Decorazione del soffitto della navata di San Bartolomeo a Bologna

disegno, 1675 - 1699

disegno eseguito a mano libera e con tiralinee a inchiostro bruno a penna; le ombreggiature sono precisate con acquerellature di inchiostro; presenta tracce di grafite; il supporto è carta avorio

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO disegno
  • MATERIA E TECNICA carta/ inchiostro a penna/ grafite/ acquerellatura
  • ATTRIBUZIONI Marracci, Ippolito ((?))
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche del Castello Sforzesco
  • LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
  • INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nell'"Indice" del tomo nel quale il marchese Giacomo Sardini lo aveva rilegato, il disegno viene definito: "Parte di altro soffitto". Il foglio sembra costituire una copia semplificata - sfrondata da alcuni elementi architettonici e decorativi, in parte scomposti e rimischiati all'interno dell'intelaiatura compositiva - della volta della chiesa bolognese di San Bartolomeo affrescata tra il 1665 e il '66 da Angelo Michele Colonna insieme a Giacomo Alboresi, al quale si era associato in seguito alla scomparsa di Agostino Mitelli, suo affiatato collaboratore, avvenuta nel 1660. La poderosa compagine prospettica messa a punto intorno allo sfondato, dove il Colonna ha raffigurato la Visione di San Gaetano, ne testimonia la fedeltà agli insegnamenti di Girolamo Curti con l'alternanza di pennacchi e balaustre rivestiti da un ornato sontuoso, aderendo alla reale conformazione architettonica dell'edificio, come in seguito faranno Enrico Haffner nelle quadrature dei Santi Domenico e Sisto a Roma (1675) e, per venire all'ambito lucchese da cui proviene il disegno in esame, Pietro Paolo Scorsini in Santa Maria Corteorlandini (1715-1720 ca) e Ippolito Marracci nella chiesa della certosa di Farneta (post 1693). E' proprio a quest'ultimo che, almeno ipoteticamente, è riconducibile questa sorta di esercizio grafico, che ben si inserirebbe nell'iter formativo del giovane pittore avviato alla professione di quadraturista proprio dal grande bolognese, attivo a Lucca tra il 1677 e il '78 nella villa Arnolfini a Gragnano e in Santa Maria Corteorlandini. Il fatto che gli zii paterni di Ippolito e due suoi fratelli vestissero l'abito dei Chierici Regolari della Madre di Dio, titolari di quella chiesa, dovette certo facilitare il consenso del Colonna ad accogliere e condurre presso di sé a Bologna l'aspirante quadraturista. Anche se al momento mancano precise testimonianze documentarie in tal senso, il soggiorno bolognese di Ippolito, oltre che da Pellegrino Antonio Orlandi (P.A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 198), è indicato con insistenza dalle fonti storico artistiche lucchesi ed è convalidato dai dati stilistici emergenti dalle sue opere. Dovette trattarsi di un'esperienza decisiva per lo studio delle regole della prospettiva e l'osservazione dei capitali esempi di decorazione quadraturistica esistenti nel capoluogo emiliano. Non c'è da stupirsi quindi se il lucchese si sia esercitato anche sugli affreschi di San Bartolomeo, dai quali si suppone abbia tratto una libera derivazione grafica, e della cui conoscenza dovette far tesoro al momento di intraprendere l'ornamentazione della chiesa della certosa di Farneta insieme a Stefano Cassiani nel ruolo di figurista (Betti 2007, pp. 87-137). Anche se qui si registra una maggiore minuzia del segno, il foglio può essere confrontato con i numeri inv. 8,2; 8,15; 8,18; 8,44 della Collezione Sardini Martinelli, parimente riferibili al Marracci.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302025983
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Gabinetto dei Disegni
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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