Giovanni Maria Angioy. manifestazione popolare

dipinto
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA legno/ pittura a olio
  • LOCALIZZAZIONE Nuoro (NU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera è parte della Collezione Pinna il cui primo nucleo risale ai primi anni del Novecento. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, l’avvocato e parlamentare Giuseppe Pinna (Sarule 1854 – Nuoro 1908) acquistò i ruderi del Convento dei Gesuiti, confinante con la Chiesa delle Grazie, siti nello storico quartiere di Seuna e ivi fece edificare la sua abitazione e il suo studio composto da tre vani in serie e da una sala d'aspetto (BIBH: BS255007). Una decorazione in ferro battuto incastonata nelle scale di accesso al primo piano, riporta la data 1904, anno in cui il proprietario dell’immobile fece costruire un secondo piano e la facciata in stile Liberty. La villa, oggi ampliata con l’aggiunta di un terzo piano e di un attico di proprietà privata, annovera tra le sue pertinenze anche alcuni locali del cortile risalenti alla fine del XVII secolo, un tempo di proprietà dei padri gesuiti. Dopo la morte di Giuseppe Pinna, ucciso nel 1908 da un ciabattino mentre tornava a casa, l’intero immobile e i beni furono ereditati da suo figlio Gonario Pinna (Nuoro 1898-1991), avvocato penalista, giornalista pubblicista, scrittore e deputato in Parlamento dal 1958 al 1963, che contribuì all’implementazione della Collezione (BIBH: BS255001; BS255002; BS255003). Nel 1991 i beni furono divisi tra le sue figlie e, in seguito alla scomparsa nel 2014 di Lucia Pinna, che abitava nella casa di via delle Grazie, le proprietà sono state ripartite tra i nipoti. Non sappiamo quando il manufatto di Pietro Antonio Manca fu acquisito da Gonario Pinna. L’olio, dipinto su entrambe le facciate con temi del tutto differenti, com’era consuetudine dell’artista, rimanda al suo interesse per la storia del popolo sardo, di cui amava celebrare momenti e personaggi gloriosi. Qui il protagonista è Giovanni Maria Angioy, figura di spicco nel panorama della Sardegna del XVIII secolo, che tentò, invano, di liberare la popolazione isolana dal dominio piemontese e dal potere dei feudatari, dando vita a quel complesso di fatti storici conosciuti come “rivoluzione angioiana”. Angioy, uomo politico di primo piano della classe dirigente cagliaritana, era stato inviato a Sassari nel ruolo di “Alternos”, con cui poteva esercitare i poteri del vicerè, per sedare i gravi disordini accorsi tra i possidenti terrieri e il popolo. La scena ritratta rappresenta il giorno in cui, il 28 febbraio 1796, il funzionario, dopo sedici giorni di cammino, giunse a Sassari, accolto festosamente da una schiera di cavalieri, di fanti e dal popolo. In questo dipinto la pennellata è veloce e definisce le figure in modo sommario lasciando spazio alla fantasia dello spettatore, chiamato a ricostruire la scena, in linea con quel “modus pingendi” che lo stesso Manca definì come “pittura immaginativa”. Le figure sono appena abbozzate, ma la luce e la potenza del colore “costringono” l’osservatore ad indagare nella sua interiorità per trovare il significato della rappresentazione (BIBH: BS255020; BS255040)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 2000250723
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro​
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro​
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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