liuti a manico

liuto sec. XX prima metà

Heike-biwa piatto piriforme con cassa di legno piatta e piriforme scavata da un blocco di mogano ricavato da sette pezzi incollati insieme; fondo e tavola bombati ; parte superiore della tavola chiusa da sottile legno più chiaro che fa da piano armonico (due parti non speculari congiunte al centro); larga striscia di pelle con drago e mezzaluna; cordiera incollata nella parte inferiore della cassa, manico corto con cavigliere che termina a forma di scudo araldico; al centro finestra rettangolare; caviglie di ebano a sezione ottagonale inserite lateralmente; manico privo di tasti, capotasto scolpito nel legno del manico. Sul piano armonico tre fori di risonanza; fianchi con intarsi di piastrine rettangolari (quindici) disposte a scacchiera.\n

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO liuto
  • MATERIA E TECNICA pelle animale
    corno
    legno di mogano
    noce
    osso
    acero
    conifera (?)
  • AMBITO CULTURALE Ambito Giappone
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Area Museo delle Culture, Progetti Interculturali e Arte nello Spazio Pubblico
  • LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
  • INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Luogo d'uso: Giappone\nSi tratta di un esemplare di una delle varietà del liuto piriforme giapponese derivato dal cinese p'ip'à, da cui differisce innanzitutto per la costruzione a cassa scavata a fondo piatto. Gli strumenti a cassa piriforme dal corto manico si ritiene provengano dalle Persia Sasanide, attraverso le steppe dell'Asia centrale. La tradizione vuole che il p'ip'a sia stato introdotto in Giappone dal grande suonatore Fujiwara Sadatoshi (807-867). Il biwa che ne è derivato ha preso strade diverse, divenendo, da una parte, col nome di gakubiwa, l'unico liuto del gagaku (orchestra di corte) e, dall'altra, lo heike-biwa, e cioè lo strumento di accompagnamento dello heikyoku, il canto epico attorno alle gesta degli eroi militari dell'epoca Heian. La principale differenza tra i due strumenti consiste nel numero e nelle dimensioni dei tasti: quelli dello heike-biwa sono cinque e sono più rilevati, dal momento che la pressione delle corde vi è esercitata nel tratto tra un tasto e l'altro; il maggiore distacco dal manico consente di modificare l'altezza della nota con effetto di glissato modificando la pressione delle dita, sino a ottenere differenze di una terza. Il gakubiwa, invece, prevede che le corde siano tastate in corrispondenza dello spigolo dei quattro tasti presenti, ottenendo così un suono preciso e timbricamente secco, tipico del gagaku. Dal momento che lo strumento in questione è privo dei tasti, non è possibile indurre dalla loro dimensione e numero se sittratti di un gakubiwa o di uno heike-biwa. Si può aggiungere peraltro che i gakubiwa sono molto più rari, essendo in partenza molto meno numerosi, e pertanto la loro presenza fuori del Giappone è certamente meno frequente e probabile di quanto non possa avvenire per gli heike-biwa.\nLa qualità di questo strumento fa rimpiangere lo stravolgimento che lo stesso ha subito a opera di un "restauro" arbitrario; si ritiene peraltro possibile ripristinare, se non l'originale struttura con le parti ormai sostituite, quanto meno il più corretto e congruo montaggio di quelle attualmente esistenti.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302178405
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Mudec - Museo delle Culture
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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