Storie delle vita del beato Carlo Borromeo
La volta del salone d'onore, situato nell'ala orientale del Collegio Borromeo, afferma il culto delle reliquie, tema che riassume l'opera e la personalità di Carlo Borromeo, a cui venne dedicata la decorazione affrescata immediatamente dopo la sua beatificazione. Sul lato nord della volta sono rappresentati il Pellegrinaggio a Varallo e i Funerali del Beato Carlo, mentre verso sud sono presenti due altri episodi quali, da una parte la Fondazione dei Collegi, dei Seminari e della congregazione degli Oblati, dall'altra il Pellegrinaggio a Torino per adorare la Sindone e l'incontro coi duchi di Savoia.Nel riquadro centrale della volta,il più importante dell'intero ciclo pittorico, campeggia l'episodio della Traslazione dei Corpi Santi; completano la decorazione otto figure simboliche (Paupertas, Labor, Zelus, Silentium, Perseverantia, Pietas, Religio, Oratio) e gli stemmi della famiglia dei committenti (Arma Borromeo inquartata con quella di papa Pio IV; stemma di Pio IV; arma Borromeo inquartata con quella di papa Sisto V; stemma di Federico Borromeo). Il salone presenta affreschi anche sui lati corti: sulla parete nord è identificabile la Peste e la processione del Beato Carlo, mentre sul lato sud l'Imposizione del cappello cardinalizio a Carlo Borromeo.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura
stucco/ doratura
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ATTRIBUZIONI
Nebbia, Cesare; Zuccari, Federico (1536-1614; 1539-1609)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Collegio Borromeo
- INDIRIZZO Piazza Collegio Borromeo, 9(P), Pavia (PV)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'idea di decorare "magnificentissime" la sede del Collegio fondato da Carlo Borromeo si deve al cugino cardinale Federico, che in questo luogo aveva compiuto i suoi studi, fondando l'Accademia degli Accurati, e, come scrisse nel "De suis studiis commentarius", cominciando a interessarsi all'arte (una passione alla base della fondazione della Accademia Ambrosiana di Milano). La sede prescelta per ospitare gli affreschi non poteva che essere il grande vano del salone d'onore, terminato di costruire nel 1585 e ritrovo delle congregazioni degli alunni del Collegio. Il ciclo pittorico, destinato a celebrare la beatificazione di Carlo Borromeo (avvenuta il 16 settembre 1602), si inserisce appieno nel fervido clima artistico lombardo imperniato attorno alle parallele commissioni dei "quadroni" di Cerano per il Duomo di Milano. Non è dunque casuale che nel medesimo anno, il 1602, Federico Borromeo, dopo aver tentato invano di coinvolgere Guido Reni, convocò un pittore piuttosto noto all'epoca, Cesare Nebbia, per svolgere un compito analogo a quello in corso nel duomo milanese. Come si deduce dalla documentazione d'archivio ancora conservata, la decorazione del salone del Collegio Borromeo prese avvio dopo l'aprile del 1603, quando Nebbia giunse a Pavia insieme ad alcuni collaboratori, e si protrasse sino all'anno seguente, quando nel mese di marzo del 1604 furono conclusi gli affreschi della volta. Nebbia avrebbe poco dopo realizzato anche le scene della Peste e della Processione, collocate su una delle pareti brevi del salone. Il ritorno a Roma di Nebbia, avvenuto nell'autunno del 1604 (con la promessa di tornare a Pavia l'anno seguente), fornì al cardinale Federico l'occasione per intercettare da Venezia un altro pittore, Federico Zuccari. A lui si deve la realizzazione dell'episodio che campeggia sulla parete sud del salone del Collegio, raffigurante l'Imposizione del cappello cardinalizio a Carlo Borromeo. Dopo quest'ultimo intervento, concluso anch'esso nel 1604, i lavori si interruppero definitivamente: i lati lunghi del salone restarono infatti privi di decorazione pittorica. E' interessante osservare come sia Nebbia sia Zuccari fossero esponenti di rilievo della cultura più aggiornata del manierismo centro italiano. Tuttavia i due maestri si differenziavano notevolmente sul piano della resa stilistica ed espressiva: se il primo proveniva dal contesto romano, caratterizzato dalle commissioni eseguite da schiere di pittori al servizio dei pontefici (immensi cicli decorativi, non sempre di qualità elevata, realizzati per conto di Gregorio XIII, Sisto V e Clemente VIII), Zuccari rappresentava un pittore più colto e raffinato, che grazie ai viaggi a Roma, Firenze, Venezia, Torino, Mantova, Parma, in Spagna maturò un linguaggio decisamente più variegato. E' probabile che il cardinale apprezzasse queste qualità, da una parte la tendenza a narrare con vivacità (e con immagini di immediata comprensione) scene legate alla vita del cugino, dall'altra a elaborare una pittura intrisa di citazioni. Il valore esemplificativo delle pitture del Collegio, in grado di sottolineare il rilievo biografico degli episodi, più che la loro connotazione simbolica e dottrinale (sintetizzata nelle figure allegoriche e negli stemmi familiari presenti in altri punti della medesima volta) consente di ritenerle importanti per l'intonazione "popolare" e "pietistica" ereditata da alcuni maestri lombardi attivi nei primi decenni del Seicento.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- ENTE SCHEDATORE R03/ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0