imperatrice Jingo incontra suo figlio nelle braccia di Takenouchi no Sukune

dipinto, 1879 - 1879

Il dipinto, nel formato del rotolo verticale da appendere (kakemono), è dipinto a inchiostro e colori su seta. La scena raffigurata si svolge essenzialmente su due registri. In alto sono raffigurati alcuni degli emblemi che meglio caratterizzano la Festa dei Bambini (Kodomo no hi) che si festeggia ancora oggi il 5 maggio, ovvero le bandiere a forma di carpa (koinobori), un dipinto raffigurante Shoki, alcune armi in asta, cortine con emblemi araldici (mon) di vario tipo. In basso, invece, si vede una scena con un incontro tra una dama e un vecchio signore con in braccio un bambino. Ha cornice tradizionale in seta con bacchette in legno.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA legno
    seta
    seta/ pittura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Giapponese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Polo Arte Moderna e Contemporanea
  • LOCALIZZAZIONE MUDEC - Museo delle Culture
  • INDIRIZZO Via Tortona 56, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE I personaggi della principale scena nel dipinto si possono probabilmente identificare nell'imperatrice Jingo, il suo piccolo figlio e il fido Takenouchi no Sukune. L'imperatrice Jingo è ricordata per il ruolo che svolse nei fatti che determinarono la conquista della Corea da parte dei giapponesi verso il 200 d.C.: gli eventi sono descritti nel Nihonshoki ("Annali del Giappone", 720 d.C.), uno tra i più antichi testi sulla storia del Giappone. Secondo una versione, alla morte di suo marito, l'imperatore Chuai, ella assunse il comando della spedizione nonostante a quel tempo fosse incinta; miracolosamente, però, la nascita del figlio ritardò fino a quando non tornò vittoriosa in Giappone, circa tre anni dopo. In base ad un'altra versione, invece, Jingo raggiunse la Corea quando suo figlio era già nato, affidandolo durante le operazioni militari alle cure di Takenouchi no Sukune: questi era il più saggio consigliere della regina, conosciuto come il "Matusalemme giapponese" poiché si dice fosse vissuto duecentottanta oppure trecentosessanta anni. Tornata in patria, l'imperatrice governò il paese fin quando suo figlio, noto in seguito come l'Imperatore Ojin, compì settant'anni. La sovrana regnò quindi per quarant'anni; successivamente fu adorata come Hachiman, il Dio della Guerra, nonostante sembra non avesse partecipato attivamente alle battaglie in terra coreana.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0301978083
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Mudec - Museo delle Culture
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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