liuto - ambito Nepal (popolare) (sec. XX)

liuto sec. XX

Sarinda, liuto ad arco indo - nepalese (fidula monoxila verticale), con cassa armonica cuoriforme e manico ricavati da un unico blocco di legno molto scuro; piano armonico in pelle di serpente; bordo del cavigliere funge da capotasto, incurvato all'indietro a forma di riccio, ha quattro piroli laterali; cassa armonica divisa in due zone, quella superiore è aperta e quella inferiore è chiusa dal piano armonico su cui poggia il ponticello; le due zone sono separate da due concavità simmetriche.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO liuto
  • MATERIA E TECNICA fibra naturale
    legno
    PLASTICA
    pelle di rettile
  • AMBITO CULTURALE Ambito Nepal (popolare)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Area Museo delle Culture, Progetti Interculturali e Arte nello Spazio Pubblico. Collezione Vittorio Fesce
  • LOCALIZZAZIONE MUDEC - Museo delle Culture
  • INDIRIZZO Via Tortona, 56, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Luogo d'uso: Pakistan, Afghanistan, India settentrionale, Nepal\nLa sarinda è un cordofono ad arco presente in Afghanistan meridionale, tipico delle etnie Pashtun e Beluchi (presenti anche in Pakistan), e diffuso, con vari nomi, nell'Asia meridionale tra l'Iran e l'India nord-orientale. Lo strumento si presenta in varie dimensioni e con importanti differenze nella qualità costruttiva; in Nepal soprattutto sono diffuse sarinde piuttosto rozze e poco standardizzate nei dettagli costruttivi, che peraltro convivono con strumenti di grande qualità, spesso arricchiti da pregevoli sculture; nelle molteplici varianti, ciò che è essenziale per l'identificazione dello strumento è soprattutto la cassa a forma di cuore, molto scavata lateralmente e dal fondo arrotondato (nell'India orientale le rientranze laterali si prolungano anche nel fondo), in cui solo l'estremità inferiore è coperta dalla membrana di pelle animale che funge da piano armonico. Il ponticello, appoggiato sul piano armonico, è di solito in posizione obliqua rispetto alle corde. Il manico è piuttosto corto e talvolta la tastiera (priva in realtà dei tasti) si prolunga nella parte superiore della cassa. Il cavigliere è piegato all'indietro; negli strumenti più elaborati, soprattutto nepalesi, è talvolta sormontato da sculture raffiguranti animali simbolici, come uccelli o elefanti; le caviglie sono inserite lateralmente. L'arco è curvo e piuttosto pesante. La sarinda viene suonata tenendola verticalmente appoggiata alle gambe e alla spalla del suonatore, con la stessa postura e la stessa tecnica dei sarang. Si ritiene che la sarinda derivi dal qobuz, cordofono ad arco degli sciamani dell'Asia centrale: confermerebbe tale ipotesi il fatto che in Beluchistan e in Sind essa sia utilizzata negli esorcismi e per curare stati di depressione. Nelle aree nord-occidentali la sarinda accompagna la voce o il flauto, in quelle nord-orientali può accompagnare la danza, talvolta insieme al dutara. Per i caratteri morfologici specifici e le decorazioni, lo strumento in questione appartiene molto probabilmente all'etnia Beluchi, e pertanto proviene dai territori ove questa è maggioritaria in Pakistan o in Afghanistan.\nLo strumento in uso in area nepalese, detto anche gaine sarangi, ha solo quattro corde, un corpo relativamente stretto e allungato con un largo manico e una cassa scavata con due concavità simmetriche che terminano a punta. E' utilizzato dai cantori Gaine.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302178357
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Mudec - Museo delle Culture
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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