Cacciatori di tesori assaliti dai demoni. Scena di lotta tra demoni e uomini in un cimitero
scultura,
Zumbo Gaetano Giulio (1656/ 1701)
1656/ 1701
Teatrino con figure in cera colorata collocate entro un antro realizzato in sughero. L'ambientazione cimiteriale è suggerita a sinistra da un busto all'antica e, in primissimo piano, da un avello. La lastra di copertura è stata divelta da due personaggi in basso. Sul fondo una lotta tra demoni e uomini: al centro un personaggio con un libro in mano - un negromante - viene afferrato alla gola e morso da un demone
- OGGETTO scultura
-
MATERIA E TECNICA
cera/ stampo/ modellatura
-
ATTRIBUZIONI
Zumbo Gaetano Giulio (1656/ 1701)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Giovanni Antonio Sanna
- LOCALIZZAZIONE Pinacoteca Nazionale di Sassari
- INDIRIZZO p.zza Santa Caterina, 4, Sassari (SS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La figura di Gaetano Giulio Zumbo, come emerge dall’ultimo decennio di studi, non è da circoscrivere entro il campo delle bizzarrie e delle curiosità antiquarie. Si trattò a tutti gli effetti di un artista aggiornato sulle novità figurative dell’Europa del secolo XVII. Siracusano di origini, soggiornò nei centri più importanti per la cultura dell’epoca: Napoli, Firenze, Genova e Parigi. Suoi committenti ed estimatori furono i Medici, Cosimo III e suo figlio Ferdinando, e il Re Sole, il quale concesse a Zumbo il monopolio delle preparazioni anatomiche. La produzione di “teatrini” - così venivano chiamati i suoi diorami- spaziava dai soggetti prettamente allegorici (si veda il “Trionfo del Tempo”, conservato al Museo della Specola a Firenze) a quelli incentrati sulla decomposizione dei corpi, come “Il morbo gallico”, realizzato per il granduca Cosimo III. Non è certo da trascurare la produzione più “scientifica”, che fece di Zumbo il più stimato esecutore di cere anatomiche. La ceroplastica in esame, "Cacciatori di tesori assaliti dai demoni", appare come un unicum in termini di dimensioni, complessità e particolarità iconografica nell'ambito della produzione di Zumbo. Andrea Daninos, cui si deve una attenta e originale interpretazione di entrambe le ceroplastiche conservate nel Museo e provenienti dalla collezione di Giovanni Antonio Sanna, suggerisce come l'opera in esame, assieme alla "Scena di Stregoneria", potesse far parte di una serie iconografica più ampia elaborata per un suo colto committente. La lotta tra demoni e uomini rappresentata nel teatrino farebbe riferimento a un raro topos iconografico: la ricerca di tesori sotto la guida di un negromante, evento assai spesso funestato dall'apparizione di demoni. Variamente attestato nell'ambito delle fonti storiche e nella trattatistica erudita, è un tema poco rappresentato nelle arti figurative. Risulta appena più frequente nella pittura nordeuropea, mentre vanta pochi numeri in quella prodotta in Italia. Daninos cita due esempi pittorici estremamente interessanti per contestualizzare l'opera di Zumbo. Si tratta di opere rispettivamente di Pietro Dandini e Sebastiano Ricci, quest'ultimo come Zumbo artista alla corte medicea. Facendo leva su tali confronti Daninos vorrebbe - dubitativamente, per via della difficile seriazione delle opere di Zumbo- collocare l'opera in esame entro il soggiorno fiorentino dell'autore. È pur vero che la fortuna dei temi negromantici riguarda anche la cultura figurativa di Napoli, città in cui Zumbo soggiornò prima di recarsi nella capitale medicea. Del resto lo stesso Daninos cita come confronto iconografico di maggior aderenza al soggetto del nostro teatrino l'olio su piombo di Joahan Henrich Schonfeld, "Cercatori di tesori davanti a un sarcofago". Il pittore di origini tedesche divise il suo soggiorno italiano tra la città papale e quella partenopea. Per quanto riguarda il possibile luogo di acquisizione dell'opera da parte di Giovanni Antonio Sanna, sappiamo che il facoltoso collezionista aveva casa anche a Napoli, oltreché a Firenze. Lì, attraverso i suoi contatti con antiquari, avrebbe potuto entrare in possesso dell'opera. Come che sia, la preziosa esegesi dello studioso porta a contestualizzare il gruppo scultoreo, assieme al suo verosimile compagno "Scena di stregoneria", entro la fase più fertile della carriera di Zumbo. Si tratta di brillanti testimonianze della capacità, da parte del ceroplasta, di venire incontro alle richieste più raffinate e inusuali, coniugando l’aderenza al dato reale con la capacità di mettere in scena gruppi pervasi dal dramma e dalla teatralità barocca
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 2000249444
- NUMERO D'INVENTARIO 678
- ENTE SCHEDATORE Pinacoteca Nazionale di Sassari
- DATA DI COMPILAZIONE 2023
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0