fontana d'Amore
cassone,
(?) 1490 - (?) 1499
Nella parte frontale del cassone sono rappresentate due scene cortesi separate da una fascia centrale con uno scudo del tipo "torneano" in voga nel Quattrocento e nel Cinquecento. A sinistra alcune dame osservano, dalla finestra di un castello, un gruppo di signori atteggiati in varie pose, mentre a destra diverse dame e cavalieri sono isposti attorno ad una fontana.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO cassone
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MATERIA E TECNICA
legno di pino/ pirografia
- AMBITO CULTURALE Bottega Veneta
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
- LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
- INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Attribuito dalla Rosa alla Valle dell'Adige, e cioè a quella zona della pianura padana compresa tra Mantova, Verona ed Este, dove meglio "potevano fondersi quelle correnti borgognone, tedesche ed italiane", evidenti nella decorazione del cassone, e dall'Alberici, più in generale, al Veneto, il cassone presenta un intaglio ad incavo, in parte pirografato su fondo ribassato e riempito di pasta verde, tipico delle regioni del nord Europa e diffuso, tra la fine del Quattrocento e la prima metà del secolo successivo, anche nel Trentino, nel Veneto e nel Friuli. Anche i motivi decorativi raffiguranti animali entro girali di foglie dipendono da modelli nordici e conosciuti dagli intagliatori dell'Italia settentrionale attraverso la diffusa circolazione di stoffe e ricami; mentre il tema della Fontana dell'amore è ripreso dalle pitture tardogotiche francesi, così come le vesti dei personaggi sono assai prossime a quelle indossate dalle dame e dai cavalieri raffigurati da Pisanello e dagli artisti lombardi attivi intorno alla metà del XV secolo. Si tratterebbe quindi di un arredo eseguito in Veneto verso la fine del Quattrocento, con tutta probabilità da artigiani veronesi che ripresero in queste decorazioni ad intaglio ribassato, i temi cortesi cari all'estetica tardogotica. Si potrebbe ipotizzare infine che l'uso di dipingere o di riempire i fondi di questo particolare genere di cassoni con paste colorate possa essere stato derivato dagli intagliatori Veneti dai rilievi paleocristiani dove le superfici di fondo erano spesso ricoperte con piccole tessere di mosaico o di marmi colorati. Con questa tecnica fu realizzata anche la cosiddetta Cassa malatestiana che (acquistata dallo Stato nel 1918 ed ora esposta nel Museo di Rimini) è uno dei pochissimi arredi superstiti delle dimore dei duchi di Mantova. Un interno di coperchio di cassapanca raffigurante la Crocefissione contornata da episodi della vita e della passione di Cristo si trova esposto al Museo Davia Bargellini di Bologna mentre un altro simile è conservato a Palazzo Pitti. Questi cassoni presentano analogie strutturali con le cassette delle Raccolte d'Arte Applicata (invv. 52 e 1156) e con due "sedie da campo", conservate rispettivamente nel Museo Bagatti Valsecchi di Milano e nel Museo Civico di Torino.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0301976216
- ENTE SCHEDATORE R03/ Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0