in Italia, in quel giro d'anni. Diversamente Laura Meli Bassi propone una datazione di poco successiva, ma comunque entro il 1765, in quanto il "Ratto di Ganimede" rivela tratti più maturi rispetto a quelli esibiti dall'affresco raffigurante l'Aurora, eseguito con tutta probabilità nel 1760-61 nello studio a piano terreno del palazzo. L'affresco appartiene alla prima parte della parabola artistica del pittore, quando questi era ancora fresco delle esperienze di studio e di lavoro che lo portarono a Roma e forse in altre parti d'Italia. Il sesto decennio del Settecento lo vede peraltro confrontarsi con l'indirizzo rococò e con maestri come Carlo Innocenzo Carloni, attivo a Mello nel 1763, e con Cesare Ligari, presente al Malacrida nel 1761, impegnato ad affrescare il salone da ballo e il salotto delle Tre Grazie. Nel "Ratto di Ganimede", il taglio compositivo, l'ardito scorcio e la cromia luminosa sottendono tale temperie culturale.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Carta del Rischio - EDS
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2014
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0