Daruma

scultura, ca. 1700 - ca. 1799

Statuetta in ceramica parzialmente ricoperta di invetriatura verde-grigio, di tipo céladon. Raffigura una figura maschile stante, vestita di un ampio manto che le ricopre anche il capo.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA ceramica/ ingobbio
    ceramica/ invetriatura
    ceramica/ pittura
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Giapponese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Polo Arte Moderna e Contemporanea. Collezione Giovanni Battista Lucini Passalacqua
  • LOCALIZZAZIONE MUDEC - Museo delle Culture
  • INDIRIZZO Via Tortona 56, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'uso di combinare in uno stesso oggetto ceramico zone invetriate con zone lasciate 'a biscotto', visibile in questo pezzo, venne in auge in Cina per lo meno dalla dinastia Yuan (1279-1368): già allora con questa tecnica nelle fornaci cinesi si producevano soprattutto statuette di divinità buddhiste (ad esempio, la Guanyin). In Giappone questa tecnica ebbe un certo sviluppo a partire dalla metà del XVII secolo, periodo in cui i forni giapponesi si attrezzarono per produrre oggetti con invetriatura di tipo céladon ad imitazione di quelli cinesi. Daruma (in sanscrito Bodhidharma) è stato il fondatore e il primo patriarca del Buddhismo Zen (letteralmente "meditazione"). Nato in India e vissuto nel VI secolo d.C., si trasferì dapprima nel sud della Cina per diffondere le tecniche di concentrazione che aveva elaborato; non riscuotendo il successo sperato, si spostò più a nord, nei pressi del Monte Song, riuscendo a riunire un gran numero di seguaci. Per molti versi differente dai metodi tradizionali del Mahayana, il suo approccio alla pratica della religione buddhista, impostato sulla ricerca interiore dell'Illuminazione e sul rapporto diretto tra maestro e discepolo, suscitò un'ammirazione molto ampia, fin dal periodo immediatamente successivo alla sua morte; in Cina, a partire dall'VIII secolo, divenne soggetto di numerose raffigurazioni, soprattutto ad opera dei suoi discepoli che erano soliti esporre una sua immagine il quinto giorno di ottobre per commemorarne la morte. In Giappone lo Zen fu conosciuto fin dal IX secolo, nonostante si ravvisino allusioni a Daruma e a un suo presunto viaggio in Giappone occorso nel 613 d.C. anche nel Nihon shoki ("Cronache del Giappone") del 720: tuttavia fu solo con l'ascesa al potere dei militari nel 1185 che questa dottrina attirò su di sé una maggiore attenzione, specialmente in seguito all'arrivo dalla Cina nel 1191 del monaco Eisai (1141-1215) che ottenne il favore della classe dei samurai. Ebbe così inizio anche in Giappone la produzione di opere d'arte con la sua immagine, soprattutto dipinti a inchiostro in stile cinese, spesso realizzati da monaci affiliati allo Zen: solitamente è rappresentato come un uomo abbastanza corpulento, con la testa coperta da un manto che usa anche come abito, barba incolta, lobi allungati e una scopa da monaco. Molti episodi della vita di Daruma sono stati trattati nell'arte, come quando, dirigendosi verso le zone più settentrionali della Cina, attraversò il fiume Yangzi su una canna di bambù; oppure i nove anni trascorsi a meditare davanti a una roccia presso il tempio Shaolin, che gli causarono la paresi degli arti. A partire dalla fase iniziale del periodo Edo (1615-1868) anche la figura di Daruma entrò a far parte di quella nutrita schiera di divinità popolari di cui si compone il variegato pantheon giapponese: proliferarono quindi versioni iconografiche diverse, con travestimenti e caricature di vario genere; spesso, ad esempio, apparve in compagnia di Okame o di donne di piacere, ed egli stesso fu travestito da cortigiana.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0301977992
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Mudec - Museo delle Culture
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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